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Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.

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Partigiani sempre

mercoledì 29 febbraio 2012

Monti-Fornero-Marciagaglia: liberalizzare i contratti a tempo determinato. Servono più precari in Italia per far arricchire le grosse imprese. Loro dimenticano che l'Italia era la patria degli artigiani! Ci vogliono come schiavi.

Clamoroso blitz Fornero-Marcegaglia: il lavoro precario resterà tale e quale "perché funziona benissimo così"


Roma.«Se l’Italia vuole essere competitiva non può mantenere leggi che sono ostacolo alla flessibilità», ha fatto sapere Monti nell’intervista a El Mundo. E il pensiero corre a un riferimento preciso: l’abolizione dell’articolo 18. O per primo, o per ultimo. Il professore ha ribadito che la riforma del mercato del lavoro è «fondamentale per la crescita». E ha offerto una sponda autorevole alla strategia della fermezza, che molte critiche ha già attirato sul ministro del Welfare, Elsa Fornero, e sul presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che martedì ha sparato ad alzo zero sui sindacati protettori di ladri e fannulloni. Su liberalizzazioni e riforme del mercato del lavoro, ha rilanciato il presidente del Consiglio, «potremo accogliere modifiche» che non equivarranno a un “arretramento” ma forse a un “miglioramento”. E tuttavia, Monti rievoca la piena sintonia con l’atteggiamento muscolare sfoggiato da Fornero. Altre modifiche, fa sapere, «non potremo accoglierle e non le accoglieremo». Ma che cosa intende il governo quando parla di una riforma buona, e di una cattiva che invece farebbe saltare la trattativa? «Si tratta innanzitutto di mantenere la buona flessibilità, e di cancellare soltanto quella cattiva», spiega a liberal Carlo Dell’Aringa, professore di Economia politica alla Cattolica di Milano. L’economista ha presentato l’altro ieri insieme a Tiziano Treu un volume intitolato Giovani senza futuro? Proposte per una nuova politica, che ha visto l’intervento di Elsa Fornero.
Professore, c’è qualche spunto utile per la riforma del lavoro nel libro che avete appena scritto?
Sì, e la cosa ha creato molta soddisfazione perché ha fatto emergere delle linee di intervento condivise che hanno riavvicinato il governo e le parti sociali. Siamo molto fiduciosi nel prosieguo di una trattativa difficile che può essere condotta in porto con senso di responsabilità ed equilibrio.
Ecco, a proposito di equilibrio. Non le sembra un po’ controproducente la continua sottolineatura di una trattativa che si fa solo se piace al governo, e altrimenti tanti saluti agli intervenuti e si va avanti lo stesso?
La delicatezza della questione consiglia misure di prudenza. È piuttosto elementare comprendere che i toni ultimativi creeino molto fastidio a chi deve sedersi a un tavolo. Certe cose si dicono di solito quando si vuole mandare a monte tutto. E sicuramente le prove di forza sono dannose, sarebbe ora di mettervi fine. Tuttavia sono ottimista, credo si siano trovati buoni margini di convergenza da cui ripartire
Non ci tenga sulle spine.
Si è convenuto che la riforma del mercato del lavoro deve avere come obiettivo la flessibilità cattiva, e non la flessibilità tout court. Combattere i rapporti di lavoro autonomo che nascondono subordinazione significa contrastare gli abusi e va bene. Ma obbligare le aziende a stabilizzare i contratti a tempo determinato è invece dannoso. Non è vero che esiste un dualismo tra protetti e non protetti: il vero precariato è nelle partite Iva, perché i contratti di somministrazione hanno tutele equivalenti a quelle dei lavoratori a tempo determinato. Il numero di contratti flessibili vigenti in Italia è nella media dell’Unione europea. E non c’è buona ragione per convertirli d’imperio.
Ma che fine fa il contratto unico che nelle intenzioni del governo doveva “disboscare la selva di contratti precari”?
È il contratto di apprendistato che va valorizzato. I contratti a tempo determinato hanno ridotto moltissimo il lavoro nero e hanno creato centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ripeto: è la cattiva flessibilità che va combattuta.
Quindi il precariato va bene così.
Vanno eliminati gli abusi, e va fatta una manutenzione dei contratti in essere. Va messa qualche pezza, insomma. Se togliamo alle aziende la possibilità di ricorrere al tempo determinato, rischiamo di perdere ulteriori posti di lavoro perché scoraggeremmo le assunzioni.
Che cosa si intende per mettere qualche pezza?
Bisogna sburocratizzare le assunzioni a tempo determinato. I contratti a tempo determinato vanno liberalizzati. Le aziende non devono più indicare le precise causali che giustificano il rapporto di lavoro a tempo determinato. Devono poterlo fare e basta.
E che cosa succede alla scadenza del contratto?
Le aziende hanno facoltà di rinnovarlo, non rinnovarlo o trasformarlo in un rapporto stabile. Ma senza nessun tipo di obbligo.
E perché dovrebbero stabilizzare se il costo del lavoro diventerebbe superiore?
Il costo è identico. Semmai si può ragionare su qualche incentivo che spinga l’azienda a reputare l’inderminato vantaggioso.
E questo dovrebbe prevenire gli abusi?
I sindacati hanno già strumenti a disposizione per prevenirli. Ad esempio i tetti massimi e le soglie temporali.
Ma la riforma del mercato del lavoro non doveva servire a creare occupazione? Che cosa ce ne facciamo se tutto resta com’è?
Giusta osservazione. La riforma non creerà nessun posto di lavoro. Servirà soltanto a migliorare il lavoro esistente. Le assunzioni non dipendono da una legge, ma dalla necessità delle aziende e dall’andamento dell’economia.
Se tutto resta com’è, qual’ è la necessità di abolire l’articolo 18, visto che il precariato resta tale e quale e non gode di questo tipo di tutela?
I contratti a tempo determinato costano quanto gli indeterminati. Ma è importante consentire che l’azienda sia incentivata a trasformare il rapporto da precario a stabile. Se per la risoluzione di ogni causa di lavoro passano cinque o sei anni, le aziende sono costrette a versare indennizzi enormi. E questo rende la stabilizzazione un vero azzardo per il datore di lavoro. Vanno abbattuti i costi di licenziamento.
Allora perché non creare un tribunale del lavoro espresso, invece che toccare l’articolo 18?
Non basta istituire un arbitrato. Occorre che la giustizia sia fatta funzionare e non è facile stabilirlo per decreto. 
http://francescolodico79.blogspot.com/2012/02/clamoroso-blitz-fornero-marcegaglia-il.html
http://www.agoravox.it/Blitz-Fornero-Marcegaglia-il.html











Monti avvia tavoli sul precariato in sanità: parlano di medici da stabilizzare dimenticandosi degli infermieri. La solita lotta di classe!!

Partiti tavoli tecnici Salute-sindacati. Soddisfatti i medici

Ieri si sono riuniti i tavoli sul precariato e la responsabilità medica. Oggi tocca alle cure primarie. Gigli (Fesmed) e D’Auria (Anaao): “C’è attenzione e volontà politica di risolvere criticità”. Tra dieci giorni le proposte operative.


29 FEB - È iniziata ieri la prima tranche di incontri tra i tecnici del ministero della Salute e i sindacati medici per l’avvio di un percorso di risoluzione delle criticità inerenti a tre importanti ambiti: Responsabilità professionale, precariato ed accesso al sistema, cure primarie e integrazione ospedale-territorio. Ieri è stata la volta dei tavoli tecnici sulle prime due tematiche, mentre stamani toccherà alle cure primarie.

Soddisfazione sugli incontri di ieri è stata espressa da Carmine Gigli (presidente della Fesmed), tra i rappresentanti di categoria che sedevano al tavolo sulla Responsabilità medica, e da Giuseppe D’Auria, che per l’Anaao Assomed segue i lavori del tavolo sul precariato.

