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Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.

Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.
Partigiani sempre

martedì 31 gennaio 2012

Precari storici della Pubblica Amministrazione: Fornero e Monti avviino rapidamente la stabilizzazione del lavoro.


Il Governo Monti su spinta del Presidente Napolitano, voglia affrontare la questione dei quarantenni precari della sanità pubblica (Puglia), che ormai non possono vedere tutelati i propri diritti innanzi i Tribunali a causa del collegato al lavoro.
Il Governo Monti ha voluto:
1. disapplicare  in Italia una normativa europea che vietava lo sfruttamento dei precari per più di tre anni e per più di tre proroghe;
2.  impedire il ricorso per vizi nei molteplici incarichi dei precari;
3. ridurre il risarcimento che i precari storici della P.A. potevano avanzare in sostituzione della trasformazione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato (STABILIZZAZIONE);
4. bloccare i concorsi  (blocco del turn-over);
5. congelare il diritto di precedenza nei concorsi che certamente non saranno indetti entro l’anno.
La giurisprudenza e la dottrina, in assenza di un'adeguata Legislazione, continuano ad affermare il principio del concorso per l'accesso alla P.A., disattendendo la Direttiva Europea.
A parere di chi scrive l'articolo 97 della Costituzione è un principio debole superato dalle norme Europee, come affermato dall'art. 111 della Costituzione.
La Nuova resistenza crede che si debba procedere per gradi, iniziando da chi appunto vanta un diritto, cioè quello di ricoprire i posti vacanti occupati da anni.
Sorge così l’esigenza d’iniziare proprio dai precari storici STABILIZZANDOLI, eliminando qualsivoglia ingiustizia che loro hanno dovuto sopportare a causa dei Governi precedenti.
Questi hanno costretto molti infermieri a vivere appesi a un filo per anni, in ospedali sotto organico.
Noi diciamo “ORA BASTA”, occorre stabilizzare il personale precario storico non dirigenziale, ANCHE SE DIMENTICATO DAI SINDACATI!!
Gli attuali storici infermieri precari grazie all'anzianità hanno dato ampia prova delle loro capacità.
La P.A. continua a sfruttare precari non per circostanze sopravvenute, ma per una carenza cronica del personale, per ragioni inespresse e inesistenti.
Questa reiterata volontà se fosse attuata da un imprenditore privato sarebbe sanzionata con la conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, secondo quanto imposto dalla Comunità Europea 1999/70 CE e recepito nella 368/01.
Quindi, se il lavoratore fosse stato dipendente di un’azienda sanitaria privata, le conseguenze di una simile violazione sarebbero state ovvie: la conversione automatica del contratto a tempo indeterminato.
Le stesse esigenze strutturali per nulla provvisorie della Pubblica Amministrazione, da sempre considerata immune dal subire la conversione del contratto, sono sanificate dall'art. 97 della Costituzione, che prevede come fattore ostativo la regola del concorso.
Ma la regola concorsuale non è ineludibile, infatti l'articolo 97 della Costituzione già contempla la possibilità che possa essere derogata con legge, e non essendo collocato nel novero dei principi fondamentali della carta cede al diritto interno e al diritto comunitario incompatibile o in contrasto.
Se ciò è vero, l'articolo 97 quale principio debole, cede il passo al principio forte della direttiva europea 1999/70 CE e al sistema generale dei profili sanzionatori dettati dalla 368/01 che prevedono appunto la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ciò nonostante il principio della concorsualità è superato dall'art. 36 del D.lgs 165/2001 che prevede procedure di reclutamento ( titoli, curriculum, esperienza lavorativa nella stessa P.A.) anche per le assunzioni a termine nella Pubblica Amministrazione.
Quindi l'articolo 97 della Costituzione non rappresenta un ostacolo alla conversione del rapporto di lavoro, quando vi è stata una selezione ad evidenza pubblica superata dal lavoratore precario prima di essere assunto a termine.
Vi è solo una volontà anche del Governo Monti di continuare sulla scia dei governi precedenti senza alcuna discontinuità.
Il governo Monti contribuisce a discriminare i lavoratori a termine della P.A. non procedendo alla loro stabilizzazione, ma anzi mandandoli a casa a seguito degli ulteriori tagli.
Il Governo Monti così facendo da ampia prova di voler ascoltare, e obbedire alle regole imposte dall'Europa solo quando vi è da sanzionare il lavoro dipendente e salassare i cittadini italiani, dimenticandosi di riconoscere valore ai chi lavora da anni negli ospedali.
Noi crediamo che l’Italia deve applicare le norme europee che salvano il lavoratore precario anche nella P.A. cosi come imposto dall'art. 111 della Costituzione.
Concludendo, vietare le manifestazioni, approvare nuove norme che limitano il risarcimento del danno, eliminare diritti, raggirare norme e direttive europee e penalizzare i più deboli della società, crediamo non sia la strada migliore che un Governo Equo debba percorrere.
ATTENDIAMO UN ATTO DI FORZA E DI CORAGGIO DEL GOVERNO.
ATTENDIAMO LA NOSTRA STABILIZZAZIONE.
Domenico CIRASOLE     
Presidente  del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"

domenica 29 gennaio 2012

30.01.2012: Vietata la manifestazione al Comitato Dignità Sociale.

Ci auguriamo che il presidente del Comitato “Dignita’ Sociale”, che incontrerà l’Autorita’ di Governo mercoledi’ prossimo a Roma,  voglia affrontare anche la questione dei quarantenni precari della sanità pubblica (Puglia), che ormai grazie al Governo Monti non possono vedere tutelati i propri diritti innanzi i Tribunali a causa del collegato al lavoro.
Il Governo Monti ha voluto:
1. disapplicare  in Italia una normativa europea che vietava lo sfruttamento dei precari per più di tre anni e per più di tre proroghe;
2.  impedire il ricorso per vizi nei molteplici incarichi dei precari;
3. ridurre il risarcimento che i precari storici della P.A. potevano avanzare in sostituzione della trasformazione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato (STABILIZZAZIONE);
4. bloccare i concorsi  (blocco del turn-over);
5. congelare il diritto di precedenza nei concorsi che certamente non saranno indetti entro l’anno.
La giurisprudenza e la dottrina, in assenza di un'adeguata Legislazione, continuano ad affermare il principio del concorso per l'accesso alla P.A., disattendendo la Direttiva Europea.
A parere di chi scrive l'articolo 97 della Costituzione è un principio debole superato dalle norme Europee, come affermato dall'art. 111 della Costituzione.
La Nuova resistenza crede che si debba procedere per gradi, iniziando da chi appunto vanta un diritto, cioè quello di ricoprire i posti vacanti occupati da anni.
Sorge così l’esigenza d’iniziare proprio dai precari storici STABILIZZANDOLI, eliminando qualsivoglia ingiustizia che loro hanno dovuto sopportare a causa dei Governi precedenti.
Questi hanno costretto molti infermieri a vivere appesi a un filo per anni, in ospedali sotto organico.
Noi diciamo “ORA BASTA”, occorre stabilizzare il personale precario storico non dirigenziale, ANCHE SE DIMENTICATO DAI SINDACATI!!
Gli attuali storici infermieri precari grazie all'anzianità hanno dato ampia prova delle loro capacità.
La P.A. continua a sfruttare precari non per circostanze sopravvenute, ma per una carenza cronica del personale, per ragioni inespresse e inesistenti.
Questa reiterata volontà se fosse attuata da un imprenditore privato sarebbe sanzionata con la conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, secondo quanto imposto dalla Comunità Europea 1999/70 CE e recepito nella 368/01.
Quindi, se il lavoratore fosse stato dipendente di un’azienda sanitaria privata, le conseguenze di una simile violazione sarebbero state ovvie: la conversione automatica del contratto a tempo indeterminato.
Le stesse esigenze strutturali per nulla provvisorie della Pubblica Amministrazione, da sempre considerata immune dal subire la conversione del contratto, sono sanificate dall'art. 97 della Costituzione, che prevede come fattore ostativo la regola del concorso.
Ma la regola concorsuale non è ineludibile, infatti l'articolo 97 della Costituzione già contempla la possibilità che possa essere derogata con legge, e non essendo collocato nel novero dei principi fondamentali della carta cede al diritto interno e al diritto comunitario incompatibile o in contrasto.
Se ciò è vero, l'articolo 97 quale principio debole, cede il passo al principio forte della direttiva europea 1999/70 CE e al sistema generale dei profili sanzionatori dettati dalla 368/01 che prevedono appunto la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ciò nonostante il principio della concorsualità è superato dall'art. 36 del D.lgs 165/2001 che prevede procedure di reclutamento ( titoli, curriculum, esperienza lavorativa nella stessa P.A.) anche per le assunzioni a termine nella Pubblica Amministrazione.
Quindi l'articolo 97 della Costituzione non rappresenta un ostacolo alla conversione del rapporto di lavoro, quando vi è stata una selezione ad evidenza pubblica superata dal lavoratore precario prima di essere assunto a termine.
Vi è solo una volontà anche del Governo Monti di continuare sulla scia dei governi precedenti senza alcuna discontinuità.
Il governo Monti contribuisce a discriminare i lavoratori a termine della P.A. non procedendo alla loro stabilizzazione, ma anzi mandandoli a casa a seguito degli ulteriori tagli.
Il Governo Monti così facendo da ampia prova di voler ascoltare, e obbedire alle regole imposte dall'Europa solo quando vi è da sanzionare il lavoro dipendente e salassare i cittadini italiani, dimenticandosi di riconoscere valore ai chi lavora da anni negli ospedali.
Noi crediamo che l’Italia deve applicare le norme europee che salvano il lavoratore precario anche nella P.A. cosi come imposto dall'art. 111 della Costituzione.
Concludendo, vietare le manifestazioni, approvare nuove norme che limitano il risarcimento del danno, eliminare diritti, raggirare norme e direttive europee e penalizzare i più deboli della società, crediamo non sia la strada migliore che un Governo Equo debba percorrere.
ATTENDIAMO UN ATTO DI FORZA E DI CORAGGIO DEL GOVERNO.
ATTENDIAMO LA NOSTRA STABILIZZAZIONE.
Domenico CIRASOLE     
Presidente  del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"





