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Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.

Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.
Partigiani sempre

giovedì 29 marzo 2012

Sciopero 13 aprile: Italia come la Spagna, Roma come Madrid per cacciare il governo Monti e i suoi mandanti (Casini, Bersani; Berlusconi)

Sciopero conto Bersani che ha tradito i Lavoratori;
Sciopero contro Casini che ha tradito le famiglie;
Sciopero contro Berlusconi che vuole sfruttare i precari;
Sciopero contro il Governo Monti che ha tradito gli articoli 1°, 2°, 3°, 4°, 31°, 34°, 36°,37°, 38°, 45°,  e 54°  della Costituzione.


Sciopero perché è un mio diritto (art. 40 cost.).
Domenico CIRASOLE









domenica 25 marzo 2012

Riforma del mercato del lavoro:il dramma delle mamme divorziate e precarie.





Molte mamme divorziate e precarie per crescere un figlio si servono dei nonni.

Viviamo in un Paese che non ha  risorse a sostegno della maternità.

Queste, costrette a spostarsi in tutta l’Italia per un lavoro precario, il più delle volte sono seguite dai nonni.

Altre volte, le precarie atipiche divorziate, sono costrette ad esosi esborsi per nonni-sitter che si occupano dei figli per molte ore della giornata, trasformando la vita dei piccoli in una vera odissea.

Le stesse malpagate, vivono una via crucis, per l’assegno di mantenimento che i padri non versano, per le richieste di un assegno di maternità, per l'assegno di disoccupazione, per le spese sanitarie che non sono coperte dallo Stato e per i contratti in scadenza che continueranno ad esistere, come nel passato fino ai 36 mesi.


La riforma regala solo fumo e sogni irrealizzabili di stabilizzazione, nel privato come nel pubblico.


Oggi come ieri, si creano norme da raggirare al fine di sfruttare il lavoratore che diventa precario grazie ai sostenitori della flessibilità, così come per l'apprendistato, che come metodo di formazione, è la riscoperta di un contratto che sfrutta e getta. 


Ieri come oggi mancano obblighi e sanzioni certe per le aziende, indiscutibili e impossibili da raggirare, che diano stabilità al lavoratore. 


In altri termini nulla cambia per i precari con contratti a tempo determinato, che continueranno ad essere sfruttati, passando da azienda in azienda, nonostante il vecchio limite dei 36 mesi e il tempo indeterminato dominante.

Mentre la flessibilità del lavoro continua a condizionare le scelte personali delle donne, il governo Monti con il Ministro Fornero pensa solo a ridurre il debito pubblico elimina, sostituisce e riduce al nocciolo gli ammortizzatori sociali rivolti al mondo del lavoro, cancella di fatto le tutele della donna, della gravidanza, della maternità, e della malattia.

Qualcuno tolga la spina a questo governo che continua a scaricare sui lavoratori e pensionati i costi della corruzione, della casta politica e dell’evasione fiscale.

Domenico CIRASOLE

giovedì 22 marzo 2012

Precari e mutui: la sospensione della rata prevista nel "Piano Famiglia dell'Abi", deve riguardare tutti, sempre e senza tetto.


La possibilità di sospendere la rata dei mutui presentando domanda entro il 31 luglio 2012, dovrebbe essere estesa anche oltre tale data, a cifre superiori le 150.000 euro, e a prestiti personali.


I precari e i senza lavoro, che hanno difficoltà con il proprio mutuo dovrebbero avere sempre la possibilità di presentare la domanda per la sospensione delle rate fino al limite imposto, ovvero 12 mesi.


Il costo degli immobili attuale supera le 150.000 euro quindi il limite  imposto nel "Piano Famiglia dell'Abi" dovrebbe essere superato, con  flessibilità.


Inoltre il dilagare dei divorzi, realizza sacche di ambiguità; moltissime sono le mamme disperate, indebitate con rate astronomiche, pur di conservare l'abitazione acquistata in condivisione con l'ex-marito, che dopo la separazione non riesce, o non vuole obbligarsi ne per il mantenimento della propria prole, ne per le rate dell'immobile.


La lotta al precariato e al rilancio dell'economia del governo Monti, dovrebbe avere inizio da questa priorità sociale, onde evitare gesti estremi come la prostituzione, infanticidi e suicidi.


Domenico CIRASOLE


lunedì 19 marzo 2012

Roma 19 MARZO 2012 : precari in piazza contro la riforma del governo Monti, che lascia tutti i lavoratori precari più di prima, e non stabilizza gli infermieri delle Asl pugliesi sfruttati per anni e poi bruciati vivi sul rogo della disoccupazione. Urge cambiare la legge che obbliga le assunzioni attraverso la mobilità extra-regionale.








Nel Lazio 350 mila senza posto fisso. A sorpresa, precarietà più forte nella pubblica amministrazione: protesta alla Camera. Contro la riforma, lo slogan: «Non ce la beviamo»
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la beviamo»
ROMA - Sono saliti sul tetto, scesi in piazza e occupato il ministero del Lavoro. I precari di tutta Italia - un esercito di 3,9 milioni di persone, quasi 350 mila residenti nel Lazio – sono in attesa di provvedimenti che consentano loro di camminare a testa alta nel mondo del lavoro e, perchè no, iniziare davvero una carriera. La nuova riforma del lavoro, allo studio del governo e parti sociali, è quindi guardata con molta attenzione dagli «atipici», dai «parasubordinati», dai «co.co.co», dalle «partite Iva» che più di tutti stanno pagando la crisi con licenziamenti, perdite di contratti, o meglio, mancati rinnovi.
In molti sperano, ma c'è anche chi non vede grandi miglioramenti nella riforma del lavoro allo studio, come il comitato «Il nostro tempo è adesso» (vicino alla Cgil) che organizza lunedì (alle 18) in piazza Montecitorio un sit-in con assemblea pubblica.
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la beviamo»
SALARI: 836 EURO LA MEDIA – Hanno in media una busta paga di 836 euro al mese (927 per i maschi e 759 euro per le donne), solo il 15% ha una laurea (e il 38,9% non ha proseguito gli studi dopo la scuola dell' obbligo) e fanno i lavori più faticosi (dalla ristorazione all' agricoltura) senza ferie pagate né tredicesima. Questo è l'identikit dei 3.941.420 precati italianisecondo l'ultimo studio della Cgia di Mestre . Un fenomeno in aumento: tra il 2008 - l'anno in cui gli economisti riconoscono l'inizio della crisi economica - e il 2010, sono aumentati del 4 per cento.
Precari in protesta a Roma (Eidon)
LAZIO, RECORD NEGATIVO –Altro che scrivania fissa in un ministero. E' la pubblica amministrazione, compresi i servizi pubblici e sociali, sempre secondo la Cgia, il settore più «precario» di tutti. Raccoglie un terzo (il 34%) di tutti i precari d' Italia, oltre 1 milione, mentre il commercio si ferma a 436 mila, i servizi alle imprese a 414 mila e gli alberghi/ristoranti a 337 mila. Ed è perciò inevitabile che il Lazio - dove si concentrano gli impiegati pubblici (ministeri, sanità e scuola per citare solo alcune categorie) - compaia in cima alla classifica per numero di precari: 347.806, pari al 15,4% di tutti gli occupati della regione . Un record negativo superato solo dalla Lombardia dove lavorano 524.443 precari.
Una manifestazione della Cgil contro il precariato (Eidon)
PRECARI IN CASSA INTEGRAZIONE – Secondo la Cgil, nel Lazio sono almeno8 mila i lavoratori del commercio divenuti precari nei soli ultimi sei mesi, mentre 1.200 sono finiti in cassa integrazione. Negli ultimi 18 mesi, sempre secondo il sindacato, sono andati perduti 100 mila posti di lavoro nei servizi, la maggior parte con scarsa o nulla compensazione in ammortizzatori sociali. Inoltre 90 mila collaboratori scomparsi in 24 mesi dal 2008 al 2010. Quasi 170 milioni di ore di cassa integrazione negli ultimi tre anni e oltre 1,2 miliardi di euro di salari persi dai lavoratori. E ci sono 35 mila lavoratori «standard» in cassa integrazione a dicembre 2011 e quasi 65 mila coinvolti.
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la beviamo»
DALL'ISPRA AI DOCENTI – Ricercatori, docenti, medici e infermieri. Dall'inizio della crisi sono innumerevoli le proteste che hanno agitato le piazze della Capitale. Hanno dato il là alle agitazioni i precari dell'Ispra che tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 hanno piantato le tende sul tetto dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.Sono scesi solo dopo 57 giorni di protesta e grazie a un accordo che salvava i 43 contratti contratti a rischio.
DIRITTI IN PIAZZA – Diritti elementari che dovrebbero essere di tutti: avere una pensione, un tetto sopra la testa, fare dei figli, andare in ferie, potersi ammalare senza aver paura di essere licenziati. Questo chiedono i precari e per ribadire le proprie istanze, alla vigilia di un vertice che sembra determinante per la riforma del lavoro, il comitato «Il nostro tempo è adesso» che lo scorso 9 aprile ha portato in piazza migliaia di precariha organizzato per lunedì 19 marzo alle ore 18 in piazza Montecitorio un'assemblea a microfono aperto.
«Non ce la beviamo» è il titolo sotto il quale si raduneranno associazioni, reti e coordinamenti di giovani e precari. L'obiettivo è dire con forza che «la precarietà è causa della crisi e non la soluzione. E' il frutto di scelte politiche precise di un'intera classe dirigente che con incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare l'esigenza di maggiore precarietà».
Carlotta De Leo