“C’è stata grande attenzione da parte della commissione ministeriale”, ha affermato Gigli al nostro giornale. I punti affrontati nel corso dell’incontro sulla responsabilità medica sono stati, in particolare, “la definizione dell’atto medico, propedeutica a qualsiasi intervento”. E poi “la conciliazione, la comunicazione della polizza assicurativa al cliente, e la necessità di governare le tariffe assicurative”. Per Gigli è stato “molto importante che i tecnici del ministero abbiano riconosciuto la necessità che anche la magistratura riconsideri la responsabilità del contratto sociale tra ente, medico e paziente affinché vi sia un maggiore equilibrio tra le parti, tenendo conto che tale aspetto non può riguardare i dipendenti del Ssn allo stesso modo in cui riguarda i liberi professionisti”.

D’Auria ha definito l’incontro di ieri “estremamente interessante” per la “vera volontà politica” dimostrata dal ministero della Salute per affrontare le problematiche del precariato. “Sono emersi alcuni aspetti che potrebbero facilitare la risoluzione ed altri che potrebbero ostacolarla”. In particolare, ha spiegato D’Auria, “più semplice è la stabilizzazione di quegli incarichi provenienti da graduatorie concorsuali e da graduatorie su avvisi pubblici, perché il costo sarebbe invariato”. “Più complesse, invece, le situazioni per il precariato con incarichi a progetto, perché in questo caso vi sono costi diretti e indiretti inferiori che potrebbero, quindi, presentare elementi di incompatibilità con i vincoli di bilancio”. L’ipotesi discussa nel corso dell’incontro, ha spiegato il sindacalista dell’Anaao Assomed, è quella di “considerare il costo complessivo dell’operazione per vedere se è possibile recuperare risorse dalla riorganizzazione dei servizi e reinvestirle su questo fronte”.
Condizione essenziale, ha sottolineato D’Auria, “è la deroga al blocco del turn over. Un passaggio politico su cui, a patto di non incidere sui bilanci, il ministero ha dimostrato disponibilità”.

La prossima tappa è prevista tra 10 giorni, quando i sindacati medici presenteranno al ministero le proprie proposte sul tema della responsabilità medica che poi saranno esaminate dai tecnici della Salute che, a fine marzo, proporranno ai sindacati un piano di intervento su cui eventualmente concordare le successive fasi del percorso. Per quanto riguarda il precariato, ha spiegato D’Auria, sarà il ministero a presentare entro il 10 marzo ai sindacati un’ipotesi di lavoro da portare al tavolo della trattativa, a fine mese, Questa ipotesi sarà basata sulle proposte avanzate dai sindacati nel corso dell’incontro e che, ha il sindacalista dell’Anaao Assomed, “sono state sostanzialmente univoche da parte delle organizzazioni sedute al tavolo”.


29 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

http://www.quotidianosanita.it/



martedì 28 febbraio 2012

Sanità pubblica: Ospedali romani riempiti di militari al posto di medici e infermieri precari licenziati. Costano troppo. Monti peggio di Berlusconi.

Emergenza Pronto soccorso, numeri record. 

Nel 2011 due milioni di accessi.

Caos sanità, arrivano i militari.

Strutture e medici con le stellette a disposizione dei cittadini


Dopo la bufera sui pronto soccorso superaffollati, la Regione presenta oggi l' accordo quadro con lo Stato Maggiore della Difesa per la cooperazione in materia di sanità pubblica: in pratica medici, infermieri e apparecchiature di diagnosi e cura, di cui sono dotati gli ospedali militari, verranno messi a disposizione anche dei cittadini senza divisa. Il buco della sanità nel Lazio ammonterebbe nel 2011 a un miliardo e 139 milioni e sono oltre 2 milioni gli accessi nei pronto soccorso.


(28 febbraio 2012) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/28/Caos_sanita_arrivano_militari_co_10_120228195.shtml













domenica 26 febbraio 2012

Scandalo sanità: bloccare le mobilità che tagliano i precari (medici e infermieri).




Un nodo importante dello scandalo di questi giorni è quello che riguarda i precari degli ospedali pubblici.

Questi a causa delle mobilità (regionale , extra-regionale, aziendale) vedranno non  rinnovarsi i contratti a tempo determinato.

E’ inaccettabile che giovani professionisti ed operatori del territorio, rimangano tagliati fuori dal mercato del lavoro della sanità, dopo aver operato per 4 -5 anni.

Il governo Monti deve bloccare la decisione del Governo Berlusconi, di  porre la mobilità quale prioritaria di assunzione nel pubblico impiego, per ridurre la spesa della P.A..

Domenico CIRASOLE

sabato 25 febbraio 2012

INFERMIERI E MEDICI SFRUTTATI IN OSPEDALI DELLA SANITA' PUBBLICA ATTRAVERSO COPERATIVE, SOCIETA' INTERNINALI. UNO SCANDALO!

MI VIENE DA PIANGERE NEL LEGGERE COME TRATTA I PROFESSIONISTI LA SANITA' PUBBLICA.
QUESTA E' UNA LETTERA CHE HO RICEVUTO A CUI DOVREI RISPONDERE CHE NON ESISTE ALCUN DIRITTO VANTATO, PERCHE' SFRUTTATO DA COOPERATIVE E AGENZIE INTERINALI PER IL PUBBLICO IMPIEGO.
BASTA!!  
BASTA!! 


QUESTI GOVERNI DI DESTRA HANNO DISTRUTTO L'ITALIA E L'EUROPA!!!


VOGLIAMO STABILITA.


VOGLIAMO LA NOSTRA DIGNITA'.


PRETENDIAMO LA STABILIZZAZIONE!


DOMENICO CIRASOLE

           




 ###########
Salve ho letto un vostro articolo relativo ai precari della sanità,io sono un infermiere a tempo determinato ormai da 10 anni e con me nella mia stessa struttura ospedaliera ce ne sono tanti altri nella stessa condizione. 
Premetto di non essere molto ferrato in fatto di leggi che in qualche modo potrebbero far cambiare la nostra situazione arrivando alla tanto desiderata stabilizzazione,per questo spero vogliate darmi qualche dritta sulla normativa esistente da poter utilizzare qualora si voglia intentare un giudizio contro ..........di riferimento.
Giusto per chiarire la mia situazione sono si 10 anni di lavoro quasi ininterrotto solo che la maggior parte dei quali sotto forma di lavoro somministrato da agenzie interinali (adecco,worknet,G-group) il mio contratto scade il 20 marzo prossimo e solo dopo il prossimo rinnovo,che dovrebbe esserci quasi sicuramente,arriverò a maturare i benedetti 36 mesi lavorativi maturati appunto sotto la stessa a...... 

Chiedo se secondo voi ci potrebbero essere i presupposti per poter impugnare qualche legge,tenendo conto anche del fatto che la sanità ...........è soggetta al piano di rientro,se potete aiutarmi vi scongiuro fatelo. 
Ho 42 anni e dopo 10 anni di precariato sono sfinito da questo continuo patire specie in prossimità delle varie scadenze. 
Anticipatamente ringrazio con la speranza di avere vostre notizie.
Cordiali saluti. 

venerdì 24 febbraio 2012

Stabilizzazione dei precari statali: vietata l'iniziativa alle regione, ma non al Governo Monti. PRODI operò in piena legalità costituzionale.

CONTINUANO A RAGGIRARE I PRECARI CON L'ARTICOLO 97 DELLA COSTITUZIONE.


I TEMPI DI UN CONCORSO INTERNO NON FARANNO MAI GIUSTIZIA!!!!!!!!!


LA COMUNITA' EUROPEA IMPONE LA SANZIONE DELLA TRASFORMAZIONE DEL CONTRATTO RENDENDOLO STABILE DOPO 36 MESI DI PRECARIATO.


CIO' E' VERITA' PER IL PRIVATO MA NON PER IL PUBBLICO


LA CORTE VIETA D'APPLICARE QUESTA TRASFORMAZIONE ALLE AZIENDE PUBBLICHE , AI TRIBUNALI,  REGIONI, MA NON AL PARLAMENTO E AL GOVERNO.