Comunicato Stampa:Denunciato il Questore di Latina!

28 Gennaio 2012


In data odierna alle ore 17,30 si e’ riunita l’Assemblea del Comitato “Dignita’ Sociale”,presenti oltre 500 Delegati e rappresentanti di tutto il territorio,ove all’unanimita’ e’ stato deciso di Querelare il Questore di Latina Alberto Intini per gravi reati commessi per il divieto che ha posto alla manifestazione della marcia su Roma del 30.01.2012 alle ore 6 da Latina a Roma.
L’Autorita’ di Governo ha chiesto ad una delegazione del Movimento di incontrarsi a Roma Mercoledi’ prossimo per concordare le modalita’ e giorno per la marcia su Roma.
L’assemblea al fine di evitare scontri violenti con le Forze dell’Ordine che sono apprezzate dal Popolo Italiano e per organizzare su Roma da varie parti del Territorio Nazionale,ha accolto l’invito,si riserva di far conoscere il giorno e l’ora in cui ci sara’ la marcia su Roma del Popolo Italiano senza bandiere di Sindacati e di Partiti.

FORNTE: http://sicurezzaelegalita.it/



venerdì 27 gennaio 2012

Precari: nesuna grazia con il decreto milleproroghe. Graduatorie prorogate.

Decreto Legge 29 dicembre 2011 n. 216

(Decreto Milleproroghe)

 Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2011 n. 302

 Novità in materia di concorsi. Precisamente riguardano la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici che vengono prorogate al 31/12/2011. La proroga in questione riguarda tutte quelle graduatorie che di norma hanno validità triennale e quindi, alla loro scadenza, andrebbe rifatto un nuovo concorso. 

Per quanto riguarda la scuola invece i docenti potranno tirare un sospiro di sollievo. Nel testo definitivo del Decreto Legge è infatti sparita la parte, contenuta nella ‘bozza’ precedente, attraverso cui si stabiliva che le graduatorie “vigenti per il biennio 2009/2010 – 2010/2011 sono prorogate per l’anno scolastico 2011/2012”. Questo permette l’aggiornamento del punteggio nelle graduatorie a esaurimento, utile ai docenti precari che dovranno integrare servizi e titoli acquisiti nell’ultimo biennio. 
Al di là delle intenzioni di chi ha scritto l’emendamento, questa norma denoti oggettivamente la preferenza dell’ordinamento per l’utilizzazione delle graduatorie esistenti, rispetto all’indizione di nuovi concorsi.
Speranza per tutti coloro che attendono da anni parcheggiati in graduatorie che non si smuovono.
Nessuna soluzione è stata ideata per chi è precario da una vita; i concorsi  con riserva del 50% potevano essere un'ottima soluzione.
Proroga ai precari alla fine dell’anno degli ammortizzatori sociali per i lavoratori a progetto e delle risorse destinate in via «transitoria» alla Cig ordinaria.
Scadono a fine anno i termini entro i quali le pubbliche amministrazioni possono assumere personale a tempo indeterminato. 

Articolo 1 – Proroga termini in materia di assunzioni
1. Il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato di cui all’articolo 1, commi 523, 527 e 643, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, e all’articolo 66, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, e’ prorogato al 31 dicembre 2012.
2. Il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato relative alle cessazioni verificatesi nell’anno 2009 e nell’anno 2010, di cui all’articolo 3, comma 102, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni e all’articolo 66, commi 9-bis, 13 e 14, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 e successive modificazioni, e’ prorogato al 31 dicembre 2012 e le relative autorizzazioni ad assumere, ove previste, possono essere concesse entro il 31 luglio 2012.
3. All’articolo 66, comma 13, del decreto-legge 25 giugno 2008, n.
112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, le parole: “Per il triennio 2009-2011” sono sostituite dalle seguenti: “Per il quadriennio 2009-2012”. Al medesimo comma e’ soppresso il sesto periodo.
4. L’efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, approvate successivamente al 31 dicembre 2005, e’ prorogata fino al 31 dicembre 2012. La disposizione di cui all’articolo 1, comma 346, lettera e), della legge 24 dicembre 2007, n. 244, continua ad applicarsi, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.
5. Il termine per procedere alle assunzioni relative all’anno 2011, previste dall’articolo 29, comma 9, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, e’ prorogato al 31 dicembre 2012; a tal fine, e’ considerato il limite di cui all’articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, come vigente al 31 dicembre 2010.
6. I termini di efficacia delle graduatorie per assunzioni a tempo indeterminato relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, prorogati dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 marzo 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 74 del 31 marzo 2011, sono ulteriormente prorogati fino al 31 dicembre 2012.

lunedì 23 gennaio 2012

Precari: Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.




Signor Presidente della Repubblica,

non bastava il Collegato Lavoro (Legge 183, sospesa fino al 31 dicembre 2011) per i precari, con il quale è reso impossibile fare causa alle aziende.

Il Governo di Mario Monti, il ministro Elsa Fornero e Patroni Griffi, non solo non vogliono stabilizzare i precari storici della Pubblica Amministrazione (Sanità) ma dando vigore al collegato vietano di fatto i ricorsi ai “contrattisti multipli”.

Questi precari, che hanno sottoscritto più di un contratto con la stessa azienda, e hanno firmato per esempio cinque collaborazioni con lo stesso datore, potranno impugnare davanti a un giudice solo l’ultimo rapporto di lavoro.

Nel caso il precario, riesca a vincere la propria causa di lavoro l’indennità per l’ex dipendente andrà da un minimo di2,5 a un massimo di 12 mensilità.

