LECCE - Con uno striscione in testa che riportava “Noi non moriremo precari” è iniziata la fiaccolata organizzata ieri a Lecce dall'Unione degli Studenti e dal Coordinamento Uniti contro la Crisi. Al corteo, partito da Porta Napoli e arrivato Piazza Sant'Oronzo, hanno partecipato una trentina di studenti medi e universitari che, con le fiaccole accese, hanno sfilato silenziosamente distribuendo più di 500 volantini ai passanti che incuriositi si avvicinavano per chiedere spiegazioni. I volantini riportavano all’inizio: “Nell’Ignoranza la sottomissione, nella conoscenza la ribellione”, un esplicito messaggio del loro dissenso nei confronti della politica dei tagli adottata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, una politica figlia e condizionata ovviamente dalle risorse messe a disposizione dalla legge Finanziaria messa a punto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il gruppo degli studenti leccesi ha diffuso quindi l’appello al mondo dell’ Università e della Ricerca per costruire una mobilitazione con le seguenti date: il 29 Ottobre nelle città e il 30 a livello nazionale a Napoli dove i precari della scuola faranno notare che tagliando risorse sulla scuola si sta operando un vero e proprio licenziamento di massa.Inoltre le studentesse e gli studenti delle scuole superiori intendono moltiplicare la data del 30 con 29 cortei territoriali a sostegno della mobilitazione.
«Rivolgiamo un appello – precisano gli studenti -al fine di generalizzare la data del 29 a tutto il mondo della conoscenza. Precari sono i luoghi dove studiamo, ricerchiamo, lavoriamo e viviamo.
Mancano laboratori, strutture sicure, strumenti didattici. L’edilizia scolastica e universitaria è decadente e non c’è nessun finanziamento sulla messa in sicurezza dei luoghi della formazione nelle ultime finanziarie del Governo. Scendiamo in piazza per chiedere scuole e università più sicure. Precaria è la didattica».
«Ci parlano di merito e di qualità – proseguono - mentre la didattica è indietro di 30 anni. Chiediamo un ripensamento reale e partecipato. La mancanza di fondi per il diritto allo studio, per la ricerca, il blocco del turn-over, gli alti costi della mobilità locale, nazionale e trasnazionale creano una linea di demarcazione forte tra chi può accedere al sapere e chi no.
Il taglio non è solo una misura economica del governo ma un preciso progetto politico di creare un sistema di esclusione sociale».
Parole forti di chi vive però in pieno le conseguenze delle scelte dell’attuale esecutivo che denotano però una presa di coscienza e una previsione sociale, giusta o sbagliata che sia, che prima non caratterizzava con tale precisione le motivazioni delle lotte studentesche.
«Vogliono trasformare la precarietà in un sistema di controllo e assopimento delle vite – precisano -La difficoltà di programmare e pensare il proprio futuro è la più grande barbarie dei potenti nei confronti delle nostre generazioni. Scenderemo in piazza per chiedere forme di welfare e di tutela per tutti coloro che vivono i luoghi della formazione per liberarli e renderli autonomi dal proprio contesto sociale e familiare».
Il movimento sta cercando una azione di risposta coordinata del mondo della conoscenza e per questo l’appello degli studenti, per scendere in piazza il 29 Ottobre in tutta Italia, si estende a chiunque voglia, leggendo il volantino, che il mondo della conoscenza vinca contro ogni ignoranza e contro ogni sottomissione
«Rivolgiamo un appello – precisano gli studenti -al fine di generalizzare la data del 29 a tutto il mondo della conoscenza. Precari sono i luoghi dove studiamo, ricerchiamo, lavoriamo e viviamo.
Mancano laboratori, strutture sicure, strumenti didattici. L’edilizia scolastica e universitaria è decadente e non c’è nessun finanziamento sulla messa in sicurezza dei luoghi della formazione nelle ultime finanziarie del Governo. Scendiamo in piazza per chiedere scuole e università più sicure. Precaria è la didattica».
«Ci parlano di merito e di qualità – proseguono - mentre la didattica è indietro di 30 anni. Chiediamo un ripensamento reale e partecipato. La mancanza di fondi per il diritto allo studio, per la ricerca, il blocco del turn-over, gli alti costi della mobilità locale, nazionale e trasnazionale creano una linea di demarcazione forte tra chi può accedere al sapere e chi no.
Il taglio non è solo una misura economica del governo ma un preciso progetto politico di creare un sistema di esclusione sociale».
Parole forti di chi vive però in pieno le conseguenze delle scelte dell’attuale esecutivo che denotano però una presa di coscienza e una previsione sociale, giusta o sbagliata che sia, che prima non caratterizzava con tale precisione le motivazioni delle lotte studentesche.
«Vogliono trasformare la precarietà in un sistema di controllo e assopimento delle vite – precisano -La difficoltà di programmare e pensare il proprio futuro è la più grande barbarie dei potenti nei confronti delle nostre generazioni. Scenderemo in piazza per chiedere forme di welfare e di tutela per tutti coloro che vivono i luoghi della formazione per liberarli e renderli autonomi dal proprio contesto sociale e familiare».
Il movimento sta cercando una azione di risposta coordinata del mondo della conoscenza e per questo l’appello degli studenti, per scendere in piazza il 29 Ottobre in tutta Italia, si estende a chiunque voglia, leggendo il volantino, che il mondo della conoscenza vinca contro ogni ignoranza e contro ogni sottomissione
FONTE : http://www.quindici-molfetta.it/ieri-fiaccolata-degli-universitari-di-lecce-contro-i-tagli-del-governo-al-mondo-accademico_20664.aspx
Nessun commento:
Posta un commento