CI SFRUTTANO PER ANNI DA PRECARI NEGLI OSPEDALI, MA QUANDO DOVREMMO AVERE CERTEZZE DI VITA NON RISULTIAMO PIU' IDONEI.


COMPARE SOLO ALLORA L'OBBLIGO DI ALTRO, ULTERIORE E INDISPENSABILE CONCORSO E GRADUATORIA DA VINCERE E FAR SCORRERE.


ALLE MIE SPALLE HO MOLTEPLICI AVVISI PUBBLICI  E PROROGHE, LAVORO DA ANNI CON LA STESSA AZIENDA MA NON SONO IDONEO AL POSTO FISSO.


LA CORTE OGGI  NON PUO'  DIRMI CHE DEVO ESSERE ULTERIORMENTE SELEZIONATO, VALUTATO, PROVATO, UMILIATO (CON GRADUATORIE CHE NON APPREZZANO L'AMORE E LA PASSIONE IN OSPEDALI NON SEMPRE PERFETTI) PRIMA DI LAVORARE CON CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO.


TUTTO CIO' A CHI GIOVA??


COME DISSE TOTO'.......MI FACCIA IL PIACERE!!!!!!


SIGNORI POLITICI E GIUDICI, QUESTA NON E' GIUSTIZIA!!


DOMENICO CIRASOLE











Stabilizzare i precari senza concorso?
Per i giudici è incostituzionale
24/02/2012 di Michele Spanu

http://www.sassarinotizie.com/articolo-9477-stabilizzare_i_precari_senza_concorso_per_i_giudici_e_incostituzionale.aspx

SASSARI. Niente da fare. Per lavorare nella Regione Sardegna è necessario un concorso pubblico. I giudici della Corte Costituzionale lo ripetono ancora una volta a chiare lettere, bocciando l'art. 7 della finanziaria del 2011 (la legge regionale 1 del 19 gennaio 2011) che stabiliva il programma per le assunzioni da parte degli enti locali del personale precario della Regione mediante una "specifica selezione concorsuale" riservata ai lavoratori in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale stessa. Secondo la Consulta (che ha così dato ragione alla presidenza del Consiglio) nel testo è presente una chiara "illegittimità riscontrabile anche a causa della violazione dell'art. 97 della Costituzione". Il quale, come è noto, impone che il reclutamento delle provvista di personale debba avvenire sempre e comunque attraverso il concorso pubblico. Un altro passaggio bocciato dalla Consulta è quello che prevedeva l'avanzamento da categoria C a dirigenti per i dipendenti della Regione in possesso di laurea. Anche in questo caso la progressione è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale in quanto manca il concorso. La Consulta ha rilevato, in queste disposizioni cassate, un eccesso di competenza da parte della Regione su materie esclusive dello Stato. Mentre secondo la giunta Cappellacci, e in particolare l'assessore La Spisa, la sentenza non tiene conto del fatto che la Sardegna in quanto regione autonoma gode di una competenza esclusiva in fatto di personale.

Il terzo punto ad essere stato bocciato è l'articolo 3 della legge 1 del 2011 che prevedeva, "al fine di ridurre le diseconomie presenti nei Comuni montani della Sardegna, per le imprese aventi sede legale e unità operativa in uno di tali Comuni, la concessione di un contributo, nella forma del credito di imposta, quantificato nella misura del 20% di quanto pagato nel corso dell'anno 2011 a titolo di imposta sui redditi, ovvero di Irap, sino ad un importo massimo di 10 mila euro per ciascun beneficiario". Contro la finanziaria del 2011 era stato presentato un ricorso da parte del presidente del Consiglio. Il 13 dicembre si è svolta l'udienza pubblica e il 15 febbraio è arrivata, puntale, la sentenza, depositata ieri.



giovedì 23 febbraio 2012

MANCANO 36 MILA INFERMIERI IN ITALIA. I PROFESSIONISTI PRECARI SONO SFRUTTATI PER ANNI. PRIMA DI ASSUMERE E SOTTOPAGARE GLI STRANIERI STABILIZZATE GLI ITALIANI.


ROMA – INFERMIERI: UN “BUCO” DI 36MILA PROFESSIONISTI E NESSUNA ASSUNZIONE
Comune di Roma — 21 settembre 2010
Una laurea triennale in infermieristica per poter esercitare un mestiere ancora troppo “sottostimato” che, invece, “gestisce quotidianamente la sofferenza, la malattia e la morte delle persone”. La testimonianza di chi lo vive ogni giorno.

Secondo i dati della CISL ne mancano 36mila al livello nazionale, 2mila nell’intera Regione Veneto e 90 nella ASL Roma C, solo per citare alcuni esempi di un fenomeno che riguarda tutta la penisola. Quelli che mancano all’appello sono gli infermieri professionisti, ovvero la categoria di lavoratori italiani che registra il rapporto più basso in Europa tra numero di infermieri, appunto, e popolazione.

È una situazione che mette a rischio i livelli minimi di assistenza sanitaria per la popolazione. Immaginare, quindi, di procedere con l’assunzione di personale infermieristico qualificato sarebbe la soluzione più ovvia e semplice, ma una serie di circostanze impediscono di procedere in questo senso.

Lo sa bene Francesco, che preferisce mantenere l’anonimato, un’infermiere di lungo corso - 20 anni di carriera - che ha le idee chiare su come funziona il sistema. ”É evidente che mancano tantissimi infermieri nelle strutture medico-sanitarie. Di certo non ci sarebbe carenza di posti di lavoro, né nelle strutture pubbliche, né in quelle private”.

E allora come si spiega questo blocco?
Il problema è che non assume più nessuno a causa della crisi economica. Non vengono banditi i concorsi. Nel caso delle strutture private, invece, cercano di coprire il fabbisogno con la pianta organica già esistente”.

Accade spesso, però,  di incontrare personale infermieristico straniero.
“Si è vero, ma il fenomeno riguarda soprattutto le strutture private. Posso solo immaginare che i contratti applicati siano gli stessi del pubblico, anche perché mi risulta che quantomeno le strutture private convenzionate sono comunque soggette a controlli della ASL”.

Come si spiega questo ricorso all’impiego di infermieri stranieri?
“È una bella domanda. Credo che per il personale straniero sia più facile fare richiesta di assunzione presso una struttura privata, piuttosto che fare domanda per un concorso in una struttura pubblica. Molto dipende anche dal fatto che non si fanno più concorsi. Inoltre, per esperienza, posso aggiungere che il lavoratore straniero ‘rompe meno le scatole’ rispetto agli italiani, in tema di rivendicazione di diritti, intendo. E questo per i datori di lavoro non è un fatto secondario”.

È a conoscenza di fenomeni di lavoro nero nella categoria?
“È impossibile che ve ne siano nelle strutture pubbliche. Personalmente lavoro in una struttura privata convenzionata e il lavoro nero non esiste. Un fenomeno del genere è più probabile, invece, nelle strutture totalmente private dove non ci sono determinati controlli. Oppure, esiste nell’ambito dell’attività domiciliare o ambulatoriale. Ci sono infermieri che magari esercitano la libera professione senza fatturarla”.

Come si diventa infermieri in Italia?
“Da qualche anno ormai è stata istituita una laurea triennale in infermieristica. Inoltre, recentemente, come categoria abbiamo addirittura ottenuto il riconoscimento dello standard di categoria intellettuale”.

Quella dell’infermiere è una professione che comporta, soprattutto psicologicamente, di dover affrontare tutti i giorni il dolore altrui, sopratutto la morte. Un tasto dolente, questo, rispetto al quale Francesco non lesina pensieri e osservazioni di chi opera dal di dentro. “Ci sono almeno due fasi di questa professione. La prima, quella dello studio e dei primi anni di lavoro, è contraddistinta dallo slancio idealistico: è bello fare il mestiere, colpiscono le esperienze umane di questo lavoro e l’eccezionale gratificazione umana nel farlo come si deve”.