Oggi questi signori Professori, vogliono anche eliminare l'articolo 18 per renderci tutti eternamente precari, e inserire il contratto unico per consentire alle imprese in particolare quella pubblica ( sanità ), di sfruttare tutti per soli tre anni prima che avvenga il riciclo del precario.

Presidente Napolitano, se continuiamo con questo passo Lei è responsabile della distruzione sociale dell'Italia, e della vita di molti precari, per aver scelto questo Governo.

Presidente solo Lei può ridare equità a questo paese, intervenga ora o sarà troppo tardi per noi precari storici. Dopo anni chiediamo stabilità.

Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Domenico Cirasole
http://precariesenzalavoro.blogspot.com/

venerdì 20 gennaio 2012

Dov'è Il Presidente Giorgio Napolitano mentre il Governo Monti calpesta i diritti dei precari dando vita al collegato al lavoro ? E' impossibile fare ricorso e far valere i diritti dei sfruttati dalla P.A. !


Precari sfruttati: impossibille fare ricorso contro le aziende. Politica (PD, PDL, IDV, UDC, FLI, TERZO POLO) e sindacati ( CGIL, CISL, UGL. UIL, USB, COBAS, USI ) tutti silenziosamente concordi nel ridare vigolre al Collegato Lavoro ( Legge 183 approvata il 24 novembre 2010 )


Ad oggi risulta assente l'equità del Governo Monti, del Ministro Fornero, del Ministro Patroni Griffi, e del Ministro Balduzzi, tutti complici nel punire i precari italiani, in particolar modo quelli della Sanità Pubblica.
Domenico Cirasole
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Riforma Lavoro: per precari quasi impossibile fare causa alle aziende
di: Lorenzo Galeazzi e Federico Mello Pubblicato il 20 gennaio 2012| Ora 10:05
FONTE:

           

Roma - La proroga è scaduta lo scorso 31 dicembre e ora per i precari sono guai seri. Sì, perché nel disinteresse dei partiti e nel silenzio dei giornali, è tornato in vigore il Collegato Lavoro, la normativa che renderà la vita impossibile ai lavoratori atipici che vorranno impugnare il proprio contratto davanti a un giudice. E’ la Legge 183 approvata il 24 novembre 2010 e poi, dopo un’ondata di polemiche, sospesa fino al 31 dicembre 2011. E il ministro Elsa Fornero, impegnata nella riforma del mercato del lavoro che porta il suo nome, non ha nessuna intenzione di mettere mano al testo prima varato, poi messo nel congelatore dal precedente governo.

E ora torna tutto come prima: il lavoratore atipico che deciderà di fare causa al suo datore di lavoro (il caso più comune è quello in cui dietro un contratto precario si nasconde un rapporto di lavoro dipendente a tutti gli effetti) avrà tempo massimo 60 giorni, dopodiché non potrà più rivendicare nessun diritto. Tradotto in parole povere significa che chi è stato licenziato o ha terminato la collaborazione prima di capodanno, se ritiene che le condizioni di lavoro non fossero corrette, potrà andare da un avvocato entro e non oltre il primo marzo.

Il problema è il limbo temporale che scorre fra un contratto scaduto e un altro forse in arrivo può essere ben superiore ai due mesi. Anzi, un datore di lavoro può far trascorrere i famosi 60 giorni con la promessa del rinnovo e al 61esimo rimangiarsi la parola. A quel punto per il precario non c’è più niente da fare.

Ma le insidie non finiscono qui. C’è un’ulteriore trappola per i "contrattisti multipli", quei precari che hanno sottoscritto più di un contratto con la stessa azienda. Se un lavoratore ha firmato per esempio cinque collaborazioni con lo stesso datore in un anno, potrà impugnare (sempre entro e non oltre i famosi 60 giorni) davanti a un giudice solo l’ultimo rapporto di lavoro. Il risultato? Molte meno possibilità di vincere: se la causa riguarda un solo contratto di due mesi e non tutti quelli firmati, l’azienda avrà gioco facile a dimostrare la "temporaneità" dell’impiego.

C’è anche un’ultima fregatura legata al termine-capestro dei 60 giorni: il licenziamento orale. Prima dell’entrata in vigore del Collegato lavoro, il padrone era obbligato a comunicare la cessazione del rapporto in forma scritta, quindi con una lettera e una data precisa. Ora l’azienda potrà bloccare il processo semplicemente trovando dei testimoni disposti a dichiarare il falso: che il licenziamento (orale) c’è stato prima della data indicata dal lavoratore.

Nel caso il precario, districandosi fra le mille insidie, riesca a vincere la propria causa di lavoro non si aspetti che il datore gli riconosca il "mancato guadagno". Prima di questa legge le aziende quando perdevano in tribunale erano obbligate a corrispondere al lavoratore tutti gli stipendi in cui era rimasto a casa. Ora non sarà più così: l’indennità per l’ex dipendente andrà da un minimo di 2,5 a un massimo di 12 mensilità. Peccato che in una causa di lavoro da quando un avvocato deposita il ricorso alla prima udienza passano quasi sempre due anni. Poi c’è il processo che può durare anni. E se per tutto quel tempo il lavoratore rimane a casa? Fatti suoi, il massimo a cui può ambire sono 12 mesi di rimborso.

La riforma Fornero prevede un contratto unico al posto dello spezzatino imposto dalla Legge 30 (la Riforma Biagi) del 2003. Potrebbe essere un primo passo per tutelare i lavoratori atipici? E’ ancora tutto da vedere. Ma certamente gli strascichi di 15 anni di politiche della precarietà (dal Pacchetto Treu del 1997) peseranno ancora a lungo sulla vita di milioni di cittadini. Soprattutto ora che, grazie al Collegato Lavoro, in tribunale sarà ancora più difficile fare valere i propri diritti.




http://www.wallstreetitalia.com/article/1307582/riforma-lavoro-per-precari-quasi-impossibile-fare-causa-alle-aziende.aspx


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/20/torna-collegato-lavoro-precari-sara-quasi-impossibile-fare-causa-alle-aziende/185032/


http://www.nuovaresistenza.org/2012/01/20/torna-il-collegato-lavoro-per-i-precari-sara-quasi-impossibile-fare-causa-alle-aziende-lorenzo-galeazzi-e-federico-mello-il-fatto-quotidiano/




http://www.orientativamenteno.com/2012/01/torna-il-collegato-lavoro-per-i-precari.html




Questo il governo dell'equità.
Presidente del Consiglio
    Mario Monti
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
    Antonio Catricalà (segretario del Consiglio dei Ministri)
    Giampaolo D'Andrea (Rapporti con il Parlamento)
    Antonio Malaschini (Rapporti con il Parlamento)
    Carlo Malinconico (Editoria) (dimissionario dal 10 gennaio 2012)
    Paolo Peluffo (Informazione e Comunicazione)




Ministri senza portafoglio








Affari europei
    Ministro: Enzo Moavero Milanesi
Affari regionali, turismo e sport
    Ministro: Piero Gnudi
Coesione territoriale
    Ministro: Fabrizio Barca
Rapporti con il Parlamento
    Ministro: Piero Giarda
Cooperazione internazionale e l’integrazione
    Ministro: Andrea Riccardi
Pubblica amministrazione e per la semplificazione
    Ministro: Filippo Patroni Griffi