domenica 18 marzo 2012

PUGLIA PRECARI: AUGURI A TUTTI I PAPA' DELLA SANITA' IN ATTESA DI GIUSTIZIA, IN ATTESA DI STABILIZZAZIONE.




http://www.metronews.it/master.php?pagina=notizia.php&id_notizia=2862 

Papà precari over 40 un esercito di invisibili
Roma. Avere oltre  40 anni, uno o più figli e un lavoro atipico. Per molti la Festa del papà, che si celebra oggi, ha un sapore amaro. Si allunga l’arco di vita dei precari, chi lo era 12 anni fa in molti casi è rimasto nel limbo dei contratti a termine o delle collaborazioni a progetto. E la generazione dei papà precari ha formato un esercito  di invisibili che sfuggono alle statistiche.


Se la Cgia di Mestre nel 2011 sosteneva che la totalità dei precari era pari a 3 milioni 315 mila persone, equamente divise tra uomini e donne, bisogna incrociare dati Istat e Ires (istituto ricerche economiche e sociali) per scoprire che in Italia i maschi 40 enni e precari sono oltre 200 mila, circa il 12% sul totale degli occupati di sesso maschile, a 1.200 euro al mese. Difficile fare una stima su quanti di loro sono padri. Ma esistono, e lo testimonia il lavoro delle associazioni che si occupano di atipici. Come lo sportello del precario di Milano. «Chi ha un figlio e un contratto a termine, spesso evita di farlo sapere al proprio datore di lavoro, perché ritiene di essere più ricattabile» spiega l’avvocato Francesca Borsa.


Un capitolo a parte sono i padri separati: «Possiamo parlare di nuovi poveri» sostiene Tiziana Franchi (Associazione padri separati), che aggiunge: «Un precario separato si ritrova in molti casi a pagare l’affitto per vivere per conto suo, il mutuo della casa dove abitano ex moglie e figli, e in più deve pagare l’assegno di mantenimento».  


Le storie


C’è il papà separato di 40 anni che  ha perso il lavoro e pur facendo debiti ha aperto un’attività. La banca gli ha concesso delle dilazioni. Invece il giudice gli ha imposto di passare alla moglie l’assegno di mantenimento per il figlio, sei mesi di arretrato più gli interessi, tutti e subito. Morale: nuovi debiti e richieste di soldi a parenti e amici. È una delle storie che l’Associazione padri separati  affronta tutti i giorni. C’è poi chi è felicemente sposato ma ha perso il lavoro. È il caso di un ingegnere chimico di 45 anni, con moglie cassintegrata e due figli, convinto dalla sua azienda a dimettersi accettando un contratto a progetto economicamente più vantaggioso. «Poi il progetto è fallito, lui non è stato riassunto e sopravvive coi soldi della suocera» spiega l’avvocato Paolo Angelone, uno dei legali dello sportello del Precario, attivo a Milano presso il consiglio di Zona 3 (Info: 02-88464514).


L'intervista


Andrea Ichino, professore di Economia Politica all’Università di Bologna e collaboratore della Voce.info , non ha dubbi: «Per ridistribuire i diritti  bisogna espugnare la cittadella in cui si è asserragliata una minoranza di privilegiati, che impedisce a un esercito di precari qualsiasi prospettiva».
La cittadella, parlando fuor di metafora è l’articolo 18?
Sì. Oramai c’è una generazione di neo padri, che si scontra con dei “nonni” decisi a non cedere nulla dei loro privilegi.
Un esempio?
Se io, docente universitario di ruolo, smettessi di lavorare sarei tutelato, perché la legge me lo consente.
Questo non consola i precari, anzi. Cosa dovrebbero fare?
I precari pagano i privilegi di chi è nella cittadella. Dovrebbero accettare l’idea che in futuro, se passerà la riforma, ci sarà un mercato del lavoro in cui per ogni posto perso ci saranno più occasioni di impiego.


(Paolo Chiriatti)

sabato 17 marzo 2012

Lavoro puglia: precari in piazza Montecitorio il 19 Marzo


In attesa che il governo Monti voglia stabilizzare anche gli infermieri precari delle Asl pugliesi, gli stessi parteciperanno all'assemblea organizzata dal comitato "il nostro tempo e' adesso" .
 



Lavoro: precari in piazza lunedi', assemblea davanti a Montecitorio
ultimo aggiornamento: 17 marzo, ore 16:19
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Lavoro-precari-in-piazza-lunedi-assemblea-davanti-a-Montecitorio_313099904438.html 
                      
Roma, 17 mar.(Adnkronos) - 
Il comitato "il nostro tempo e' adesso" ha promosso per lunedi' 19 Marzo una giornata di mobilitazione contro la precarieta' per prendere la parola sulla riforma del mercato del lavoro. A Roma l'appuntamento e' per le 18.00 in piazza Montecitorio, dove si terra' un'assemblea a microfono aperto. "Non ce la beviamo" e' il titolo sotto il quale si raduneranno associazioni, reti e coordinamenti di giovani e precarie/i. 