“Nel corso degli anni, poi, si affronta purtroppo la situazione reale del nostro lavoro, fatta di mancanza di presidi, mancanza di attrezzature, di personale sottopagato. A noi dipendenti privati, ad esempio, il contratto è scaduto ormai da sei anni. Inoltre, tanti contratti non prevedono l’indennità di rischio; teniamo presente che spesso il personale ha a che fare con pazienti affetti da epatiti o altre malattie. Fortunatamente non per tutti, ma per alcuni, queste condizioni di lavoro generano malcontento e la professione dell’infermiere diventa come qualsiasi altro mestiere. E questo non è possibile, proprio perché noi affrontiamo giornalmente la sofferenza, la malattia e la morte delle persone”.

Una punta di amarezza per il mancato riconoscimento una professione che, appunto, non è assimilabile a qualunque altra. ”È un mestiere sottostimato, anche nell’opinione della gente comune e dei pazienti che vedono solo il medico, quando invece il contatto maggiore con i pazienti ce l’hanno proprio gli infermieri. Siamo essenzialmente noi che gestiamo i loro problemi e quelli dei loro familiari, spesso anche psicologici – cosa da non sottovalutare. L’infermiere purtroppo è ancora visto come una sorta di ‘servo’ e per questo non riceviamo la dovuta tutela”.

Chi dovrebbe tutelare la categoria e in cosa è manchevole?
“Il Collegio IPASVI (la Federazione Nazionale Collegi Infermieri). In realtà, circa il 70 per cento della nostra categoria non si sente tutelato da questa istituzione. Il Collegio è presente solo quando c’è da prendersi i meriti di qualcosa e i servizi offerti sono scarsi. Pensi che i corsi di aggiornamento offerti in ECM-Educazione continua e medicina, sono a pagamento, circa 100-120 euro per un corso di 4-5 ore. Dovrebbe, invece, essere interesse del Collegio incoraggiare l’aggiornamento continuo nell’ambito della professione. Invece sembra che la vicenda abbia i tratti di un vero e proprio business sopratutto perchè, purtroppo, noi non siamo ancora una categoria unita nel far valere i propri diritti”.

http://www.romaregione.net/2010/09/21/roma-infermieri-un-buco-di-36mila-professionisti-e-nessuna-assunzione/

PRECARI DELLA SANITA', SFRUTTATI DI MESI IN MESI PER TRE ANNI E POI LASCIATI A CASA. FINALMENTE SE NE PARLA!


CORSIE D'EMERGENZA
Sanità, precari d'urgenza
Un medico del Pronto soccorso: «Anche noi vittime dei tagli».
di Antonietta Demurtas
http://www.lettera43.it/attualita/40876/sanita-precari-d-urgenza.htm

L'ennesimo scandalo di malasanità che è scoppiato nelle corsie del Pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma ha scatenato la rabbia dei cittadini che ogni giorno devono lottare per rivendicare il loro diritto a essere curati.
Spesso però si dimentica che all'interno delle strutture ospedaliere le vittime dei tagli indiscriminati al sistema sanitario non sono solo i malati, ma anche i lavoratori che ogni giorno devono fare i conti con la mancanza di posti letto e di risorse umane.
IN ITALIA 10 MILA MEDICI PRECARI. Il blocco del turn over causa infatti una carenza di medici, infermieri e operatori. E quelli che riescono a trovare un posto, spesso attraverso agenzie interinali, devono accontentarsi di contratti a tempo determinato.
Dei 10 mila medici precari presenti oggi sul territorio nazionale la maggior parte è impiegata proprio nei dipartimenti di emergenza, dove i tagli sono continui, lo stress alle stelle, e protestare per far valere i propri diritti diventa sempre più rischioso.
TURNI MASSACRANTI. Perché allo scadere del contratto, il rinnovo dipende anche da quanto ti sacrifichi in silenzio. «A volte dopo 18 ore di lavoro non ti ricordi neanche come ti chiami», racconta a Lettera43.it Stefano Innocenzi, medico precario di Pronto soccorso da ben nove anni. «Eppure si continua a lavorare perché ormai la carenza di personale è talmente cronica che basta un collega malato per trasformare un turno di otto ore in uno da 18. A volte capita anche che diventino 24».
Diminuiscono i ricoveri ma aumentano gli accessi al Pronto soccorso
Di abbandonare la corsia poi non se ne parla proprio. «Sei passibile di denuncia per interruzione di servizio pubblico», spiega il medico. E così alla fine si finisce a lavorare tutto il giorno sapendo che le ore in più sono gratis. Gli straordinari pagati sono infatti un vero e proprio miraggio.
Innocenzi dal 2003 lavora presso la Asl di Viterbo, prima all'ospedale di Belcolle poi a quello di Tarquinia, e al suo attivo ha ben 15 contratti, di tre o sei mesi l'uno, o al massimo di un anno.
NEL 2011, 300 ORE DI STRAORDINARIO GRATIS. Nel 2011 ha accumulato 300 ore di straordinari, ma 188 gli sono state tolte, e le rimanenti anziché essere pagate deve recuperarle non andando a lavoro. «Vorrebbe dire che nel 2012 per due mesi non dovrei proprio entrare in corsia».
Impossibile, visto che - come testimoniano i dati degli Annuari statistici del ministero della Salute - in Italia diminuiscono i ricoveri ma aumentano gli accessi al Pronto soccorso: nel 1997 erano 21.274.174 (ricoverati il 26,1%), nel 2008 sono arrivati a 22.451.621 (ricoverati il 16%), con un trend degli accessi ancora in crescita nel 2009, con 22.741.500 pazienti e un'ulteriore diminuzione percentuale dei ricoverati (il 15,5%).
«Per questo i medici e gli infermieri hanno compiti sempre più gravosi», ha denunciato Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil medici, «a causa di un irresponsabile blocco del turn over, sono costretti a operare in condizioni che a volte avviliscono la loro professionalità e la dignità dei pazienti».
SU 22 MEDICI 13 SONO PRECARI. A Viterbo certo la situazione non è come a Roma o a Napoli, ma al Pronto soccorso di Belcolle, ospedale che da anni aspetta il completamento dei lavori, su 22 medici 13 sono precari. In quello di Tarquinia, invece, dove Innocenzi lavora tutti i giorni, i medici d'urgenza dovrebbero essere nove ma da tempo sono solo sei, di cui due precari.
TENSIONE QUOTIDIANA. Una condizione che non aiuta certo a lavorare con più serenità. «È come avere una spada di Damocle sulla testa, puoi rivendicare i tuoi diritti ma sempre in maniera soft perché temi di sollevare discussioni e dar fastidio», dice Innocenzi.
E così anche chiedere il riconoscimento dello scatto di anzianità in busta paga diventa un ostacolo, non solo perché con i contratti precari rinnovati di sei mesi in sei mesi rivendicare cinque anni di lavoro è problematico, «ma anche perché alla fine per risparmiare potrebbero prendere un altro medico che ha meno anzianità e quindi una retribuzione più bassa».
«Alla Regione conviene tenerci precari»