Ministri con portafoglio




Affari Esteri
    Ministro: Giuliomaria Terzi di Sant'Agata
    Sottosegretario: Marta Dassù, Staffan de Mistura
Interno
    Ministro: Anna Maria Cancellieri
    Sottosegretario: Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, Saverio Ruperto
Giustizia
    Ministro: Paola Severino Di Benedetto
    Sottosegretario: Salvatore Mazzamuto, Andrea Zoppini
Difesa
    Ministro: Giampaolo Di Paola
    Sottosegretario: Filippo Milone, Gianluigi Magri
Economia e Finanze
    Ministro: Mario Monti
    Vice Ministro: Vittorio Grilli
    Sottosegretario: Vieri Ceriani, Gianfranco Polillo
Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
    Ministro: Corrado Passera
    Vice Ministro: Mario Ciaccia (Infrastrutture e Trasporti)
    Sottosegretario: Guido Improta (Infrastrutture e Trasporti)
    Sottosegretario: Claudio De Vincenti, Massimo Vari (Sviluppo Economico)
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
    Ministro: Mario Catania
    Sottosegretario: Franco Braga
Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
    Ministro: Corrado Clini
    Sottosegretario: Tullio Fanelli
Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità
    Ministro: Elsa Fornero
    Vice Ministro: Michel Martone
    Sottosegretario: Cecilia Guerra
Istruzione, Università e Ricerca
    Ministro: Francesco Profumo
    Sottosegretario: Elena Ugolini, Marco Rossi Doria
Beni e Attività Culturali
    Ministro: Lorenzo Ornaghi
    Sottosegretario: Roberto Cecchi 
Salute
    Ministro: Renato Balduzzi
    Sottosegretario: Adelfio Elio Cardinale

Precari sfruttati: impossibille fare ricorso contro le aziende. Politica (PD, PDL, IDV, UDC, FLI, TERZO POLO) e sindacati ( CGIL, CISL, UGL. UIL, USB, COBAS, USI ) tutti silenziosamente concordi nel ridare vigolre al Collegato Lavoro ( Legge 183 approvata il 24 novembre 2010 )


Ad oggi risulta assente l'equità del Governo Monti, del Ministro Fornero, del Ministro Patroni Griffi, e del Ministro Balduzzi, tutti complici nel punire i precari italiani, in particolar modo quelli della Sanità Pubblica.

Domenico Cirasole

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Riforma Lavoro: per precari quasi impossibile fare causa alle aziende 


martedì 17 gennaio 2012

Il termine precariato descrive situazioni spesso diverse tra loro: ci sono lavoratori assunti con contratti a tempo determinato o forme analoghe, specie in alcuni settori, che vorrebbero (DOVREBBERO DI DIRITTO) essere stabilizzati. - Patroni Griffi -


Riportiamo di seguito il testo dell’audizione del Ministro Patroni Griffi alla Commissione Affari Costituzionale del Senato.
A nostro avviso il Ministro avrebbe dovuto invece esplicitare l'intenzione di stabilizzare il personale precario sfruttato per anni dalla P.A. il cui diritto è riconosciuto dalle leggi nazionali, europee e  confermato dai tribunali di primo grado.
Buona lettura
Domenico Cirasole