L'obiettivo, come spiega una nota, e' porre le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori precari davanti al luogo simbolo della decisione politica. Soprattutto, come recita l'appello con cui e' stata indetta l'iniziativa, dire che "la precarieta' e' causa della crisi e non la soluzione". La precarieta' non e' la conseguenza di una generazione ''privilegiata'' e ''garantita'' che si e' arricchita a danno dei propri figli, ma il frutto di scelte politiche precise di un'intera classe dirigente che con incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare l'esigenza di maggiore precarieta'", spiegano gli organizzatori.


I giovani, i precari, le donne, gli studenti saranno in piazza per chiedere reddito, diritti sindacali, servizi e un lavoro sicuro in termini di diritti e tutele. Per chiedere diritti elementari che dovrebbero essere di tutti: avere una pensione, un tetto sopra la testa, fare dei figli, andare in ferie, potersi ammalare senza aver paura di essere licenziati. "Queste devono essere le priorita' per chi vuole intervenire su lavoro, ammortizzatori sociali e welfare", concludono.

mercoledì 14 marzo 2012

Sanità Puglia: Stabilizzati con Legge Regionale i medici precari del 118, causa carenza di organico. Finalmente per loro termina la precarietà, rinascono con contratti indeterminati. Cosa accadrà per gli infermieri?






STABILIZZATI I MEDICI PRECARI PER CARENZE NELL'ORGANICO.
L'AUSPICIO E CHE CIO' ACCADA ANCHE PER I POCHI INFERMIERI PRECARI OCCUPATI IN REPARTI OSPEDALIERI D'EMERGENZA (P.S. RIANIMAZIONE, SALE OPERATORIE, CHIRURGIE, ECC) E NON.
QUESTI  PROFESSIONISTI DELLA SALUTE, SUBISCONO UN CONTINUO RINNOVAMENTO DEI CONTRATTI  E DEGLI  INCARICATI AL  TERMINE DI LUNGHI E COSTOSI AVVISI PUBBLICIù; CHIAMATI A COLMARE LE GROSSE LACUNE ORGANICHE CAUSATE DAL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI, E DALL'INTERRUZIONE DELLE PROCEDURE DI STABILIZZAZIONI, VOLUTE DA BERLUSCONI, BRUNETTA, FAZIO, TREMONTI, E RAFFAELE FITTO. 
La giurisprudenza costituzionale (Corte Costituzionale, Sentenza n. 51/2012) ha più volte dichiarato che disposizioni regionali che prevedono procedure di stabilizzazione di personale devono indicare limiti percentuali,  e requisiti per poter derogare al principio del concorso pubblico.
Quindi in altre parole la corte ha voluto affermare che è ammessa la stabilizzazione qualora vi siano particolari peculiarità delle funzioni che il personale svolge o per specifiche necessità funzionali dell’amministrazione». 
A ben vedere il personale infermieristico precario occupato in reparti d'emergenza al pari del personale medico del 118, svolge funzioni peculiari e specifiche nella P.A.
Ciò detto ci auspichiamo la stabilizzazione anche del personale infermieristico precario.
Se la norma regionale trovasse contestazioni dalla Corte Costituzionale, ci auguriamo che il Governo Monti voglia celermente risolvere l'eventuale contrasto giurisprudenziale con equità, intervenendo normativamente.

Cirasole Domenico




14 marzo 2012 - 10:03
Fonte: http://www.antennasud.com/sezioni/news/politica/sanita-piu-medici-del-118-in-puglia/
Più medici nelle postazioni del 118 in Puglia. La giunta regionale ha avviato l’iter per approvare una legge che consenta di stabilizzare personale sanitario, per dar manforte a quei medici oberati dal lavoro nei pronto soccorso e sulle ambulanze, a causa della carenza di organico. Con la legge che il consiglio regionale approverà in seguito, i medici assunti a tempo determinato, potranno far domanda per passare a tempo indeterminato.
Altre novità sul fronte sanitario: ieri il presidente della Regione Nichi Vendola ha incontrato i sei direttori generali delle Asl e i due direttori generali delle aziende ospedaliere.
Vendola ha ufficialmente presentato ai manager il neo assessore alla sanità Ettore Attolini, ma ha colto l’occasione per chiedere alle Aziende sanitarie di accelerare il processo di chiusura del piano di rientro, imposto per legge a causa del mancato raggiungimento del patto di stabilità sui conti della sanità negli anni passati.
L’obiettivo di Vendola è chiudere definitivamente il piano di rientro nel 2013. Un piano fatto di chiusure e riconversioni di ospedali e tagli agli sprechi.

lunedì 12 marzo 2012

Salvati con conciliazione i dirigenti medici de-stabilizzati. Cosa accadrà agli infermieri precari?

Soluzione politica per i destabilizzati della sanità pugliese, per ora salvati solo i medici precari, interessati dalla sentenza, l'auspicio che la strada della conciliazione possa essere usata anche per gli infermieri, precari storici che non sono mai stati stabilizzati, pur avendone il diritto.

Finisce l’incubo della precarietà per gli ex-stabilizzati della Asl BT
La soddisfazione dei consiglieri regionali Filippo Caracciolo e Franco Pastore
«L'attivismo della Asl BT non si è fermato davanti al comportamento passivo delle altre Asl pugliesi»
REDAZIONE BARLETTALIFE
Martedì 13 Marzo 2012
Alla notizia che il direttore generale della Asl BT Gorgoni ha inteso avviare le conciliazioni per porre fine alla precarietà dei dirigenti ex-stabilizzati nel settore della sanità, sono giunti i commenti di approvazione dei due consiglieri regionali di Barletta Filippo Caracciolo e Franco Pastore, entrambi soddisfatti per la decisione presa.


«Arriva con immenso piacere la notizia che la Direzione Generale della ASL BT, in data odierna, ha posto fine alla precarietà dei dirigenti ex stabilizzati – è questo l'intervento del consigliere Filippo Caracciolo - dato che oggi sono state conciliate le posizioni di tutti quei dirigenti (ancora 30) che aspettavano la fine dell'incubo. Dopo la conquista di un posto di lavoro a tempo indeterminato è arrivata per la seconda volta la certezza di un posto fisso grazie alla Direzione Generale della ASL BT che per prima ha intrapreso, ed oggi portato a termine, la strada delle conciliazioni. Tutti i dirigenti ex stabilizzati della ASL BT trovano oggi l'opportunità di proseguire con serenità la propria attività lavorativa, perché è stata posta la parola fine ad una condizione giuridica precaria ed allo stesso tempo disumana. L'attivismo della ASL BT non si è fermato davanti al comportamento passivo delle altre ASL pugliesi e di fronte agli stop informali venuti dall'Assessorato alle Politiche della Salute. Ringrazio tutta la Direzione Strategica della ASL BT che con forza e tenacia ha abbattuto il muro invisibile dell'immobilismo. E' stata posta la parola fine al precariato di uomini e donne che hanno creduto da tempo all'opera da svolgere nel Servizio Sanitario Regionale. La Regione deve supportare e rafforzare la strada delle conciliazioni ed estendere questa soluzione a tutto il personale dirigenziale ex stabilizzato delle ASL Pugliesi».


