La maggioranza politica che
sostiene questo governo non essendo stata scelta dal popolo non può permettersi
l’onore di stravolgere la nostra società, la nostra democrazia.
Prossima volontà di una parte
della maggioranza è vedere Berlusconi presidente della Repubblica stravolgendo
la carta costituzionale.
Questo strano interessamento
a problemi che nono sono del popolo fa intuire il totale disinteresse della
casta sui problemi reali del paese.
Nel mentre lavoratori sognano
pensioni, esodati che stentano a sopravvivere, contributi silenti svaniscono
nelle casse degli enti previdenziali, la casta si occupa dei finanziamenti ai
partiti che ovviamente non vengono eliminati, ma solo limati, si finanziano le
imprese che vivono d’appalti con la Pubblica amministrazione.
Tutto ciò ha reso gli
italiani apatici alla classe politica, e lo hanno dimostrato alle elezioni
amministrative.
La maggioranza degli italiani
è indignata, e quindi ha scelto di non votare o di votare liste civiche o nuovi
soggetti politici neo-nati.
La casta per mezzo del
governo vuole tutto il mondo che lavora, non solo subalterno alla classe
imprenditoriale, ma anche eternamente precaria.
Ci sono quasi riusciti nel
settore privato e a breve ci riusciranno nel pubblico impiego.
Nonostante le mille bolle blu
spese per convincerci che la flessibilità rilancerà l’economia, grazie ai
finanziamenti internazionali, nessuno sottolinea gli effetti della precarietà
nella nostra società.
Secondo l’Istat nel 2011
l'incidenza dei precari sul complesso del lavoro subordinato e' al top.
Dal 1993 al 2011 gli occupati
dipendenti a termine sono cresciuti del 48,4 per cento (+751 mila unita') .
Dopo il 2000 il tasso cresce
fino al 50 per cento del 2005-2006 e si porta fino al 56,3 per cento nel
periodo 2010-2011.
E’ evidente la discesa
dell'occupazione a tempo pieno e a durata indeterminata (-105 mila unita' pari
a -0,6 per cento) ed e' cresciuta quella a tempo parziale e indeterminato (+63
mila).
Molti lavoratori hanno
accettato un lavoro a orario ridotto non riuscendo a trovarne uno a tempo pieno,
accettando contratti a tempo determinato e di collaborazione di breve durata
ossia fino a sei mesi (8,8 per cento pari a +83 mila unita').
Tutte queste unità vivendo di
sei mesi in sei mesi, non potranno mai formare una famiglia, comprare casa,
auto e vivere a pieno in questa società, per anni, per molti anni.
L’esempio tipico è dato dai
precari della P.A. che colmano le lacune degli ospedali, ma che non potranno
mai vedere il loro contratto trasformato.
La stessa realtà si verifica
nel privato, ma nessuno lo denuncia.
Negli ospedali pugliesi il
governo nazionale ha scelto di bloccare i concorsi, di mandare a casa i precari
e d’assumere solo attraverso le mobilità extra-regionali.
Domenico Cirasole
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