(AGENPARL) - Roma, 17 gen - 15:00 FONTE: www.agenparl.it 

Signor Presidente, onorevoli senatori, devo esprimere la profonda emozione che provo nel trovarmi qui oggi di fronte a voi. In passato ho avuto il privilegio di collaborare, anche nel confronto con il Parlamento, con diversi e illustri studiosi, parlamentari e non, che hanno ricoperto prima di me il ruolo di ministro, tutti impegnati sul fronte dell’ammodernamento della nostra amministrazione. E sono convinto che le politiche dell’Amministrazione pubblica debbano cogliere il senso di questo percorso e muoversi in linea di continuità. Sento però oggi la responsabilità di dovermi misurare in prima persona con questa sfida in un momento così cruciale per l’Italia. L’Amministrazione pubblica italiana è stata attraversata, soprattutto negli ultimi due decenni, da intensi e significativi cambiamenti, generalmente rispondenti a missioni innovative, che coglievano il senso della necessità di “reinventare il governo” (secondo la nota espressione di Al Gore nell’Amministrazione Clinton) per avere un’amministrazione votata al buon senso e orientata verso i cittadini; in altri termini, la trasformazione dell’amministrazione da potere o funzione in servizio. Volendo schematizzare, tre le grandi linee lungo le quali si è principalmente sviluppato il processo riformatore: 1. la democratizzazione del procedimento amministrativo, con l’intento di dare voce in esso agli interessi anche privati coinvolti e di renderlo più trasparente; 2. la contrattualizzazione del rapporto di lavoro alle dipendenze dell’amministrazione pubblica e il ripensamento dello status e del ruolo della dirigenza amministrativa; · infine, la ricerca dell’efficienza nell’azione e nell’apparato dell’amministrazione, con i tentativi di por mano alle lentezze, ai formalismi, alla scarsa attenzione ai risultati dell’azione amministrativa, con l’introduzione progressiva di una cultura della performance intesa come creazione di valore pubblico, con una costante politica di semplificazione delle regole e delle procedure, con una giusta recente attenzione al rispetto dei tempi delle procedure amministrative, prevedendo meccanismi di responsabilità in caso di inosservanza dei termini di conclusione dei procedimenti.. Sono cambiamenti profondi e ormai acquisiti, ma che hanno rappresentato, rispetto all’amministrazione di appena qualche decennio fa, veri e propri passaggi epocali. L’Amministrazione di oggi non è più certo quella descritta dall’ allora ministro Massimo Severo Giannini, nel famoso Rapporto del 1979. Sono tuttavia consapevole che occorre ancora rendere “percepibili” dall’utenza molti di questi cambiamenti e attaccare le criticità e le sacche di inefficienza ancora presenti nell’amministrazione. L’amministrazione deve cessare di essere considerata un fattore di ostacolo allo sviluppo e alla crescita del Paese; deve anzi costituire essa stessa un volano di competitività del sistema. Come rimarcato dal Presidente Monti nelle dichiarazioni programmatiche, tra le principali azioni a sostegno della crescita vengono in rilievo le misure volte a migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, perché migliorare i servizi, che costituiscono il core di una moderna visione della “funzione pubblica”, vuol dire migliorare il prodotto delle prestazioni amministrative, contestualmente migliorando l’outcome di contesto, e quindi l’impatto dell’attività amministrativa sullo sviluppo del Paese. Certo non è un percorso realizzabile in un arco di tempo limitato quale quello di questa fine legislatura. Ciò non esclude che si possano mettere a punto strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire e stabilizzare il processo di cambiamento, al contempo intervenendo sin d’ora con misure specifiche e mirate. L’area di questi interventi potrà riguardare in particolare: 1. il settore del lavoro pubblico, con interventi che mirino, al contempo, ad assicurare una ottimizzazione delle performance con una adeguata valorizzazione delle professionalità; 2. la selezione, la formazione e lo status del funzionario pubblico, ponendo come principi chiave professionalità, merito, imparzialità ed etica pubblica; 3. le strutture e gli apparati, da riorganizzare con l’intento di garantirne una maggiore capacità di svolgere in modo efficace le funzioni e i servizi loro demandati al contempo riducendo i costi da inefficienza; 4. la trasparenza, l’accountability e la performance organizzativa; 5. la riduzione degli oneri burocratici a carico dei cittadini e delle imprese, con adeguate politiche di semplificazione elaborate ed attuate avendo previamente a disposizione la stima dei costi di ogni singola attività richiesta al cittadino e all’impresa per assolvere agli adempimenti imposti dalla disciplina vigente; politiche di semplificazione, quindi, non disgiunte, ma precedute da quella misurazione degli oneri amministrativi la cui osservanza il recente decreto sviluppo (d.l. n. 70 del 2011) ha opportunamente esteso agli enti territoriali. Si tratta, peraltro, di settori sui quali negli ultimi mesi sono intervenuti significativi interventi di razionalizzazione. Mi riferisco, in particolare, al Piano nazionale delle riforme, riguardante in modo incisivo l’Amministrazione pubblica, al decreto sviluppo, ai decreti legge nn. 98 e 138 del 2011, alla recente, infine, legge di stabilità del novembre del 2011. Interventi, come noto, oggetto di favorevole considerazione nel Rapporto Rehn del 29 novembre 2011. Mi soffermo, quindi, sui singoli settori indicati.
1. Nel settore del lavoro pubblico, i recenti interventi normativi sono stati spesso dettati dalla ineludibile esigenza di realizzare con urgenza contrazioni della spesa pubblica. Ma non ci si può limitare a questo. Intendo assegnare priorità agli interventi volti a “motivare” il dipendente dell’amministrazione pubblica, valorizzandone il merito e favorendo il suo inserimento ottimale nel contesto lavorativo nonché stimolando in lui l’orgoglio di essere parte di Istituzioni credibili ed autorevoli. Il funzionario deve sentirsi parte di un “corpo” di cui condivide regole di condotta che sono il riflesso,sul piano dell’etica, delle regole di imparzialità dell’agire amministrativo. Al tempo stesso, il lavoratore pubblico deve essere protagonista dei processi di cambiamento e modernizzazione, e perciò stiamo lavorando a talune misure che garantiscano elevata professionalità, valorizzazione del merito, rafforzata imparzialità. E anche una doverosa attenzione alle questioni di genere, perché non è possibile che, a fronte del 44,3 per cento di lavoratrici pubbliche, ancora troppo poche siano le donne in posizioni apicali: il che richiede politiche di flessibilità volte a conciliare vita familiare e vita professionale. Ho di recente incontrato le organizzazioni sindacali e a giorni incontrerò i rappresentanti, dal lato datoriale, di Regioni ed enti locali, in quanto le autonomie locali, com’è noto, sono rimaste fuori dall’accordo del 2009 sul modello contrattuale. Con le prime già da giovedì prossimo ci si tornerà a riunirsi sul piano tecnico, aprendo tavoli tematici che ci consentano di discutere sulle maggiori criticità che ci sono state segnalate, a partire dalla contrattazione di secondo livello che, anche in un momento di crisi connotato dal blocco della contrattazione nazionale, può consentire spazi a politiche di incentivazione del personale. Parleremo, cercheremo soluzioni, con serenità e nel rispetto dei ruoli di ciascuno. I problemi di fondo del lavoro pubblico si pongono lungo una sequenza che schematizzerei, in successione, così: reclutamento, cd. precariato, gestione del personale, eccedenze. Per quel che attiene all’accesso al rapporto di lavoro con le amministrazioni pubbliche, è necessario che l’Amministrazione pubblica recuperi la capacità di attrarre al suo interno le giovani eccellenze, dotandosi per i prossimi anni di una classe dirigente al servizio delle istituzioni. Servono ingegneri, geologi, matematici, statistici, economisti, oltre che bravi giuristi, orientati al cambiamento e alla modernizzazione dei processi. Per farlo, occorre rivitalizzare i canali concorsuali e meritocratici nella selezione del personale, e soprattutto dei dirigenti, in specie riducendo la frammentazione delle procedure concorsuali indette dalle singole amministrazioni ed irrobustendo il rilievo del corso-concorso, da indire con cadenza periodica: concorsi unici per profili comuni, ma anche evitare che strumenti nati per assicurare temporaneamente all’amministrazione competenze eccellenti dall’esterno, l’articolo 19 co. 6 del testo unico, diventino canale alternativo all’accesso per concorso e alla progressione in carriera. Periodicità e credibilità dei concorsi assicurerebbero di rendere appetibile l’appuntamento concorsuale ai giovani laureandi e laureati, motivandoli, già prima dell’ingresso nell’amministrazione, a svolgere un percorso formativo mirato sulle esigenze dell’amministrazione pubblica. Ed è quanto stiamo già progettando con alcune università. Il termine precariato descrive situazioni spesso diverse tra loro: ci sono lavoratori assunti con contratti a tempo determinato o forme analoghe, specie in alcuni settori, che vorrebbero essere stabilizzati. Ci sono graduatorie di concorsi delle quali non sono stati assunti vincitori e idonei. Ora una cosa deve essere chiara. Alcune di queste situazioni non devono più ripetersi: se si fa un concorso, chi lo vince deve essere assunto, mentre gli idonei non sono vincitori. Siamo agli epigoni del processo di stabilizzazione del 2007-2008 e bisogna evitare per il futuro sacche di precariato cercando di attenuare il peso di quello attuale. Ci sono per converso alcuni settori, penso alla ricerca, in cui deve poter essere normale che soprattutto i giovani ricercatori facciano esperienze temporalmente limitate sapendo che, come avviene in altri Paesi, ciò non preluderà a una battaglia per la “stabilizzazione”. Naturalmente, nell’intervenire in questa direzione, bisognerà farsi carico anche della situazione attuale, come per esempio fa il testo di iniziativa parlamentare in discussione alla Commissione lavoro della Camera. E siamo al profilo della gestione del personale. Qui il tema si intreccia con profili più generali: politiche previdenziali varate dal Governo, riorganizzazione degli apparati pubblici e formazione. Partendo da quest’ultima, dobbiamo oramai capire che chi entra nell’amministrazione non sempre potrà svolgere per sempre lo stesso tipo di lavoro. I cambiamenti richiedono flessibilità culturale e delle competenze. Occorre quindi anche attraverso un intelligente coordinamento delle strutture a ciò deputate- una formazione continua che punti su una qualificazione professionale calibrata sui compiti e le mansioni da svolgere, unita a processi di riqualificazione da operare di continuo a seconda delle esigenze dell’amministrazione. Una riqualificazione tanto più impellente nei casi in cui si dovrà fare ricorso alla mobilità “guidata” dei dipendenti pubblici, volta ad assicurare quelle ricollocazioni produttive imposte dagli ineludibili processi di riorganizzazione ed accorpamento delle strutture amministrative. Sotto tale aspetto io credo che il processo di razionalizzazione degli apparati amministrativi debba stimolare l’interesse degli stessi lavoratori a vigilare sull’operato delle amministrazioni a che siano eliminati sprechi e inefficienze degli apparati amministrativi. E a proposito di sprechi, vorrei ricordare anche il monitoraggio delle auto blu, che consentirà sia di realizzare risparmi di spesa, sia di estirpare l’idea dell’auto blu come status symbol anzi che come strumento di lavoro attribuito all’ufficio, più che al suo titolare. E, data la sede, vorrei precisare che l’applicazione di quel decreto è stata estesa a regioni ed enti locali, sia pure nella salvaguardia della loro autonomia, ma non riguarda gli organi costituzionali, che potranno adottare iniziative al riguardo se lo ritengano. Eccedenze. Come dicevo queste possono derivare da processi di riorganizzazione. Ma è importante conoscere approfonditamente la situazione attuale. Ho già disposto che gli uffici svolgano un monitoraggio approfondito sia sul piano quantitativo che qualitativo. La mobilità è uno strumento che può costituire una risorsa in tempi di crisi: il personale può essere riutilizzato previa riqualificazione. Ma va gestito con buon senso e con il dialogo: trasferire all’interno di una stessa città e dal Nord al Sud non è la stessa cosa. In altre parole la mobilità deve essere guidata per costituire uno strumento di gestione delle eccedenze senza creare difficoltà per il lavoratore e disfunzionalità per gli uffici. 