Anche il consigliere regionale Franco Pastore è espresso parole di soddisfazione sulla vicenda: «Mi sento di condividere e anzi sostenere la decisione del direttore generale della Asl Bt, Giovanni Gorgoni, di riprendere la procedura di conciliazione per i 73 operatori ex stabilizzati della sanità della provincia Bat, procedura grazie alla quale la posizione lavorativa di queste persone, medici, operatori, e altre figure del comparto sanitario del territorio, riacquistano la loro "statura" professionale, i loro posti di lavoro stabile. Tale decisione, sospesa in attesa di presunti effetti ed efficacia di un altro percorso finalizzato alla risoluzione della vicenda degli ex stabilizzati della sanità, percorso portato avanti, finora senza risultati, dall'assessore regionale e dal presidente Vendola, nasce e deriva anche da come si sono espressi i giudici del lavoro, sentenze di cui Gorgoni ha tenuto conto. Mi auguro che quello inaugurato da Gorgoni sia un esempio di percorso e soluzione che seguiranno anche gli altri suoi colleghi di altrettante Asl e che la Regione sostenga politicamente tale scelta».

domenica 11 marzo 2012

Il Governo MONTI dopo la priorità di svuotare le carceri, salvi la sanità pubblica ormai al collasso, stabilizzando i precari storici.






Il Governo MONTI dopo la priorità di svuotare le carceri, salvi la sanità pubblica ormai al collasso, stabilizzando i precari storici.
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Il governo Monti mette in libertà 3.300 detenuti ma lascia la sanità al collasso.
Gli ospedali restano senza medici e infermieri, che a volte fuggono, altre volte vengono mandati a casa.
La soluzione dei concorsi con una percentuale del 50 % riservato agli interni non è giusta perché prevede la propedeuticità delle mobilità.

La proroga dei contratti, così come il ripetersi di avvisi pubblici negli ospedali e in tutte le pubbliche amministrazioni, avviene da molto tempo, a causa del blocco delle assunzioni imposto dal governo Berlusconi.

Il Governo Monti ha l'obbligo morale di premiare chi vive da anni nel precariato, stabilizzando il personale della sanità.

Gia l'articolo 17 del decreto legge 78/09 permetteva di stabilizzare il personale precario con  un'anzianità triennale.

Le procedure concorsuali con posti riservati non fanno giustizia, e occupano i posti vacanti nelle dotazioni organiche  delle amministrazioni con chi non è mai stato precario in quell’azienda, ovvero casualmente risulta essere vincitore di quel concorso.

Il governo Monti ha il dovere di "valorizzare" l'esperienza dei precari storici (medici e infermieri) non solo in termini di punteggio nell'ambito di un concorso pubblico.

La "valorizzazione" dell'esperienza maturata come lavoratore subordinato non è  scelta inedita.

La stabilizzazione diretta del 2009, prevedeva la possibilità di assunzione diretta per i dipendenti a tempo determinato con procedura concorsuale.

La stabilizzazione è un atto dovuto del Governo, che elimina la disparità di trattamento tra precari pubblici e privati.


Nel momento in cui la crisi economica continua a mordere ciò su cui il governo deve concentrarsi e quello di rendere stabili i contratti che rilanciano l'economia e la spesa interna.
Il lavoro stabile è necessità insostituibile per costruire il futuro.

Domenico CIRASOLE

http://precariesenzalavoro.blogspot.com/

sabato 10 marzo 2012

Il ministro BALDUZZI proceda ad una rapida SATBILIZZAZIONE degli infermieri e medici di tutta la Puglia, vittime di un ingiustificato accanimento del precedente governo Berlusconi.

Puglia. Vendola: “Da Balduzzi disponibilità su Taranto”

http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=7875





Il presidente ha presentato oggi al Ministro “la storica inadeguatezza degli organici del sistema sanitario di Taranto e i risultati del piano di rientro che ci consentono di collocare risorse importanti sugli organici”. Balduzzi, afferma Vendola, si è “dimostrato disponibile ad approfondire”.

09 MAR - Soddisfatto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per l’esito dell’incontro di oggi con il ministro della Salute Renato Balduzzi. “Ha ascoltato con grande attenzione e rispetto quello che oggi gli abbiamo rappresentato e si è dimostrato disponibile ad approfondire e a collaborare insieme per costruire un addendum per Taranto da condividere anche con altri ministri”, afferma Vendola in una nota diffusa a termine dell’incontro al quale era presente anche l’assessore alla sanità della Regione Puglia Ettore Attolini.

“Noi stiamo assediando il palazzo del Governo per la questione Taranto – ha aggiunto Vendola -, ministro dopo ministro, perchP lo Stato nella sua interezza si possa assumere la responsabilità di Taranto e di una storia di inquinamento che è anche una la storia di un’industria pubblica che ha segnato la vita e la carne della città”.
Sull’incontro di oggi Vendola ha precisato di “aver rappresentato al Ministro la storica inadeguatezza degli organici del sistema sanitario di Taranto e contemporaneamente di aver rappresentato anche i risultati che riguardano il consuntivo del piano di rientro”. Risultati che, ha aggiunto il presidente della Puglia, “ci consentono di collocare risorse importanti sugli organici e in particolare su quelli di Taranto. Abbiamo chiesto insomma un addendum Taranto perché quello che ci dicono le perizie merita di essere approfondito anche sul piano della prevenzione e della ricerca”. Per Vendola occorre “fare del ciclo della salute, insieme al ciclo delle bonifiche, un grande ciclo della vita della città”.

Taranto dunque per Vendola è una questione nazionale che ha trovato “disponibilità e ascolto da parte di ministri come Corrado Clini, Fabrizio Barca e oggi anche Renato Balduzzi”. “Questi Ministri – ha concluso il presidente pugliese - rappresentano i volti dello Stato che insieme devono convergere verso uno sguardo di ristoro nei confronti della città di Taranto. Sono soddisfatto perché da questa esperienza può nascere una buona pratica”.


09 marzo 2012
© Riproduzione riservata

giovedì 8 marzo 2012

ORE DI ATTESA NEI PRONTO SOCCORSO. NELLA SANITA' MANCANO MEDICI E INFERMIERI A CAUSA DEL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI. E' ORA DI STABILIZZARE I PRECARI DELLA PUBBLICA FUNZIONE.


