Durante l’anniversario
della Resistenza, a me piace pensare che possa avere inizio un processo di
liberazione dell'Italia dall'oppressione dei partiti, dei mercati finanziari e
che in tanti vogliano difendere sempre la nostra democrazia, la sovranità del
popolo, il rispetto dell’uomo che lavora, la stabilità del lavoro.
Per dare un segno di cambiamento, basta un
piccolo gesto, alle prossime elezioni amministrative non votare la casta romana.
Tutti
dobbiamo difendere la nostra libertà.
Oggi come
nel passato, diviene necessario per un popolo spezzare i legami con la casta
politica che l’ha tradito in diversi modi, e non solo reintroducendo i finanziamenti.
Consideriamo verità evidenti per sé stesse che tutti gli
uomini sono creati uguali; che sono stati dotati dal loro Creatore di taluni
diritti inalienabili; che, fra questi diritti, vi sono la vita, la libertà e il
perseguimento del benessere.
Che per garantire questi diritti, vengono istituiti fra gli uomini dei governi che derivano dal consenso dei governati il loro giusto potere.
Che ogni qualvolta una forma di governo diviene antagonistica al conseguimento di questi scopi, il popolo ha diritto di modificarla e abolirla, e di creare un governo nuovo, ponendo a base di esso quei principi, e regolando i poteri di esso in quelle forme che offrono la maggiore probabilità di condurre alla sicurezza ed alla felicità del popolo medesimo.
La prudenza consiglierà, in fatto, di non cambiare per motivi
tenui o transitori governi stabiliti da tempo; l'esperienza dimostra, invero,
che gli uomini sono più inclini a sopportare i mali, finché sono tollerabili,
che a riprendere la giusta direzione, abolendo forme alle quali sono adusati.
Ma quando una lunga serie di soprusi ed usurpazioni, volti invariabilmente ad un unico scopo, offrono prova evidente del disegno di un governo di assoggettare il popolo a condizioni di dispotismo assoluto, é diritto e dovere del popolo di abbattere quel governo e di creare nuove salvaguardie per la sua sicurezza futura.
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