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Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.

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venerdì 29 giugno 2012

Casta: il Senato non taglia il numero dei parlamentari




Nulla di fatto per la riforma che avrebbe dovuto tagliare il numero di parlamentari dagli attuali 945 (Camera e Sanato) a 758 unità. Neanche sette giorni addietro il Senato sembrava indirizzato verso l’approvazione, tuttavia l’inclusione di altre riforme costituzionali nel ddl ha condotto allo stallo legislativo; per la gioia dei nostri politici che per l’ennesima volta sembrano averla scampata.


Il famigerato taglio dei parlamentari non ci sarà. Carlo Vizzini si è dimesso da relatore per le riforme costituzionali; ancora una pagina molto triste per la politica italiana da consegnare alla storia. Mentre si è trovata la maggioranza per la riforma del lavoro e per il Senato federale, viceversa il disegno di legge che comprendeva anche la riduzione, seppur lieve, del numero di parlamentari, si è miseramente arenato. La causa del fallimento è apparentemente riconducibile all’inclusione di altre riforme nel ddl (come il semipresidenzialismo), fortemente volute da Lega e Pdl.


Bisogna tuttavia rilevare che a Palazzo Madama non ci sono state scene di disperazione neanche tra le altre fazioni politiche, per il fallimento di una riforma che avrebbe potuto risollevare di qualche punto percentuale la fiducia degli Italiani nell’attuale classe politica. Credo che tanti Senatori abbiano tirato un sospiro di sollievo, in spregio al popolo italiano, al quale invece si continuano a chiedere cruenti sacrifici economici per “salvare la baracca”.

Si ha come la sensazione che siano gli stessi partiti a voler autocelebrare il proprio funerale e quello della politica italiana in genere; perché questi comportamenti dimostrano come i nostri politici siano abili solo a chiedere austerità, ma nel momento in cui essi dovrebbero dare il buon esempio, trovano sempre una via di fuga dalle responsabilità. Continuando di questo passo gli Italiani perderanno anche quel residuo di fiducia nelle Istituzioni, e cercheranno risposte nell’antipolitica, come unica quanto disperata soluzione per i malanni del nostro Paese.
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