8 Marzo 2012 - 12:20
Ritardi nelle cure al pronto soccorso, al Miulli di Acquaviva disposta indagine interna
http://www.antennasud.com/sezioni/news/attualita/ritardi-nelle-cure-al-pronto-soccorso-al-miulli-di-acquaviva-disposta-indagine-interna/



I tempi di attesa per una visita in un ospedale pubblico si conoscono. E mettiamoci anche le attese nei pronto soccorso. Osservate queste immagini inviateci da un telespettatore anonimo.
Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti: un paziente con dolori intestinali, come documentano queste immagini, viene preso immediatamente in carico dai medici alle 13.38 per un’emergenza da codice verde.
I primi interventi di cura, secondo un protocollo regolare, poi una lunga sosta prima della visita di un medico specialista.
Come questo paziente tanti altri a deambulare in sala d’attesa.
Un altro paziente è in coda.
Anche lui avverte dolori addominali lancinanti, ma l’attesa equivale alla sofferenza fisica. Le risposte, sulla presenza di un medico, non arrivano.
I codici di emergenza in arrivo al pronto soccorso si accavallano: verde, giallo o rosso, a seconda della gravità dei casi. I medici nella sanità pugliese, si sa, scarseggiano e le conseguenze sono queste.
E’ difficile per il personale gestire ogni singolo intervento.
Si badi bene, però: grazie alla professionalità e alla disponibilità di alcuni sanitari i casi vengono volta per volta presi in consegna.
Ma non basta a dare risposte a quegli utenti che alla sanità chiedono efficienza.
Per la cronaca il nostro paziente è libero di tornare a casa cinque ore dopo dal suo arrivo al Miulli: alle 19.19.
Il caso non sfugge ai vertici del nosocomio di Acquaviva.
Il direttore sanitario del Miulli Alessio Nitti interpellato da Antenna Sud annuncia un’inchiesta interna per verificare i ritardi nel pronto soccorso.

mercoledì 7 marzo 2012

In Puglia diventano precari anche gli ulivi secolari, che attendono una nuova stabile collocazione. Il Governo e il ministero dell’Ambiente, ne salvano solo 268 su 8000. Stessa sorte dei precari delle P.A. Grazie Monti !

APPELLO: SALVIAMO IL NOSTRO PAESE, SALVIAMO LA NOSTRA STORIA, SALVIAMO I NOSTRI ULIVI. 
SALVIAMO ANCHE I PRECARI MERITEVOLI DI IDENTICO TRATTAMENTO.





FONTE:
http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/03/07/news/ulivi-31067863/

Puglia, adotta un ulivo 8000 piante cercano casa
Sono cresciuti nel Salento, sui terreni espropriati per fare spazio ai lavori di ampliamento della statale 16, tra Maglie e Otranto. Dovranno essere espiantati entro la fine del mese, ma le richieste sono solo 1500. Parte la mobilitazione sul web di CHIARA SPAGNOLO

Puglia, adotta un ulivo 8000 piante cercano casa
Il Comune di Otranto ha già chiesto di poter “adottare” 500 ulivi che saranno espiantati per realizzare il raddoppio dell’ultimo tratto della statale 16 Adriatica, una delle più lunghe d’Italia con i suoi 1000 chilometri che si snodano dal Veneto alla Puglia. Disponibilità ad ospitare altri alberi sono arrivate anche dalle amministrazioni di Maglie, Uggiano e Minervino, che ha messo a disposizione un’area di dieci ettari per mettere a dimora i giganti rimasti senza casa. Le richieste inoltrate all’Anas, che ha dato in appalto l’adeguamento del tratto stradale tra Maglie e Otranto, finora  sono state 1.500. Apparentemente molte, in realtà poche, anzi pochissime, rispetto agli 8.250 ulivi che dovranno essere tolti di mezzo entro il mese di marzo.

GUARDA GLI ULIVI SECOLARI PATRIMONIO DI PUGLIA

L'INIZIATIVA NEI TRONCHI, LE FACCE

È questo infatti, secondo le leggi della natura, il periodo migliore per estirpare le piante e reimpiantarle in posti diversi da quelli in cui sono cresciute. Marzo. Ovvero i prossimi 23 giorni. Un tempo ristretto, scandito dal conto alla rovescia per l’apertura del cantiere e dall’allarme
degli ambientalisti, che rimbalza fulmineo sui social network. Proprio sul web è partita una grande mobilitazione, grazie alla quale il problema degli ulivi del Salento sta conquistando la ribalta nazionale, spingendo amministrazioni e cittadini a farsi avanti per chiedere di adottare qualche albero. Solo 268, infatti, sono quelli che si salveranno di sicuro, perché inseriti nell’elenco dei “monumentali” del ministero dell’Ambiente. Per queste piante vige l’obbligo di reimpianto e il loro destino è in corso di valutazione presso il competente assessorato regionale. Per tutti gli altri, invece, il futuro è una grande incognita.

E i numeri lo dicono con crudele chiarezza. Sottratti agli 8.000 disseminati sui terreni espropriati per allargare la statale, i 268 alberi monumentali e i 1500 per cui è già stata chiesta l’adozione, ne restano quasi 6.000 di cui nessuno sa cosa fare. La richiesta di espianto di tutti gli alberi ai lati della carreggiata, nelle aree su cui si svilupperà il cantiere per l’ampliamento, è già stata inoltrata dall’Anas alla Provincia di Lecce e da Palazzo dei Celestini si attende l’ok definitivo. Un sì voluto come la manna dal cielo dagli operai della Co.edi.sal del gruppo Palumbo, che si è aggiudicata l’appalto da 55 milioni di euro per il raddoppio della statale 16, che da mesi aspettano senza stipendio l’apertura del cantiere. E ora che l’avvio sembra imminente, temono che l’allarme sul destino degli uliveti possa determinare ulteriori rallentamenti.

Le ragioni del lavoro, in realtà, non sono antitetiche rispetto a quelle dell’ambiente. L’iter degli espropri e degli espianti è stato definito con chiarezza nelle numerose conferenze di servizi che hanno accompagnato l’approvazione del progetto e indica una strada ben precisa da seguire nel tentativo di non sacrificare gli alberi. Il problema è che il disegno complessivo prevede il reimpianto “laddove è possibile”, ovvero se esiste un posto dove mettere a dimora i giganti simbolo della Puglia. Il posto, però, finora è stato trovato solo per 1.500 piante su 8.000. E per salvarle non esiste alcun piano B. Se le richieste di “adozione” non aumenteranno in fretta, migliaia di ulivi del Salento sono destinati inesorabilmente a diventare i martiri della statale 16.

(07 marzo 2012) © Riproduzione riservata

Sanità pubblica: Stabilizzazione unica strada da percorrere per chi è precario da anni.

Ci auguriamo che il governo Monti, si equo e giusto, e voglia procedere alla stabilizzazione del personale precario delle Asl (medici e infermieri), abbandonando la strada del concorso che riserva il 50 per cento agli interni. 
Questa strada ha delle grosse lacune. 
I posti vacanti attualmente occupati dai precari -da anni-  saranno distribuiti prima a chi ha scelto di recarsi al nord per ottenere un posto fisso (Mobilità extra-regionale), solo in seguito, dopo aver indetto, ed espletato le procedure concorsuali -anni-  e dopo una rigida selezione di capacità, competenza, professionalità, pazienza, i più meritevoli dovranno essere assunti.
Ma ciò non è giusto perchè: 
  1. L'Europa impone la sanzione dell'assunzione a tempo indeterminato a chi usa il personale precario per lunghi periodi, e non per necessità improvvise;
  2. Il governo Berlusconi, con Brunetta, Fazio, e Fitto hanno imposto per anni il blocco delle assunzioni e dei concorsi nella P.A. consentendo di percorrere una sola strada, il precariato;
  3. I tribunali confermano il diritto ad essere risarciti per sfruttamento del personale precario delle P.A., in alternativa alle assunzioni che loro non possono obbligare;
  4. Si crea disparità di trattamento tra precari della P.A. e del privato;
  5. Si attua in meno di un anno, per la seconda volta, una mobilità extra-regionale, riportando a casa chi non è mai stato precario, premiando cosi la fuga di cervelli e competenze dalla regione;
  6. Lascia a casa il settanta percento dei precari che per anni hanno con professionalità e dedizione, pur senza diritti, sostenuto e sorretto le lacune organiche del sistema;
  7. La stabilizzazione e la strada più giusta, economica e breve già percorsa, in momenti di crisi da governi precedenti (PRODI).

