Mentre il
Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, incentiva i giovani ad entrare in
politica, i quarantenni con famiglia e senza lavoro, si suicidano.
Proprio oggi
l’ennesimo suicidio di un operaio 44enne originario di Rieti, trovato in bosco di
Acquasparta, il quale aveva perso il lavoro da circa un anno senza riuscire a
trovare un'altra occupazione nonostante le ripetute ricerche.
Stessa sorte
ha costretto al suicidio un uomo di 53
anni di Ancona che si è gettato dal terzo piano della sua casa di Corinaldo proprio
quando sotto casa si trovava a passare il figlio.
Questo stato
di profonda prostrazione per la mancanza di lavoro è condizioni costante di chi
lavora con contratti atipici e precari.
Queste sono
le conseguenze della flessibilità, oltre che della crisi economica.
La casta
politica, il Governo Monti, e il Ministro Fornero non possono non affrontare l’incidenza
dei suicidi degli ultimi mesi e quindi eliminare tutte le forme di precarietà
dalla riforma del lavoro.
La perdita del
lavoro, condiziona negativamente anche i matrimoni portandoli inesauribilmente
sull’orlo del precipizio e del divorzio.
Solo una
mente diabolica e una casta egoista può preferire la flessibilità alla
stabilita lavorativa.
I signori
politici romani hanno indebitato gli italiani con i finanziamenti ai partiti,
con stipendi e pensioni d’oro ed altro, dimenticandosi d’ascoltare il popolo
sovrano che grida giustizia ed equità e rispetto della Carta Costituzionale
alla quale hanno giurato.
Questa casta
deve andare a casa ora, senza ulteriormente procrastinare; tanto le riforme
saranno ulteriori porcate, il popolo
nonostante l’attuale legge elettorale, la porcellum, saprà comunque ben
scegliere, ovvero si asterrà dal voto, voterà scheda bianca, voterà nuovi
movimenti politici e manderà a casa tutti i partiti detentori del sapere
politico.
Il lavoro malato (flessibilità) porta al
tentato suicidio di molte donne sole con figli, mutui e prestiti da pagare.
La
depressione dei lavoratori precari è una malattia, una sindrome che induce
malessere: crisi d’ansia, problemi alimentari, fino ai disturbi post traumatici
di stress.
Patologie
che sono lo specchio di un disagio ben più profondo che può portare fino al
suicidio.
Il governo oltre
a far quadrare i conti in rosso di uno stato indebitato a causa dell’incapacità dei politici, aiutare le banche, gli
imprenditori che fanno affari con la pubblica amministrazione e salvare la
casta, null’altro ha fatto.
Ad esempio,
nella pubblica amministrazione sarebbe opportuno modificare celermente l’istituto
della mobilità volontaria che permette al dipendente di passare direttamente a
un’amministrazione diversa.
Il D.lgs.
165 del 30 marzo 2001 (successivamente ripreso nella finanziaria 2005)
imporrebbe il ricorso preventivo alla mobilità, pena nullità di eventuali
ulteriori procedure concorsuali.
In Puglia a
causa del piano di rientro, del piano di riordino ospedaliero e del blocco de turnover
imposti dal Governo, le Asl e le Macro-Aziende quale il Policlinico di Bari
hanno sostenuto e garantito il diritto alla salute solo attraverso l’uso
forzato e obbligatorio dei lavoratori atipici.
Questi
medici e infermieri da anni hanno lavorato negli ospedali pubblici solo dopo
aver sostenuto un avviso pubblico e rispettato una graduatoria pubblica.
Questi sono
stati impiegati con contratti semestrali rinnovabili fino al limite imposto
dalla comunità europea di 36 mesi.
Questo
limite rappresenta un massimo di periodo nel quale l’azienda dovrebbe indire ed
espletare concorsi per assumere nella misura più opportuna.
Ciò in
Puglia non è accaduto, noi precari siamo ancora in attesa che questo governo
sblocchi il turnover e consenta d’indire concorsi, augurandoci che venga
rispettata la percentuale che la norma riserva agli interni, ovvero a chi ha
lavorato con contratti a tempo
determinato.
Qualora ciò
avvenga l’istituto della mobilità volontaria prevede l’obbligo di utilizzare la
stessa rispetto al concorso o allo scorrimento delle graduatoria.
Questa priorità
a parere di chi scrive, dovrebbe essere disattesa in questo particolare periodo
storico di crisi, per il procrastinarsi dei blocchi dei concorsi e per l’uso
obbligato e forzato di professionisti con contratti atipici e precari.
Il Governo,
deve intervenire immediatamente affinché s’inverta la priorità della copertura
di posti mediante mobilità nel comparto sanitario rispetto al concorso che
stabilizza il personale precario.
Esigenze di
servizio, ad esempio, potrebbero preferire procedure concorsuali che stabilizzano
i precari storici, anziché coprire detti posti con la mobilità.
L’ingiustizia
che il personale sanitario del meridionale deve sopportare è data dal fatto che
la conquista di un contratto stabile, può avvenire solo in regione del nord non
interessate dai piani di rientro.
Dunque le
procedure di mobilità prima dei concorsi potevano avere una logica qualora a
tutte le regioni e per tutte le ASL, fosse stato imposto il blocco dei
concorsi.
Ma ciò non è
accaduto e privilegiare con la mobilità chi ha già un lavoro stabile è
ulteriore conferma della volontà di tralasciare i bisogni, le esigenze di una
classe sociale che vive lavorando onestamente.
Il d.lgs. 30
marzo 2001, n. 165 che impone le mobilità prima dei concorsi, deve essere
momentaneamente inapplicata, finche le Asl potranno assumere personale stabile.
Domenico
CIRASOLE