E così lavorare in silenzio e spesso gratis è ormai routine nelle strutture ospedaliere italiane, dove il blocco del turn over ha creato carenze croniche e i precari ricoprono posti vacanti che non saranno mai ripristinati. «La colpa non è però dell'Asl ma della Regione che non dà i fondi  per assumere il personale necessario», sottolinea Innocenzi, «a loro conviene tenerci precari non perché ci pagano di meno, ma perché nel bilancio figuriamo come una spesa transitoria e non fissa».
LA DIMINUZIONE DELLE STRUTTURE. Con il decreto Polverini per il riordino della rete ospedaliera, per esempio, nonostante all'ospedale di Belcolle i lavori siano ancora in corso, si sono chiusi i primi soccorsi delle strutture periferiche di Acquapendente, Ronciglione e Monte Fascione. «Sono stati trasformati in punti di primo intervento per risparmiare», spiega Innocenzi, «così quando i malati di quelle zone dopo un viaggio di 40 minuti per raggiungere il Pronto soccorso arrivano da noi, che fatichiamo anche a trovare una barella, gli animi si accendono».
L'AIUTO DELLE FORZE DELL'ORDINE. «Durante la notte spesso chiediamo il sostegno delle forze dell'ordine», ammette il medico, «perché più di una volta siamo stati aggrediti. E non solo a parole».
Il medico diventa allora anche psicologo: «Mi trovo davanti i parenti del malato che rivendicano il diritto all'assistenza e noi medici facciamo da scudo alle carenze del sistema sanitario».
«ARMATI SOLO DI BUONA VOLONTÀ». Un lavoro, quello del Pronto soccorso, non solo stressante e usurante ma anche eroico: «Ogni giorno quando arrivo in corsia spero di riuscire a gestire la situazione e di arrivare sino a sera, al cambio turno», ammette Innocenzi, «perché i problemi qui si risolvono solo grazie alla passione e alla buona volontà del personale».
Ma di passione non si vive per sempre. Soprattutto quando si lavora in media 18 ore al giorno e «il giorno prima della scadenza del contratto non sai neanche se l'indomani potrai tornare in corsia».
Giovedì, 23 Febbraio 2012

lunedì 20 febbraio 2012

Martedì 28 febbraio ore 10,30: Sensibilizzazione con volantinaggio degli infermieri precari delle Asl della Sanità Pugliese




Sit-in dei precari delle ASL.



La grave e allarmante condizione di salute della Sanità Italiana deve costringere il Governo Monti ad abbandonare la linea d’austerità eretta dal Governo Berlusconi, fatta di tagli lineari, riduzioni di posti letto, scomparsadi ospedali, blocco del turn over, dei concorsi, e mancata stabilizzazione del personale precario sfruttato per anni.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica, i media e la politica, gli infermieri precari delle Asl pugliesi organizzeranno un sit-in di volantinaggio il giorno il giorno 28 febbraio ore 10,30 in occasione della seduta del consiglio regionale, nei pressi dell’ Aula Consiliare di via Capruzzi – BARI. Chiediamo che il Governo Regionale si faccia portavoce, al fine d’ottenere dal Ministro Renato Balduzzi  la stabilizzazione del personale precario (medici-infermieri), eliminando così una carenza che dura da anni; i precari ricordano che la Sanità non può vivere sfruttando e licenziando precari ogni tre anni.
Di seguito il contenuto del documento che sarà distribuito in tale occasione.



 
Stabilizzazioni?
Niente concorsi, stabilizzazioni impossibili, eliminati i contratti tipici.
Noi precari della Pubblica Amministrazione non esistiamo, se non quando ci offendono, o siamo indispensabili.
Il Governo Berlusconi disse ch'eravamo l'Italia peggiore e fannullona, dimenticandosi che una delle leve più importanti per far ripartire l’Italia era rendere più efficiente ed efficace l’azione della Pubblica amministrazione.
Questa assumeva solo precari efficienti, sfruttati per tre anni  e poi rimpiazzati, continuamente fino a peggiorare il livello di efficienza della stessa.
Oggi per non essere diversi dai predecessori, il Governo Monti ci ricorda che dobbiamo dimenticare il posto fisso, essendo questo un'illusione monotona; tagliare il cordone ombelicale, e smettere d'essere Mammoni, anche se ciò è dettato dalla necessità di crescere la nostra prole.
Ovviamente per ricordarci che la cultura deve essere per pochi, ci definiscono anche sfigati per gli anni passati in Università.
Ora manca che ci dicano che siamo brutti, cattivi, rivoluzionari, e sporchi.
Ma di certo noi continuiamo ad essere il bastone della vecchiaia degli anziani, lavorando e versando contributi che noi non vedremo mai, ma che servono solo a non far fallire l'INPS.
Siamo stati i primi a pagare il conto del Magna-Magna della casta politica quando imposero al Pubblico impiego il blocco dei concorsi e del turn-over, inserendo inoltre i contratti atipici.
Oggi dopo che in tutta l’Italia i Tribunali riconoscono il nostro diritto, il governo Monti, con il collegato al lavoro ci vieta di farci giustizia e d'esser risarciti per il torto subito nei molteplici contratti del passato; vietano le assunzioni degli statali, e rimpiccioliscono la somma da risarcire, a briciole.
Insomma vi è una vera continuità nei due Governi!!!
Tutto ciò accade mentre in Puglia scompaiono i LEA, mancano medici e infermieri, e si vieta d'essere assunti ne con posto fisso ne come fessi precari.
La politica della nostra amata Regione Puglia deve lottare contro il Governo Nazionale, per i diritti di chi da anni lavora e rende efficienti gli ospedali, pur con contratti trimestrali, vietando e impedendo le mobilità extra-regionali.
Cordialmente

DOMENICO CIRASOLE

Presidente del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"
cirasole.do@libero.it
http://precariesenzalavoro.blogspot.com/


SEGNALIAMO UN'INTERVISTA DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA VENDOLA RILASCIATA LO STESSO GIORNO.

LEGGI IL COMMENTO DEL PRESIDENTE VENDOLA







sabato 18 febbraio 2012

Professionisti della Sanità pubblica Pugliese, precari da anni nelle ASL a causa del Blocco del turn over, attendono dal Governo Mario Monti una stabilizzazione.


Ospedali pugliesi senza medici e infermieri! 
A rischio i LEA!
Serve una legge di stabilizzazione per tutti i precari della Asl, non solo per i de-stabilizzati.
Tutti posseggono lo stesso requisito, precari con più di 3 anni di servizio.
Non si possono attendere i concorsi  per medici e infermieri con riserva per gli interni (precari).
Finalmente vinti i primi ricorsi che prevedono il risarcimento in alternativa della stabilizzazione prevista per tutti, tranne che per il pubblico impiego. 
Legalità ed equità possono essere garantiti solo da una nuova legge nazionale di stabilizzazione.
Domenico Cirasole

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di NICOLA PEPE

BARI - Risolto, per ora, il problema dei 561 retrocessi con la probabile beffa che gli unici a restarne fuori sarebbero solo quegli «sfigati» esterni «colpevoli» di aver superato un regolare concorso nel 2007 rinunciando persino a un altro posto fisso, resta aperto il problema degli stabilizzati in sanità. Anche in questo caso, anch'essi colpiti dalla mannaia della bocciatura della Corte costituzionale e, da ultimo, dalla norma varata nel luglio scorso con il dl 98/2011 dal governo Berlusconi. Si tratta, ricordiamo, di una platea di 500 unità circa per la quale si era aperta una breccia ai fini del reinserimento attraverso la conciliazione a seguito di ricorsi al giudice del lavoro.

A fare da apripista, ricordiamo, era stato un ricorso cautelare proposto a Taranto, dove il giudice del lavoro di primo grado era arrivato a due decisioni diametralmente opposte: o meglio, su cinque magistrati affidatari di altrettanti procedimenti, quattro si erano pronunciati in senso sfavorevole ai medici (de)stabilizzati, uno (il giudice Pazienza) in senso favorevole con un'articolata motivazione di accoglimento della tesi rappresentata dall'avvocato barese Luigi Paccione. Tale ultimo provvedimento aveva fatto germogliare una serie di ricorsi a cascata in altre Asl, determinando un orientamento favorevole univoco nella Bat, mentre in altre province (ad esempio Bari o Lecce) i legali hanno preferito saltare la fase cautelare ed entrare nel merito utilizzando la «leva» del risarcimento danni.