Domenico CIRASOLE






Assunzioni sanità, la Regione ha chiesto le deroghe

http://www.antennasud.com/sezioni/news/attualita/assunzioni-sanita-la-regione-ha-chiesto-le-deroghe/


Potrebbero arrivare già la prossima settimane buone notizie per il personale sanitario pugliese e non solo. L’assessore regionale alla Salute Ettore Attolini non si sbilancia ma fa presagire che qualcosa sul fronte assunzioni sta per avvenire e non solo per il personale da stabilizzare.
Per la prossima settimana, inoltre, martedì 13 marzo è previsto un vertice fra i direttori generali delle Asl ed il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l’assessore Attolini. Sarà chiesto ai manager Asl di fare il punto della situazione sull’attuazione del Piano di rientro dal deficit sanitario. A fine marzo, infatti, è previsto un nuovo confronto con il Governo per la verifica periodica sull’andamento del programma di contenimento dei costi. Un passaggio importante dal momento che potrebbe permettere di sbloccare l’ultima parte dei fondi congelati a Roma, sblocco legato proprio all’adempimento del Piano di rientro: si tratta complessivamente di 660 milioni di euro di cui 260 già sbloccati a dicembre, i restanti 400 milioni sono da assegnare. Firmato a fine 2010 il programma di risparmi, sembra aver procurato gli effetti sperati sul piano finanziario. Il deficit 2011 più che dimezzato rispetto all’esercizio precedente si dovrebbe attestare attorno ai 163 milioni.

martedì 6 marzo 2012

NO TAV, SI OSPEDALI E STABILIZZAZIONE DI MEDICI E INFERMIERI. RILANCIAMO L'ECONOMIA E L'ITALIA. RIPRISTINIAMO IL DIRITTO ALLA SALUTE.

Ecco un'altro esempio di sopravvivenza negli ospedali; in tanto c'è chi come Berlusconi, Fazio, Brunetta e Raffaele Fitto, continua a distruggere la sanità pubblica, preferisce non stabilizzare il personale medico e infermieristico che manda avanti queste baracche, e finanzia le grandi opere- inutili -, come la TAV o il ponte sullo stretto di Messina.
Cambiamo l'Italia mandando a casa chi ha tagliato i fondi, impugnato stabilizzazioni, e obbligato la chiusura di ospedali.
Domenico CIRASOLE

lunedì 5 marzo 2012

Precari della sanità pubblica: schiavi di un dio ignorante.


Che i precari siano schiavi è dimostrato dalla loro retribuzione, incapace di consentire la sopravvivenza nella nostra Italia; che questa condizione sociale –precaria- aumenti il diffondersi di depressioni, è dimostrato dai tanti casi di suicidi; che la flessibilità distrugga e contagi l’intera società è dimostrato dalla mancanza di nascite e dal crollo dei consumi.
Ma, nessuno pone l’attenzione sui diritti, che diventano obblighi per il lavoratore, ma che sono anche fiducia e sicurezza per il sociale.
Avere un medico e infermiere precario che non vota alle RSU sindacali aziendali, significa avere un professionista senza nessuno che lo tuteli; se lo stesso per curare, medicare, fasciare, salvare vite umane è obbligato a formarsi continuamente, ma gli è vietato il diritto d’assentarsi per partecipare a congressi, e la gratuità per loro diventa esoso costo, ciò crea una platea d’ignoranti che cercano senza mezzi e con qualche ricordo universitario di mandare avanti ospedali vecchi e affollati.
A queste vittime della sanità malata e precaria è vietato anche studiare frequentando corsi e master universitari, perché è loro negato il diritto allo studio, oltre a quello della maternità, malattia, lutto, ecc.
Insomma se la sanità è malata, è colpa di un dio ignorante, che non ha ancora compreso nonostante le migliaia ore d’insegnamento fatte in tema d’economia e di lavoro, che urge la stabilizzazione del personale precario con più di tre anni di lavoro nella P.A., e non semplici concorsi interni.
Domenico CIRASOLE


venerdì 2 marzo 2012

DIRITTO SANITARIO: MASTER UNIVERSITARIO DI PRIMO LIVELLO SULL' EVOLUZIONE, EFFICIENZA, SICUREZZA E PROFESSIONALITÀ PER UNA SANITÀ MODERNA.

MASTER DI PRIMO LIVELLO RIVOLTO A TUTTE LE LAUREE DELLE PROFESSIONI SANITARIE (LAUREATI IN MEDICINA, INFERMIERISTICA, OSTETRICIA, ECC.) .


PER OGNI INFORMAZIONE CONTATTARE LA SEGRETERIA DEL MASTER TEL.080-5717301; 080-5717390 CHIEDERE DI GIUSEPPE, FACENDO RIFERIMENTO A CONTATTI PERVENUTI DA DOMENICO CIRASOLE. 

OBIETTIVO RIAPRIRE I TERMINI. 

DIVULGATE IN MASSA.
 

IL SISTEMA SANITARIO, IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO, SI TROVA AD UN PUNTO DI SVOLTA IN QUANTO PRESENTA LA NECESSITÀ DI ADEGUARSI AI CAMBIAMENTI EPOCALI GIÀ IN ATTO.


SI PROFILA, QUINDI, LA NECESSITÀ DI RIDEFINIRE IL GOVERNO SIA NEL SUO
COMPLESSO (E MOLTI PASSI SI STANNO GIÀ FACENDO A LIVELLO REGIONALE MA ANCHE STATALE), SIA A LIVELLO DI GESTIONE DELLE SINGOLE STRUTTURE, SIANO ESSE PUBBLICHE O PRIVATE.


ANDANDO IN QUESTA DIREZIONE, IL COMPLESSO E VARIEGATO MONDO DELLA SANITÀ (AD OGNI LIVELLO ED A PARTIRE DA QUELLO LOCALE) RICHIEDE SEMPRE PIÙ GIOVANI PROFESSIONISTI SPECIALIZZATI E CONSAPEVOLI DELL’EVOLUZIONE VERSO LA QUALE IL “SISTEMA SALUTE” SI STA DIRIGENDO, NONCHÉ CAPACI ED INTERESSATI AD ACQUISIRE LE CAPACITÀ E GLI STRUMENTI PER ANTICIPARE, GESTIRE, GUIDARE E PARTECIPARE ALL’INNOVAZIONE IN ATTO NEL SETTORE.


SETTORE, QUEST’ULTIMO, CHE OFFRE AI GIOVANI UNA GRANDE SFIDA PER IL CAMBIAMENTO ED IL MIGLIORAMENTO DEL “SISTEMA SANITÀ”, IN CUI ECCELLENZA, INNOVAZIONE, EFFICIENZA E CENTRALITÀ DELLA PERSONA, RAPPRESENTANO GLI OBIETTIVI, MA ANCHE LE OPPORTUNITÀ DEL FUTURO.