3. Quanto alle strutture e agli apparati, la logica dei tagli lineari, se certo ha consentito di realizzare effettive riduzioni della spesa, non ha sempre determinato il diffondersi della cultura dell’ottimale organizzazione delle risorse. Ebbene, gli ultimi interventi normativi in tema di spending review costituiscono un’occasione per ripensare l’approccio solo finanziario e ragionieristico nella gestione della spesa pubblica e per avviare un processo di modernizzazione dell’amministrazione pubblica e di riqualificazione dei servizi attraverso un’incisiva opera di razionalizzazione. Alla razionalizzazione degli apparati occorre procedere, quindi, sulla base di una preliminare e puntuale analisi settoriale delle funzioni e dei servizi di cui sono titolari le singole strutture, che possa fungere da presupposto per una intelligente riorganizzazione, anche mediante accorpamenti di enti. La riduzione di spesa e la quantificazione del fabbisogno devono essere effetti non meramente contabili, ma di vero riassetto organizzativo. In altri termini, occorre concentrarsi su una spending review che, accompagnandosi alla elaborazione di politiche pubbliche, miri in ultima analisi a un’ottimizzazione delle risorse: a) attraverso un arretramento del “pubblico” in settori che possano essere lasciati all’autonomia dei privati, in coerenza con il principio di sussidiarietà orizzontale ma nella salvaguardia dei diritti e dell’interesse generale, visto come interesse della collettività; b) favorendo la concentrazione di alcune funzioni in un unico livello unitario; si tratta, in particolare, di concentrare l’esercizio delle funzioni istituzionali, attraverso il riordino delle competenze degli uffici, evitando la frammentazione delle attribuzioni e dei processi. 4. La trasparenza deve diventare una componente essenziale del modo di agire delle pubbliche amministrazioni, perché produce un ‘valore’ aggiunto sul piano dell’efficienza ed equità del sistema.: Nella recente riforma del 2009 (d.lgs. n. 150/2009), la trasparenza come ‘accessibilità totale’ (art. 11 del d.lgs. n. 150/2009), a tutti i dati concernenti l’assetto, il funzionamento e l’uso delle risorse, determina il passaggio, in prospettiva, dall’open government all’open data, cioè alla messa a disposizione dei cittadini delle informazioni di interesse generale; ciò in linea con i moniti provenienti dall’ordinamento europeo e dalle più importanti organizzazioni globali (Onu, Ocse, Consiglio d’Europa). Risponde a tre esigenze: a) un’esigenza di conoscenza per finalità “etiche” e di controllo sociale sugli apparati: b) soddisfa una prospettiva di riutilizzazione delle informazioni in mano pubblica (vi sono recenti iniziative del Governo francese e della Commissione europea dello scorso dicembre) per consentire di orientare scelte di vita o di investimento, per dialogare con la pubblica amministrazione con riguardo ai procedimenti di cui si è parte, per semplificare alle imprese i rapporti con l’amministrazione o per consentire loro la conoscenza del territorio su cui operano o intendono investire. Credo che il “portale della trasparenza”, alla cui realizzazione stanno lavorando Civit, CNR e DigitPA, debba costituire il primo passo in questa direzione; c) un’esigenza di efficienza delle amministrazioni: la trasparenza dei dati consente alle amministrazioni di avere una ‘memoria’ completa e condivisa dell’attività degli uffici, di individuare le aree di miglioramento dell’azione amministrativa mediante modalità più efficienti di allocazione e distribuzione delle risorse esistenti, di identificare settori ad alto rischio corruzione, di semplificare l’attività e ridurre i tempi di azione, di effettuare un confronto “competitivo” con amministrazioni che rendono servizi similari in un’ottica di benchmarking. Trasparenza e prevenzione della corruzione. Alla Camera pende in seconda lettura un disegno di legge, già destinato a pervenire in terza lettura al Senato per le modifiche che erano state apportate prima dell’insediamento di questo Governo. E’ un lavoro che risponde a sollecitazioni di ordine internazionale, ma che consente, sul versante di mia competenza della prevenzione, opportunità notevoli in tema di efficienza dell’amministrazione: sono noti i costi della corruzione per l’economia, per le imprese per i consumatori. Allora bisogna intervenire prima che i costi si verifichino e i reati vengano commessi. Perciò, d’intesa con la collega Severino, lavoreremo con le Commissioni alla Camera per rafforzare il disegno complessivo del ddl, introducendo misure che rendano più analitico e incisivo il contrasto alla corruzione sul versante della prevenzione: in particolare rendendo applicativa una efficace ‘mappatura dei rischi’, e più in generale una “valutazione del rischio”all’interno degli apparati e delle azioni amministrativi, un controllo effettivo dei piani contro la corruzione delle singole amministrazioni, incompatibilità e rotazione di funzionari pubblici. 5. Riduzione degli oneri amministrativi e servizi ai cittadini e alle imprese. Un particolare impegno intendo profondere, ancora, sul versante delle politiche di riduzione degli oneri amministrativi, nonché sul fronte dell’efficiente gestione dei servizi ai cittadini e alle imprese. E’ noto che le analisi condotte dalle principali organizzazioni internazionali individuano nella complicazione burocratica una delle prime cause dello svantaggio competitivo dell’Italia nel contesto europeo e nell’intera area Ocse (l’Italia si colloca al 25° posto su 26 paesi dell’Unione europea, significativamente penultima solo prima della Grecia). Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha sinora stimato in oltre 23 miliardi di euro l’anno gli oneri amministrativi relativi ad 81 procedure amministrative particolarmente rilevanti per le imprese, selezionate con le associazioni imprenditoriali. ­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­La riduzione degli oneri costituisce un impegno prioritario dell’azione del Governo, che ha attribuito ad un unico Ministro le competenze in materia di pubblica amministrazione e semplificazione, tornando così nell’alveo della tradizione e, soprattutto, rispettando le raccomandazioni OCSE. Una precisazione è tuttavia necessaria: semplificare significa coniugare il massimo di semplicità con l’ effettiva tutela degli interessi pubblici. Mai la semplificazione deve determinare un abbattimento del livello di tutela degli interessi pubblici e dei diritti della persona coinvolti. Sono invece essenziali interventi mirati a semplificare o ad eliminare in modo puntuale adempimenti sproporzionati, eccessivi o inutilmente vessatori. E’ pronto un significativo pacchetto di semplificazioni per i cittadini, per le imprese e per la realizzazione delle infrastrutture, elaborato d’intesa con il collega Passera, che verrà esaminato a breve dal Consiglio dei ministri. E’ stato utilizzato un metodo di lavoro basato sull’ascolto e sul coinvolgimento delle associazioni delle imprese e dei cittadini, “ingrediente indispensabile” per il successo di una politica di semplificazione. E’ stata utilizzata anche la consultazione telematica dei cittadini, sul modello europeo. Spesso buone idee di semplificazione sono quelle tratte dall’esperienza diretta dei cittadini e delle imprese. Intendo, poi, rafforzare le attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi (realizzate dal Dipartimento della Funzione Pubblica sulla base di una metodologia, lo Standard Cost Model, adottata dalla Commissione Europea e dagli altri Stati membri), strumento prezioso per individuare gli adempimenti più onerosi, ridondanti o sproporzionati. Particolarmente importante è la disposta estensione della misurazione alle Regioni e agli Enti Locali. Numerose delle misure che si adotteranno sono state individuate proprio sulla base della misurazione degli oneri. Infine, intendo dedicare grande attenzione all’implementazione delle norme, che rappresenta il momento della verità di una politica di semplificazione Mi riferisco, per esempio, alle numerose disposizioni (artt. 54 e 57 del Codice dell’ amministrazione digitale, art. 6, comma 2 del d.l. n. 70 del 2011 e da ultimo lo Statuto delle imprese) che prevedono l’obbligo per le amministrazioni di pubblicare per ciascun procedimento, sui siti istituzionali, le modalità di adempimento, la documentazione da presentare, la modulistica, il responsabile e il termine di conclusione del procedimento stesso. E’ previsto, inoltre, che non possano essere richieste modalità di adempimento diverse da quelle pubblicate. Attuare in modo efficace questa previsione non costa, semplifica la vita ai cittadini e alle imprese, che non dovranno recarsi presso gli uffici solo per ottenere informazioni e prendere un modulo. Ciascuna amministrazione, a partire da quelle statali, dovrà pubblicare con evidenza sull’ home page dei propri siti il logo “Come fare per”. Ancora, l’amministrazione non deve “chiedere quello che già sa”: associazioni imprenditoriali e cittadini segnalano il persistere della richiesta di informazioni, dati e certificati già in possesso della pubblica amministrazione. Il 1° gennaio 2012 entrano in vigore le modifiche introdotte dall’art. 15, l. 12 novembre 2011, n. 183, volte ad assicurare una completa decertificazione nei rapporti tra amministrazione e privati: abbiamo elaborato un’apposita direttiva volta a fornire indicazione alle amministrazioni e ai gestori delle banche dati pubbliche sulle modalità da osservare nell’applicare della recente disciplina. E vigileremo sull’osservanza della norma. Mi impegnerò, infine, con il Collega Profumo, nel promuovere nuove misure per l'innovazione e la digitalizzazione all'interno della pubblica amministrazione, oltre che nell’attuazione di quelle già in essere. Le nostre deleghe prevedono, infatti, uno stretto raccordo operativo per le applicazioni IT alla riorganizzazione dei processi delle amministrazioni.
CONCLUSIONE Sulla base della mia esperienza sono consapevole che la modernizzazione dell’amministrazione pubblica incontra resistenze. La riforma dell’amministrazione è un percorso complesso che richiede non già cambiamenti continui (non può ogni ministro pensare di riformare a modo suo l’amministrazione), bensì la condivisione di convergenze progressive che consentano di adottare misure immediate ma anche di porre le premesse per interventi che potranno essere adottati nel prosieguo. E richiede un dialogo quotidiano con le istituzioni che operano in Europa (UE, OCSE) e con altri Paesi. Può sembrare un programma ambizioso. In realtà è ambiziosa la visione della pubblica amministrazione che vorrei condividere. E, in questa visione, realizzare ciò che si potrà realizzare. Roosvelt –che cito solo perché la frase è riportata nell’edizione italiana del Reinventing Government- dice che ”è buona norma adottare un metodo e provarlo; se fallisce, è bene ammetterlo sinceramente e provarne un altro. Ma quel che è più importante è provare” e, aggiungerei, crederci. Ci ho creduto a lungo, sia nelle precedenti esperienze nello staff di Funzione pubblica, sia nel lavoro al Consiglio di Stato sui regolamenti di semplificazione e i testi unici. E perciò intendo impegnarmi con serietà su questo, avvalendomi di tutti gli strumenti disponibili, in costante collaborazione con tutte le forze sociali coinvolte, con gli altri livelli di governo e –mi auguro- in profonda condivisione con il Parlamento.
Grazie.