Ma a complicare un percorso che in qualche modo sembrava tracciato sia dal consiglio regionale, sia dall'ex assessore alla Salute, Tommaso Fiore (e cioè procedere con le conciliazioni facendo così rientrare dalla finestra quei medici usciti dalla porta), ci ha pensato una nuova decisione del tribunale di Taranto, stavolta in composizione collegiale (presidente Sebastiano Gentile, relatore Maria Leone). Con un'ordinanza di 20 pagine, che ripercorre le tappe della stabilizzazione e tocca i vari passaggi normativi e giurisprudenziali, i magistrati ionici hanno omologato ciascuna delle decisioni di primo grado in senso esclusivamente sfavorevole (sia pure in una fase che era e resta cautelare) ai medici interessati alla stabilizzazione, confermando la linea del «licenziamento».

Tale posizione della magistratura ha messo in crisi gli uffici regionali (e la stessa politica) costretta a fermarsi prima di adottare eventuali decisioni illegittime o, peggio, contrarie alla decisioni del giudice. Improponibile, da quanto si apprende da fonti regionali, una delibera di indirizzo della giunta, e tantomeno adesso non appare praticabile neanche il percorso della conciliazione in presenza di una decisione dei giudici di Taranto così articolata che pone paletti rigidi, pur spianando la strada a un «eventuale risarcimento danni», come chiarisce nell’ordinanza (depositata ai primi di gennaio 2012) la stessa sezione lavoro del tribunale di Taranto.

L'unica soluzione, insomma, resta un provvedimento che vada al di là dei confini regionali, quindi del governo nazionale. Come accaduto per i retrocessi (il cui input sulla norma del pubblico impiego del 1998 abrogata - utilizzata per confezionare un emendamento al Milleproroghe - è arrivata da una memoria difensiva del dipendente Leonardo Rub i n o, in servizio presso la Ripartizione dell'assessore Marida Dentamaro, circostanza forse non del tutto casuale), la sanità pugliese ha bisogno di garantire i livelli essenziali di assistenza e con 1.500 unità in meno (500 stabilizzati e 1000 pensionamenti) tutto ciò è a rischio. Da qui la richiesta a Roma di ottenere una «deroga» al blocco del turn over sfruttando i dati positivi del piano di rientro del deficit sanitario, anche se il bilancio regionale è messo a rischio da sentenze sul caso Miulli (oltre 100 milioni di euro di risarcimento preteso) e quelle che riguardano altri enti ecclesiastici. Ma se per i retrocessi, la soluzione è stato un emendamento nel «milleproroghe», in questo caso serve un provvedimento specifico che deve arrivare da Roma.

Nel frattempo si potrebbe procedere con contratti a tempo determinato per garantire i «Lea» (livelli essenziali di assistenza, in attesa dei concorsi (obbligatori), prevedendo al tempo stesso un percorso agevolato (ad esempio punteggio favorevole) per i de-stabilizzati.

NICOLA PEPE
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=494549&IDCategoria=1

giovedì 16 febbraio 2012

Altro che articolo 18! Tagliare 200mila statali questo il vero accordo Napolitano-Monti-Fornero-Patroni Griffi- Obama

ART 18 SERVE A MONTI PER LICENZIARE SUBITO 200.000 STATALI E 400.000 PRECARI CON IL BENESTARE DELLA LEGA

Ci saranno 200.000 licenziamenti già previsti  nelle ultime manovre  (articolo 1 del dl 138/ 2011)

Massimo Garavaglia ad Affari: "E' ora di tagliare 200mila statali. Così si risparmiano 700 milioni"
Giovedì, 16 febbraio 2012 - 16:17:00


Massimo Garavaglia, vicepresidente della commissione Bilancio al Senato e responsabile economico della Lega Nord, sceglie Affaritaliani.it per dire quello che tutti pensano ma che nessuno ha il coraggio di ammettere. "In Italia ci sono 4 milioni di dipendenti pubblici. In America siamo sulla stessa cifra ma gli abitanti sono sei volte tanto. In Uk gli statali sono meno di noi e hanno iniziato un processo di 'spending review' con l'obiettivo di ridurre il personale di 500mila unità. Da noi, applicando la media nazionale e non quella standard delle Regioni virtuose del Nord, ci sono margini per eliminare 200mila contratti. E il risparmio sarebbe di circa 700 milioni di euro all'anno". Poi la sorpresa: "Non è vero che tutti i dipendenti pubblici sono al Sud".
Quanti sono i dipendenti pubblici in Italia?
"Ufficialmente circa 3.450.000 ma questo dato non tiene conto dei carrozzoni che sono le aziende pubbliche. Se prendiamo quelle totalmente controllate dallo Stato arriviamo sui 4 milioni".
E all'estero?
"In America siamo sulla stessa cifra ma gli abitanti sono circa sei volte quelli italiani".
In Europa?
"In Inghilterra i dipendenti pubblici sono meno di noi. Non solo. Hanno anche iniziato un processo di 'spending review', nel 2011, che si concluderà nel 2014, con l'obiettivo di ridurre il personale di 500mila dipendenti".
La Lega farebbe la stessa cosa anche in Italia?
"Sicuramente oggi come oggi quella degli statali è la componente di spesa pubblica che può essere aggredita con maggiore equità".
Passiamo ai numeri. Quanti se ne potrebbero tagliare?
"Una stima di qualche tempo fa, applicando la media nazionale e non quella standard di Lombardia e Veneto che sono le Regioni più virtuose, mostrava margini di riduzione pari a 200mila unità".
Il risparmio per lo Stato sarebbe di...
"Il costo medio di un dipendente pubblico è di 35mila euro a persona all'anno. Per 200mila fa 700 milioni di euro all'anno".
La Lega dirà che sono tutti al Sud...
"Non necessariamente sono tutti al Sud. Ci sono anche molti comuni del Nord che negli anni buoni hanno assunto tutto l'oratorio... dico così per spiegare il concetto. Non è automatico il discorso Nord-Sud".
Quindi?
"Il governo Monti ha inspiegabilmente interrotto il processo di anticipazione dei costi standard e di accorpamento delle funzioni dei piccoli comuni. Tutto ciò ci poteva portare risparmi considerevoli".
Insomma, cosa chiedete a Monti per evitare di fare la fine della Grecia?
"Riduzione dei costi delle aziende pubbliche improduttive, ridurre il personale delle Regioni e tagliare i dipendenti dei ministeri centrali".
E il tetto ai manager pubblici?
"Ci abbiamo provato più e più volte, speriamo sia quella buona! Non è possibile che i magistrati, che sono chiamati a giudicare cause da milioni di euro, percepiscano meno di dirigenti statali".

FONTE: http://affaritaliani.libero.it/politica/garavaglia160212.html

















L’ART.18  SERVE A SFONDARE NEL PRIVATO PER  LICENZIARE IN MASSA I STATALI. 
I  primi che soccomberanno sarà il precariato nella Pubblica Amministrazione.
Oggi i contratti flessibili nel settore pubblico calci nel culosuperano le 400.000. circa 230mila nelle amministrazioni centrali e territoriali e oltre 200.000 nella scuola. 
Oltre  al blocco turn over a e dallo stop al rinnovo dei contratti fino al termine 2014. 

Ora, dopo i pensionati, sono anche gli statali a rischiare di più
Perché Monti dovrà tagliare la spesa corrente.



Diteci la verità, solo la verità?
 



http://tupamaros.altervista.org/politica/art-18-serve-a-monti-per-licenziare-subito-200-000-statali-e-400-000-precari/

http://www.lagazzettadeglientilocali.it/pf/testo-news/22125/Ora-dopo-i-pensionati-sono-anche-gli-statali-a-rischiare-di-piugrave

lunedì 13 febbraio 2012

L'appello dei precari del pubblico impiego (P.A.) al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceve una risposta.



In seguito al nostro appello rivolto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceviamo e pubblichiamo la risposta della presidenza.






sabato 11 febbraio 2012

Precari del pubblico impiego: 70mila licenziamenti per combattere la crisi.