FORTE DELLA PROPRIA CULTURA, ESPERIENZA E PROFESSIONALITÀ GIURIDICA (ACQUISITE E MATURATE ANCHE ATTRAVERSO LA PROMOZIONE, SIN DALL’A.A 1998/99, DEL CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN DIRITTO SANITARIO), QUINDI, L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI, ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DEL MASTER IN OGGETTO, SI PONE L’OBIETTIVO DI RISPONDERE ALLE ESIGENZE TERRITORIALI IMMETTENDO NEL MONDO DEL LAVORO LAUREATI ED ADDETTI AI LAVORI CHE POSSIEDANO UNA FORMAZIONE IDONEA (E, CIOÈ, COMPLETA ED AGGIORNATA) A GESTIRE ED AFFRONTARE CON PROFESSIONALITÀ E COMPETENZA IL RINNOVAMENTO DEL “SISTEMA SANITÀ” E CHE, PERALTRO, SIANO IN GRADO DI EVITARE CHE
LO STESSO DIVENTI (O CONTINUI AD ESSERE) ANTIECONOMICO.


IL CORSO DI MASTER UNIVERSITARIO DI PRIMO LIVELLO IN “DIRITTO SANITARIO –
EVOLUZIONE, EFFICIENZA, SICUREZZA E PROFESSIONALITÀ PER UNA SANITÀ MODERNA” SI PROPONE DI FORMARE PROFESSIONISTI DEL “SISTEMA SANITÀ” AI FINI DEL LORO INSERIMENTO IN ENTI PUBBLICI O PRIVATI COMPETENTI OD OPERANTI NEL SETTORE SANITARIO O SOCIALE, QUALI AZIENDE SANITARIE, STRUTTURE SOCIO-SANITARIE, ENTI LOCALI, COOPERATIVE SOCIALI, IMPRESE, ANCHE FARMACEUTICHE E DEL SETTORE HEALTH CARE.


IL MASTER IN OGGETTO, INFATTI, SI PROPONE DI FAR ACQUISIRE AI PARTECIPANTI (ANCHE ATTRAVERSO ESEMPLIFICAZIONI RIFERITE AD ESPERIENZE OPERATIVE):
1) CONOSCENZE E COMPETENZE SUGLI ASPETTI FONDAMENTALI DEL DIRITTO DELLA
ORGANIZZAZIONE SANITARIA, ATTRAVERSO L’ENUCLEAZIONE DELLE DEBOLEZZE E DEI PUNTI DI FORZA DEL SISTEMA NONCHÈ DELLE SUE PROSPETTIVE DI CRESCITA E
MIGLIORAMENTO;
2) CONOSCENZE E COMPETENZE SULL’EVOLUZIONE DEL S.S.N., SULLA SUA
ORGANIZZAZIONE, STRUTTURAZIONE NONCHÈ SULLE ATTIVITÀ DA ESSO ESPLETATE;
3) CONOSCENZE E COMPETENZE SU: SISTEMI DI CONTROLLO, PATRIMONIO, CONTABILITÀ E FINANZIAMENTO DEGLI OPERATORI (PUBBLICI E PRIVATI) DEL SETTORE;
4) CONOSCENZE E COMPETENZE DI BIOETICA, IGIENE PUBBLICA E SICUREZZA DEL
LAVORO;
5) CONOSCENZE E COMPETENZE IN MATERIA DI AZIENDALIZZAZIONE DELLA SANITÀ;
6) CONOSCENZE E COMPETENZE IN MATERIA DI PRIVATIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI
LAVORO;
7) CONOSCENZE E COMPETENZE IN MATERIA DI GESTIONE DEL PERSONALE OPERANTE
NEL SETTORE DELLA SANITÀ ALLE DIPENDENZE DELLE AZIENDE PUBBLICHE E/O
PRIVATE.




Parte A – Informazioni generali


SCHEDA DI PRESENTAZIONE


Bando di Concorso

Insegnanti precari risarciti, infermieri e medici precari licenziati. Le strane diverse anime gemelle con diverso trattamento.


Mentre i governo Monti  tagli i viveri alla sanità che licenzia medici e infermieri con contratti a tempo determinato dopo anni, ai precari della scuola pubblica viene riconosciuto il danno con maxi risarcimento. Queste le due anime dello stesso problema. Urge la stabilizzazione dei precari della P.A..
Di seuito i due articoli.
Cirasole Domenico

Sanità senza tregua tagliati anche i precari
Sospese le sostituzioni per malattia e maternità, congelati anche i contratti a progetto
di GIUSEPPE FILETTO

Sanità senza tregua tagliati anche i precari
Contratti a termine bloccati, compresi quelli dei precari di Ist e Gaslini; cancellate le sostituzioni del personale sanitario assente per malattia, per maternità e per motivi di famiglia, congelati i rapporti di lavoro "Co. Co. Co" e le consulenze "inutili". Fino a quando ogni azienda non avrà fatto l'assestamento di bilancio.

Lo Stato chiude i rubinetti e la Regione risparmia fino all'ultima goccia: approva una delibera che se da un lato pone un freno alle spese "incontrollate" di ciascun ente regionale, dall'altro mette in ginocchio settori vitali come la sanità. Ospedali, Asl, servizi territoriali socio-sanitari non possono sostituire il personale assente, con gravi carenze in alcuni ambiti tanto da determinare la morte di diversi servizi. Proprio negli scorsi giorni la Asl Tre Genovese ha chiuso i consultori familiari di tutta la Valle Scrivia (Busalla, Montoggio, Casella) e di Campomorone. Si appresta a trasferire ed accorpare le radiologie di via Archimede, i laboratori di Sestri Ponente e di Pontedecimo.

Oltre alla sanità con i suoi 20 mila dipendenti, con l'acqua alla gola sono pure l'Arsu (Agenzia Regionale per i Servizi Scolastici ed Universitari), i Centri per il Lavoro, l'Are (Agenzia per l'Energia), l'Arte (l'ex Iacp), l'Arpal e tutti gli altri enti della Regione; la stessa amministrazione regionale con suoi 1100 dipendenti.
La mini-manovra, che chiama tutti all'austerità e punta a recuperare qualche decina di milioni di euro, è superabile unicamente per qualche
caso eccezionale, sempre attraverso una deroga che solo la giunta può concedere: "I rinnovi dei contratti sono valutati caso per caso - precisa Claudio Montaldo, assessore regionale alla Sanità - possiamo fare strappi alla regola per i precari che lavorano da dieci, venti anni; per chi ha avuto un incarico di sei mesi o di un anno, appena venute meno le ragioni per cui è stato concesso, si chiude".

Una dichiarazione, quella del compagno Montaldo che, se fosse stata rilasciata appena un anno fa, avrebbe scatenato la scomunica da parte dell'intero centrosinistra e di tutto il mondo sindacale. La recessione galoppa e il Professore docet. Il provvedimento, approvato il 13 gennaio scorso, segue infatti le orme della Manovra-Monti che nella pubblica amministrazione blocca l'80% di turnover sui contratti a tempo indeterminato (quelli attribuiti tramite concorsi): ogni 5 dipendenti che vanno in pensione, soltanto uno può essere rimpiazzato.
La Finanziaria dello Stato, però, lascia alle competenze delle Regioni tutte le altre assunzioni a tempo determinato. La giunta regionale della Liguria aggiunge il carico da novanta: "Dobbiamo cercare di risparmiare ovunque - predica Gabriele Cascino, assessore al Personale - vogliamo vedere se abbiamo personale da potere recuperare da altri settori, cerchiamo di spendere meno in termini di personale e di risorse, sial sul medio che sul lungo periodo".