FONTE
http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20120117-senato-audizione-del-ministro-patroni-griffi-alla-commissione-affari-costituzionali

Precari: quanto Costa la Concordia tra sindacati e Governo Monti ? L'Italia in crisi affonda come la Grecia.

19 GENNAIO 2012: INCONTRO TRA SINDACATI (CGIL, CISL, UGL, UIL) E MINISTRO FUNZIONE PUBBLICA PATRONI GRIFFI.
Il Ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi del Governo Monti congela i precari vietando la stabilizzazione.
Il prossimo 19 gennaio il Ministro Patroni Griffi, incontrerà i sindacati  della funzione pubblica (UILPA, CGIL , UIL FPL, FIALS, CISL, UGL, CISAL, COBAS, COISP, RDB, GILDA, ISA, LIBERSIND, FAS, AUPI ,     CIMO-ASMD , DIREL,  DIRER,  DIRPUBBLICA , SAUR, SICUS , SIDAS , SNIAS, SINAFO).
Il ministro Patroni Griffi non riconosce il diritto dei precari a essere stabilizzati, crea una disparità e discriminazione tra dipendenti pubblici e privati, disattende la direttiva Europea che sanziona lo sfruttamento del lavoro precario.
Il Governo del Ministro Mario Monti ha congelato i diritti dei quarantenni precari che da anni lavorano nella sanità pubblica e nella pubblica amministrazione tutta.
Anche dopo l'era Brunetta, i precari pubblici continuano a pagare più di altri la crisi, causata dalla casta politica e dalle banche che hanno scaricato sui cittadini le grosse bancarotte mondiali del secolo.
Il primo grande capitolo che il Governo Monti doveva affrontare riguardava i 240 mila precari della P.A. ormai over quaranta.
Si continua, invece, a sanzionare i precari del pubblico impiego esclusi dalle stabilizzazioni e dai concorsi inesistenti (negli ultimi dieci anni) che dopo anni di precariato restano a casa senza lavoro, sorpassati da una nuova generazione.
E’ incomprensibile che loro continuino a essere penalizzati; sfruttati dal governo Berlusconi, Ministro Brunetta, e Ministro Tremonti che hanno creato il blocco del turn over.
Il Ministro Monti deve puntare l’attenzione sulla stabilizzazione dei precari della P.A. sfruttati per oltre 36 mesi di proroga in proroga, distogliendo l’attenzione dall'Europa, che ordina solo tagli alla spesa pubblica.
Le nuove assunzioni attraverso i concorsi pubblici che prevedono una mini moratoria per i giovani, penalizzano i precari storici della P.A. e sono contrarie al senso di equità di cui il nostro paese necessita.
La proposta avanzata dal ministro Patroni Griffi consente forme di reclutamento miste con il 50% assunto con i nuovi concorsi e pescando il restante dalle graduatorie preesistenti; ciò penalizza chi con grandi difficoltà ha reso viva ed efficiente la P.A.,  dandogli un volto e una voce e occupando posti vacanti da anni per effetto dei pensionamenti.
Questa proposta contrasta con il diritto di precedenza riconosciuto ai precari assunti a tempo determinato per almeno sei mesi entro un anno dal concorso.
Mentre il Ministro tratta con i sindacati, molti tribunali riconoscono il torto subito dai precari della P.A. e condannano le aziende pubbliche, specie quelle della sanità a risarcire la precarietà in alternativa alla stabilizzazione.
La Nuova resistenza crede che si debba procedere per gradi, iniziando da chi appunto vanta un diritto, cioè quello di ricoprire i posti vacanti occupati da anni ovvero sorge l’esigenza d’iniziare proprio dai precari storici.
I governi precedenti hanno costretto molti infermieri a vivere appesi a un filo ogni anno, in ospedali sotto organico.
Ora basta, occorre stabilizzare il personale precario storico non dirigenziale!!
Gli attuali storici infermieri precari grazie all'anzianità hanno dato ampia prova delle loro capacità, e i primi Tribunali riconoscono loro un risarcimento pari a 20 mensilità.
Trattasi di migliaia d’infermieri precari con più di 36 mesi di lavoro.
La P.A. continua a sfruttare precari non per circostanze sopravvenute ma per una carenza cronica del personale, per ragioni inespresse e inesistenti.
Questa reiterata volontà se fosse attuata da un imprenditore privato sarebbe sanzionata con la conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, secondo quanto imposto dalla Comunità Europea 1999/70 CE e recepito nella 368/01.
Quindi, se il lavoratore fosse stato dipendente di un’azienda sanitaria privata, le conseguenze di una simile violazione sarebbero state ovvie ovvero la conversione automatica del contratto a tempo indeterminato.
Le stesse esigenze strutturali per nulla provvisorie della Pubblica Amministrazione, da sempre considerata immune dal subire la conversione del contratto, sono sanificate dall'art. 97 della Costituzione, che prevede come fattore ostativo la regola del concorso.
Ma la regola concorsuale non è ineludibile, infatti l'articolo 97 della Costituzione già contempla la possibilità che possa essere derogata con legge, e non essendo collocato nel novero dei principi fondamentali della carta cede al diritto interno e al diritto comunitario incompatibile o in contrasto.
Se ciò è vero, l'articolo 97 quale principio debole, cede il passo al principio forte della direttiva europea 1999/70 CE e al sistema generale dei profili sanzionatori dettati dalla 368/01 che prevedono appunto la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ciò nonostante il principio della concorsualità è superato dall'art. 36 del D.lgs 165/2001 che prevede procedure di reclutamento ( titoli, curriculum, esperienza lavorativa nella stessa P.A.) anche per le assunzioni a termine nella Pubblica Amministrazione.
Quindi l'articolo 97 della Costituzione non rappresenta un ostacolo alla conversione del rapporto di lavoro, quando vi è stata una selezione ad evidenza pubblica superata dal lavoratore precario prima di essere assunto a termine.
Vi è solo una volontà anche del Governo Monti di continuare sulla scia dei governi precedenti senza alcuna discontinuità.
Il Primo Ministro Mario Monti e il Ministro della Funzione Pubblica  Filippo Patroni Griffi, contribuiscono a discriminare i lavoratori a termine, concedendo la reiterazione dei contratti a termine nella P.A. annullando la regola che solo eccezionalmente il lavoro è a tempo determinato.
Il Governo Monti così facendo da ampia prova di voler ascoltare, e obbedire alle regole imposte dall'Europa solo quando vi è da sanzionare il lavoro dipendente e salassare i cittadini italiani, dimenticandosi di riconoscere valore e quindi applicare le norme europee che salvano il lavoratore precario della P.A. cosi come imposto dall'art. 111 della Costituzione.
Domenico CIRASOLE    
Presidente  del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"