Mentre l'Italia taglia del 50% le spese per il personale precario, come già previsto dal Governo Berlusconi, il premier Mario Monti va in USA a Washington, incontra Obama e Wall Street per salvare l’Europa, ma non parla dei 30.000 licenziati dei 119.000 precari del pubblico impiego.



Possono questi due uomini salvare anche i precari del Pubblico Impiego, Sanità e Formazione? 
Possono veramente combattere contro i privilegiati della casta politica e i grossi evasori fiscali?
Mario, il lavoro che stai facendo è eccezionale". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accolto il premier Mario Monti a Washington sottolineando tutti gli sforzi compiuti dall'Italia in questi ultimi mesi per uscire dalla crisi.
«CREDO che gli Usa siano un buon modello per l’Europa», dice Monti nella conferenza stampa all’ambasciata italiana, successiva all’incontro alla Casa Bianca. «È un mercato che funziona bene — sottolinea il premier —, gli Usa sono l’esempio vivente di quello che un mercato può fornire in termini di crescita». Quindi il riferimento, implicito ma immediato, alle cose di casa nostra, ovvero la difficile trattativa sulla riforma del lavoro: «negli Usa c’è una maggiore flessibilità del mercato».
Noi del Movimento la nuova resistenza venticinque aprile duemilaundici, riteniamo invece che l’Italia era il paese con la normativa più adeguata alla tutela dell’uomo che lavora, libero da condizionamenti.
Il modello americano non funziona perché molto flessibile e mutabile alle prime crisi finanziarie che diventano reali e intaccano l’economia in poco tempo; non tutela le giovani, così come le vecchie generazioni; non tutela i meno abbienti e privi di cultura; non supporta l’uomo e la donna nel momento della malattia e della gravidanza.
Maggiore flessibilità crea maggiore insicurezza nella vita degli uomini, dei consumi e nei mercati.
Monti e Obama devono scalare il muro della flessibilità per arrivare alla cima del lavoro stabile per tutti così come era in Italia.
Noi italiani siamo fieri del lavoro fatto dai nostri padri della repubblica e del sindacato.
Da tempo stiamo imitando l’America e da tempo siamo in crisi per le liberalizzazioni, privatizzazioni, pensioni, lavoro.
L’Italia deve esportare nel mondo il ritratto del lavoratore protetto e tutelato e smetterla d’importare modelli devastanti.
Oggi nella PA, un laureato guadagna in media 836 euro al mese.
Scuola, Sanità, amministrazioni regionali, enti locali e statali; questi i settori caratterizzati da una più elevata concentrazione di precariato. Sono circa il 34 per cento del totale dei lavoratori precari in Italia, che non solo popolano anche la Pubblica Amministrazione ma, stando ai dati resi noti dalla Cgia di Mestre, rappresentano una fetta importante del pubblico impiego.
Solo nella Pubblica Amministrazione, inoltre, i lavoratori precari sono circa 119 mila, ai quali si aggiungono gli oltre 514 mila impiegati nella scuola e nella Sanità.
Su un totale di oltre 3.315.000 lavoratori senza un contratto di lavoro stabile.
Tra il 2008 e il 2010, settore della conoscenza escluso, sono state "licenziati in tronco quasi 30.000 precarie e precari della pubblica amministrazione.
Persi 11.356 tempi determinati, 16.235 collaboratori  questi numeri non comprendono il taglio del 50% delle spese per il personale precario previsto dal Governo Berlusconi, che deve ancora produrre i suoi effetti con oltre 70mila licenziamenti.
 Monti come Prodi deve stabilizzare i precari storici della P.A., eliminare i contratti atipici e la flessibilita sporca, tutelare il lavoratore come già impone l'Europa con la direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999; ciò aumenterà i consumi, le assunzioni, e il Pil.
Domenico Cirasole


Avviso ai precari: si avvicina la scadenza del 29 febbraio per impugnare a pena di decadenza i contratti a termine illegittimi.



venerdì 10 febbraio 2012

USA, Washington: Obama e Wall Street plaudono il lavoro del premier Mario Monti che salva l’Europa ma licenzia 30.000 dei 119.000 precari del pubblico impiego.

Time: "Puo' quest'uomo salvare l'Europa?"

Mario, il lavoro che stai facendo è eccezionale". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accolto il premier Mario Monti a Washington sottolineando tutti gli sforzi compiuti dall'Italia in questi ultimi mesi per uscire dalla crisi.
«CREDO che gli Usa siano un buon modello per l’Europa», dice Monti nella conferenza stampa all’ambasciata italiana, successiva all’incontro alla Casa Bianca. «È un mercato che funziona bene — sottolinea il premier —, gli Usa sono l’esempio vivente di quello che un mercato può fornire in termini di crescita». Quindi il riferimento, implicito ma immediato, alle cose di casa nostra, ovvero la difficile trattativa sulla riforma del lavoro: «negli Usa c’è una maggiore flessibilità del mercato».
Noi del Movimento la nuova resistenza venticinque aprile duemilaundici, riteniamo invece che l’Italia era il paese con la normativa più adeguata alla tutela dell’uomo che lavora, libero da condizionamenti.
Il modello americano non funziona perché molto flessibile e mutabile alle prime crisi finanziarie che diventano reali e intaccano l’economia in poco tempo; non tutela le giovani, così come le vecchie generazioni; non tutela i meno abbienti e privi di cultura; non supporta l’uomo e la donna nel momento della malattia e della gravidanza.
Maggiore flessibilità crea maggiore insicurezza nella vita degli uomini, dei consumi e nei mercati.
Monti e Obama devono scalare il muro della flessibilità per arrivare alla cima del lavoro stabile per tutti così come era in Italia.
Noi italiani siamo fieri del lavoro fatto dai nostri padri della repubblica e del sindacato.
Da tempo stiamo imitando l’America e da tempo siamo in crisi per le liberalizzazioni, privatizzazioni, pensioni, lavoro.
L’Italia deve esportare nel mondo il ritratto del lavoratore protetto e tutelato e smetterla d’importare modelli devastanti.
Oggi nella PA, un laureato guadagna in media 836 euro al mese.
Scuola, Sanità, amministrazioni regionali, enti locali e statali; questi i settori caratterizzati da una più elevata concentrazione di precariato. Sono circa il 34 per cento del totale dei lavoratori precari in Italia, che non solo popolano anche la Pubblica Amministrazione ma, stando ai dati resi noti dalla Cgia di Mestre, rappresentano una fetta importante del pubblico impiego.
Solo nella Pubblica Amministrazione, inoltre, i lavoratori precari sono circa 119 mila, ai quali si aggiungono gli oltre 514 mila impiegati nella scuola e nella Sanità.
Su un totale di oltre 3.315.000 lavoratori senza un contratto di lavoro stabile.
Tra il 2008 e il 2010, settore della conoscenza escluso, sono state "licenziati in tronco quasi 30.000 precarie e precari della pubblica amministrazione.
Persi 11.356 tempi determinati, 16.235 collaboratori  questi numeri non comprendono il taglio del 50% delle spese per il personale precario previsto dal Governo Berlusconi, che deve ancora produrre i suoi effetti con oltre 70mila licenziamenti.
 Monti come Prodi deve stabilizzare i precari storici della P.A., eliminare i contratti atipici e la flessibilita sporca, tutelare il lavoratore come già impone l'Europa con la direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999; ciò aumenterà i consumi, le assunzioni, e il Pil.
Domenico Cirasole


giovedì 9 febbraio 2012

119 mila Precari della Pubblica Amministrazione attendono una stabilizzazione che elimini anni di sfruttamento. Rilanciamo così l'economia.


di Teresa Barone
giovedì 9 febbraio 2012
Da un’indagine della Cgia di Mestre emerge il ritratto del precario italiano: lavora nella PA, non è laureato e guadagna in media 836 euro al mese.
Scuola, Sanità, amministrazioni regionali, enti locali e statali: ecco i settori caratterizzati da una più elevata concentrazione di precariato. Sono circa il 34 per cento del totale dei lavoratori precari in Italia, che non solo popolano anche la Pubblica Amministrazione ma, stando ai dati reso noti dalla Cgia di Mestre, rappresentano una fetta importante del pubblico impiego.