Cascino per ora non sa quantificare la cifra che si potrà recuperare, ma ricorda che nella pubblica amministrazione la maggiore spesa è determinata dal costo del personale. Gli fa eco Sergio Rossetti, assessore al Bilancio: "Abbiamo detto che non si assume nessuno, a meno che non ci sia una deroga, approvata dalla giunta; se c'è bisogno di un anestesista per mandare avanti un reparto essenziale, allora facciamo l'eccezione, se invece ci chiedono un amministrativo, cerchiamo di recuperarlo da qualche settore in esubero".

(02 marzo 2012) 


Modena, insegnanti precari ottengono risarcimento record dal ministero
di Felicia Buonomo | Modena | 2 marzo 2012


Più informazioni su: articolo 18, gelmini, ministero dell'istruzione, Modena, precari, Scuola, supplenti, Vincenzo Brancantisano



Assunti a settembre e licenziati a giugno per diversi anni, hanno fatto ricorso in tribunale che ha giudicato colpevole il Miur, gestione Gelmini, di violazione del principio di non discriminazione. Saranno risarciti per mezzo milione di euro
L’esordio è stato la pubblicazione di un libro inchiesta contro lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica. Il passo successivo è stato di portare il ministero dell’istruzione in Tribunale. Oggi il lieto epilogo: il ministero dell’istruzione dovrà risarcire mezzo milione di euro. Lo ha sancito  la sentenza emessa dal giudice del lavoro Carla Ponterio che ha dichiarato l’illegittimità del termine posto ai contratti.

Accade a Modena, grazie all’autore di “Una vita supplente” (edito da Nuovi Mondi), Vincenzo Brancatisano, giornalista e professore precario da oltre 20 anni di diritto ed economia politica. Ad aprile scorso, infatti, un gruppo di precari della scuola di Modena, guidati dalle tesi contenute nel libro di Brancatisano, ha deciso di presentare ricorso al Tribunale di Modena (sezione lavoro) citando il ministero della pubblica istruzione, ai tempi guidato da Mariastella Gelmini, adducendo la violazione del principio di non discriminazione sancito dalla direttiva europea 70/99, che recepisce l’accordo quadro sulla prevenzione degli abusi dei contratti a termine (direttiva recepita anche in Italia nel 2001 con il decreto legislativo 368/2001 e, in particolare nel lavoro pubblico, il decreto 165).

Il diritto ad avere la conversione del contratto a tempo indeterminato non è stato sancito, ma a compensazione il giudice ha riconosciuto un cospicuo risarcimento del danno. Il mezzo milione che il ministero dovrà pagare, dunque, comprende: 15 mensilità dell’ultima retribuzione globale a titolo di risarcimento danni per illegittima apposizione del termine al contratto di lavoro; la ricostruzione di carriera, cioè il riconoscimento agli scatti di anzianità maturati e dunque un corposo aumento di stipendio (circa 500-600 euro in più al mese nel caso di Brancatisano che ha circa 20 anni di precariato); nonché le ingenti differenze retributive, ovvero gli arretrati derivanti dal divario tra quello che è stato percepito negli anni e quello che avrebbe dovuto essere percepito se il contratto fosse stato a tempo indeterminato e non illegittimamente a termine, come invece succede a milioni di lavoratori.

Con Brancatisano hanno ottenuto giustizia altri sette professori, tutti assistiti dall’avvocato Maria Grazia Pinardi, giuslavorista del Foro di Bologna, che per decenni sono stati assunti il primo giorno di scuola e licenziati il 30 giugno di ogni anno. Nel volume, 350 pagine frutto di un’inchiesta durata 5 anni, Brancatisano ha tracciato i molteplici ed incredibili aspetti della situazione di apartheid contrattuale in cui versano centinaia di migliaia di insegnanti, bidelli, tecnici e amministrativi (gli ultimi dati parlavano di 11.119 precari solo in Emilia Romagna, di cui 2.127 modenesi) assunti e licenziati a ripetizione, pagati sempre con lo stipendio di prima nomina e lasciati senza lavoro d’estate, in attesa della puntuale riassunzione a settembre.

“Non c’è solo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – commenta oggi Brancatisano, riferendosi a governo e sindacati – Se si è costretti ad arrivare al processo civile per ottenere l’eliminazione di disparità di trattamento diffusissime che violano i più elementari principi del diritto italiano e comunitario, come quello della parità di retribuzione o del riconoscimento anche ai precari degli scatti di anzianità, vuol dire che la contrattazione collettiva serve solo a chi è già protetto e che i sindacati si sono quanto meno distratti negli ultimi decenni sul tema del precariato. Ma c’è un giudice a Berlino, anzi a Modena”

giovedì 1 marzo 2012

PRECARI E NO-TAV INSIEME CONTRO LA CASTA, PER LA DEMOCRAZIA E LA LEGALITA'. PRESIDI IN TUTTE LE PIAZZE D'ITALIA

Quindicesima puntata di Servizio Pubblico del 1 marzo 2012. Conduce in studio Michele Santoro. In questo Video Marco Travaglio ripercorre la storia della ferrovia Torino-Lione e illustra le conseguenze del progetto TAV. Il TAV è dannoso: lo è per le casse dello Stato e per le tonnellate di rifiuti (tra cui l'amianto) che verranno prodotti durante i lavori di costruzione.
I precari di tutta l'Italia affiancheranno le proteste e la resistenza in nome della Democrazia e della Legalita contro una casta politica che non ci ha mai rappresentato.
Le proteste in tutta Italia. Da Milano a Palermo, da Bologna a Napoli: l'onda dei manifestanti No Tav continua inondare l'Italia dopo l'incidente di lunedì scorso che è quasi costato la vita a Luca Abbà, il militante che è rimasto folgorato dopo essere salito su un traliccio dell'alta tensione per protestare contro l'allargamento del cantiere di Chiomonte e la realizzazione dell'Alta velocità Torino-Lione.

Il cervello dei precari non si riposa mai

Il cervello del precario, omai depresso non si ferma mai.  
In base a uno studio, si è scoperto che nei precari ormai depressi un recettore non funziona bene, rendendo impossibile uno ‘stand by’ cerebrale, una pace interiore,  provocando quindi uno stato sempre sul filo della tensione. 
Nel cervello umano le aree neurali dette “default mode network”,  si attivano quando non si ha nente da fare, in pratica quando la mente vaga e si riposa. 
Nei precari ormai tutti depressi, sempre più ansiosi e in preda a ruminazioni continue, la calma mentale è rara, irragiungibile. 
Questo studio conferma la che la precarietà perenne apre le porte alla  depressione e ansia.



Domenico CIRASOLE

Sanità pubblica: Niente concorsi per infermiere e medico. Mareggiata di precari nel Asl. Roma è solo un esempio. Monti risponde mandando i militari negli ospedali anzichè stabilizzare i precari.