Governo Monti: taglia la spesa pubblica licenziando i precari.

19 GENNAIO 2012: INCONTRO TRA SINDACATI (CGIL, CISL, UGL, UIL) E MINISTRO FUNZIONE PUBBLICA PATRONI GRIFFI.

Il Ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi del Governo Monti congela i precari vietando la stabilizzazione.
Il prossimo 19 gennaio il Ministro Patroni Griffi, incontrerà i sindacati  della funzione pubblica (UILPA, CGIL , UIL FPL, FIALS, CISL, UGL, CISAL, COBAS, COISP, RDB, GILDA, ISA, LIBERSIND, FAS, AUPI ,     CIMO-ASMD , DIREL,  DIRER,  DIRPUBBLICA , SAUR, SICUS , SIDAS , SNIAS, SINAFO).

Il ministro Patroni Griffi non riconosce il diritto dei precari a essere stabilizzati, crea una disparità e discriminazione tra dipendenti pubblici e privati, disattende la direttiva Europea che sanziona lo sfruttamento del lavoro precario.
Il Governo del Ministro Mario Monti ha congelato i diritti dei quarantenni precari che da anni lavorano nella sanità pubblica e nella pubblica amministrazione tutta.
Anche dopo l'era Brunetta, i precari pubblici continuano a pagare più di altri la crisi, causata dalla casta politica e dalle banche che hanno scaricato sui cittadini le grosse bancarotte mondiali del secolo.
Il primo grande capitolo che il Governo Monti doveva affrontare riguardava i 240 mila precari della P.A. ormai over quaranta.
Si continua, invece, a sanzionare i precari del pubblico impiego esclusi dalle stabilizzazioni e dai concorsi inesistenti (negli ultimi dieci anni) che dopo anni di precariato restano a casa senza lavoro, sorpassati da una nuova generazione.
E’ incomprensibile che loro continuino a essere penalizzati; sfruttati dal governo Berlusconi, Ministro Brunetta, e Ministro Tremonti che hanno creato il blocco del turn over.
Il Ministro Monti deve puntare l’attenzione sulla stabilizzazione dei precari della P.A. sfruttati per oltre 36 mesi di proroga in proroga, distogliendo l’attenzione dall'Europa, che ordina solo tagli alla spesa pubblica.
Le nuove assunzioni attraverso i concorsi pubblici che prevedono una mini moratoria per i giovani, penalizzano i precari storici della P.A. e sono contrarie al senso di equità di cui il nostro paese necessita.
La proposta avanzata dal ministro Patroni Griffi consente forme di reclutamento miste con il 50% assunto con i nuovi concorsi e pescando il restante dalle graduatorie preesistenti; ciò penalizza chi con grandi difficoltà ha reso viva ed efficiente la P.A.,  dandogli un volto e una voce e occupando posti vacanti da anni per effetto dei pensionamenti.
Questa proposta contrasta con il diritto di precedenza riconosciuto ai precari assunti a tempo determinato per almeno sei mesi entro un anno dal concorso.
Mentre il Ministro tratta con i sindacati, molti tribunali riconoscono il torto subito dai precari della P.A. e condannano le aziende pubbliche, specie quelle della sanità a risarcire la precarietà in alternativa alla stabilizzazione.
La Nuova resistenza crede che si debba procedere per gradi, iniziando da chi appunto vanta un diritto, cioè quello di ricoprire i posti vacanti occupati da anni ovvero sorge l’esigenza d’iniziare proprio dai precari storici.
I governi precedenti hanno costretto molti infermieri a vivere appesi a un filo ogni anno, in ospedali sotto organico.
Ora basta, occorre stabilizzare il personale precario storico non dirigenziale!!
Gli attuali storici infermieri precari grazie all'anzianità hanno dato ampia prova delle loro capacità, e i primi Tribunali riconoscono loro un risarcimento pari a 20 mensilità.
Trattasi di migliaia d’infermieri precari con più di 36 mesi di lavoro.
La P.A. continua a sfruttare precari non per circostanze sopravvenute ma per una carenza cronica del personale, per ragioni inespresse e inesistenti.
Questa reiterata volontà se fosse attuata da un imprenditore privato sarebbe sanzionata con la conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, secondo quanto imposto dalla Comunità Europea 1999/70 CE e recepito nella 368/01.
Quindi, se il lavoratore fosse stato dipendente di un’azienda sanitaria privata, le conseguenze di una simile violazione sarebbero state ovvie ovvero la conversione automatica del contratto a tempo indeterminato.
Le stesse esigenze strutturali per nulla provvisorie della Pubblica Amministrazione, da sempre considerata immune dal subire la conversione del contratto, sono sanificate dall'art. 97 della Costituzione, che prevede come fattore ostativo la regola del concorso.
Ma la regola concorsuale non è ineludibile, infatti l'articolo 97 della Costituzione già contempla la possibilità che possa essere derogata con legge, e non essendo collocato nel novero dei principi fondamentali della carta cede al diritto interno e al diritto comunitario incompatibile o in contrasto.
Se ciò è vero, l'articolo 97 quale principio debole, cede il passo al principio forte della direttiva europea 1999/70 CE e al sistema generale dei profili sanzionatori dettati dalla 368/01 che prevedono appunto la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ciò nonostante il principio della concorsualità è superato dall'art. 36 del D.lgs 165/2001 che prevede procedure di reclutamento ( titoli, curriculum, esperienza lavorativa nella stessa P.A.) anche per le assunzioni a termine nella Pubblica Amministrazione.
Quindi l'articolo 97 della Costituzione non rappresenta un ostacolo alla conversione del rapporto di lavoro, quando vi è stata una selezione ad evidenza pubblica superata dal lavoratore precario prima di essere assunto a termine.
Vi è solo una volontà anche del Governo Monti di continuare sulla scia dei governi precedenti senza alcuna discontinuità.
Il Primo Ministro Mario Monti e il Ministro della Funzione Pubblica  Filippo Patroni Griffi, contribuiscono a discriminare i lavoratori a termine, concedendo la reiterazione dei contratti a termine nella P.A. annullando la regola che solo eccezionalmente il lavoro è a tempo determinato.
Il Governo Monti così facendo da ampia prova di voler ascoltare, e obbedire alle regole imposte dall'Europa solo quando vi è da sanzionare il lavoro dipendente e salassare i cittadini italiani, dimenticandosi di riconoscere valore e quindi applicare le norme europee che salvano il lavoratore precario della P.A. cosi come imposto dall'art. 111 della Costituzione.
Domenico CIRASOLE    
Presidente  del Movimento
"La nuova resistenza 25 aprile 2011"