Solo nella Pubblica Amministrazione, inoltre, i lavoratori precari sono circa 119 mila, ai quali si aggiungono gli oltre 514 mila impiegati nella scuola e nella Sanità. Dal resoconto della Cgia di Mestre emerge un ritratto dettagliato del precario medio: la retribuzione netta media e mensile per un giovane lavoratore di età inferiore ai 34 anni è pari a 836 euro. Si sale fino a 927 euro in caso di lavoratori maschi, e si scende fino a 750 euro per le donne, e in ogni caso si tratta di importi che non tengono conto di tredicesima o altri introiti aggiuntivi, come premi o indennità saltuarie.


La maggior parte dei precari vive e lavora al Sud, ha un diploma di scuola media superiore (46% del totale), mentre il 39% ha la licenza media e solo il 15% ha conseguito la laurea. Questi dati sono stati commentati dal segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi, il quale ha messo in evidenza come siano i lavoratori che hanno terminato solo le scuole dell’obbligo a essere in una situazione più delicata.

«Su un totale di oltre 3.315.000 lavoratori senza un contratto di lavorostabile quasi 1.289.000, pari al 38,9% del totale, non ha proseguito gli studi dopo aver terminato la scuola dell'obbligo. Questi precari con basso titolo di studio sono in questa fase di crisi economica quelli più a rischio. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono occupati soprattutto nel settore alberghiero, in quello della ristorazione e nell'agricoltura. Per questo ritengo che i percorsi formativi debbano essere posti al centro di un seria riflessione tra i politici e gli addetti ai lavori, affinché vengano si individuino delle risposte in grado di avvicinare in maniera più costruttiva l'attività' formativa e il mondo delle imprese.»

Precari della Pubblica Amministrazione licenziati alla prima crisi. Monti, Fornero, Cancellieri, e Patroni Griffi se vogliono far ripartitre l'economia devono fare come Prodi, Stabilizzare anzichè destabilizzare.


17:23 09 FEB 2012

(AGI) - Roma, 9 feb. - Tra il 2008 e il 2010, settore della conoscenza escluso, sono state "licenziati in tronco quasi 30.000 precarie e precari della pubblica amministrazione". Lo afferma la Fp Cgil in una nota, in merito alle polemiche sul posto fisso. "Se i dati vengono letti con attenzione, - dice Rossana Dettori, segretaria generale Fp Cgil Nazionale - il dato e' molto piu' amaro: persi 11.356 tempi determinati (non 11.356 unita' di personale, ma 11.356 "anni" di prestazioni lavorative dentro la pubblica amministrazione, quindi un numero ben maggiore di espulsioni, se si pensa che in alcuni settori i contratti, ad esempio i tempi determinati di asili nido e scuole materne, non raggiungono mai i 12 mesi); persi 16.235 collaboratori (anche in questo caso i contratti non sempre raggiungono l'annualita' e quindi i "licenziati" superano il numero dei contratti); persi 3.378 lavoratori socialmente utili; persi 2.377 lavoratori in formazione". Le uniche voci in aumento, aggiunge, "sono i lavoratori interinali, 1.724 unita', e gli incarichi di studio, le cosiddette consulenze, spesso frutto di clientele e compensazioni politiche, che passano dalle 58.583 del 2008 alle 75.309 del 2010 (+28,6%), con costi che a nostro avviso sono veri e propri sprechi (574,92 milioni di euro). Va poi tenuto presente, prosegue Dettori, "che questi numeri non comprendono il taglio del 50% delle spese per il personale precario previsto dal Governo Berlusconi, che deve ancora produrre i suoi effetti con oltre 70mila licenziamenti.
  Mentre si continuano a licenziare precari e il personale in forze alla pubblica amministrazione si riduce, vorremmo sentire meno sproloqui su presunte rigidita', che cozzano con la pesante crisi occupazionale in atto, e parlare meno dell'art.18 dello statuto dei lavoratori e molto piu' dell'art. 19, quello che prevede che i lavoratori possano eleggere le proprie Rappresentanze Sindacali Unitarie, quindi difendersi e contrattare. Per quel che ci riguarda, il lavoro pubblico terra' fede a quel principio il 5-6-7 marzo con il rinnovo delle Rsu". (AGI) Red/Ila .

Tags: Cgil, Governo Berlusconi, Rappresentanze Sindacali Unitarie, pubblica amministrazione, Fp Cgil, Rossana Dettori, crisi, personale precario, precari della pubblica amministrazione, pubblica amministrazione



domenica 5 febbraio 2012

Napolitano, Monti e Fornero non conoscono questi dati:2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato e 385 mila collaboratori

Lavoro, cresce il numero dei precari. L'Istat: "Gli 'atipici' sono 2,749 mln".

In Italia ci sono 2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato e 385 mila collaboratori . E' quanto emerge dai dati Istat sul terzo trimestre del 2011. In tutto si tratta, quindi, di 2,749 milioni di persone a cui manca il posto fisso, ovvero lavoratori atipici.
Continua, così, a crescere il numero dei dipendenti a termine, che segna un rialzo del 7,6% (+166.000 unità) su base annua. Un aumento che coinvolge per circa due terzi gli under 35. Ecco che l'incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati raggiunge quota 10,3%. Quanto ai collaboratori, invece, si registra un piccolo passo indietro rispetto al terzo trimestre del 2010 (-2,1%, ovvero -8 mila unità). Sono questi i dati Istat su occupati dipendenti a termine e sui collaboratori, ma il mondo della flessibilità in entrata è molto più vario. C'è, infatti, un folto sottobosco, basti pensare alle cosiddette "false partire Iva". Ecco che ottenere una stima ufficiale sul "precariato" è difficile, anche se possiamo immaginare sia più ampia della cifra "base" pari a 2,7 milioni.
I GIOVANI - I giovani (15-24 anni), risultati dipendenti a tempo determinato sono pari al 46,7% del totale dei dipendenti occupati in quella stessa fascia d'età. E' quanto emerge da elaborazioni su dati Istat relativi alla media annua del 2010. Prendendo in considerazione i dipendenti over 35, solo l'8% di questi è figurato come a tempo determinato.
Il Ministro Monti e il Presidente della Repubblica dovrebbero costringere alle dimissioni il giovane vice ministro Michel Martone, docente all’Università di Teramo, che ha indignato tutto l'onesto mondo del lavoro, che studia e fa carriera senza essere figli di papà, ma figli di semplici operai, e per qusto non certamente  "sfigati".
Il vice ministro Martone docenti di diritto del Lavoro, è stato aiutato, a sua insaputa, dal padre, potentissimo magistrato romano, avvocato generale della cassazione.
Noi della Nuova Resistenza Venticinque aprile duemilaundici ci auguriamo che il ministro, Filippo Patroni Griffi,  napoletano, già Consigliere di Stato, collaboratore di governi di centro-destra e di centrosinistra, da ultimo capo di gabinetto del Ministro Brunetta e componente della CIVIT, la Commissione per la valutazione, l’indipendenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, voglia seriamente considerare la gravità dei precari della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, VOLENDO PROCEDERE RAPIDAMENTE ALLA LORO STABILIZZAZIONE. 
CI AUGURIAMO CHE I NOSTRI ANNI DI LAVORO NON VENGANO ANNULLATI SULLA FALSA APPLICAZIONE DELL'ARTICOLO 97 DELLA COSTITUZIONE.
DOMENICO CIRASOLE
Presidente  del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"

 


FONTE: 
http://www.primadanoi.it/news/524502/Martone-la-biografia-di-Travaglio-%C2%ABaiutato-a-sua-insaputa%C2%BB.html

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/252679