Nel Lazio 350 mila senza posto fisso. A sorpresa,
precarietà più forte nella pubblica amministrazione: protesta alla Camera.
Contro la riforma, lo slogan: «Non ce la beviamo»
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la
beviamo»
ROMA - Sono saliti sul tetto, scesi in piazza e
occupato il ministero del Lavoro. I precari di tutta Italia - un esercito di
3,9 milioni di persone, quasi 350 mila residenti nel Lazio – sono in attesa di
provvedimenti che consentano loro di camminare a testa alta nel mondo del
lavoro e, perchè no, iniziare davvero una carriera. La nuova riforma del
lavoro, allo studio del governo e parti sociali, è quindi guardata con molta
attenzione dagli «atipici», dai «parasubordinati», dai «co.co.co», dalle
«partite Iva» che più di tutti stanno pagando la crisi con licenziamenti,
perdite di contratti, o meglio, mancati rinnovi.
In molti sperano, ma c'è anche chi non vede grandi
miglioramenti nella riforma del lavoro allo studio, come il comitato «Il nostro
tempo è adesso» (vicino alla Cgil) che organizza lunedì (alle 18) in piazza
Montecitorio un sit-in con assemblea pubblica.
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la
beviamo»
SALARI: 836 EURO LA MEDIA – Hanno in media una busta paga di
836 euro al mese (927 per i maschi e 759 euro per le donne), solo il 15% ha una
laurea (e il 38,9% non ha proseguito gli studi dopo la scuola dell' obbligo) e
fanno i lavori più faticosi (dalla ristorazione all' agricoltura) senza ferie
pagate né tredicesima. Questo è l'identikit dei 3.941.420 precati italianisecondo l'ultimo studio della Cgia di Mestre . Un
fenomeno in aumento: tra il 2008 - l'anno in cui gli economisti riconoscono
l'inizio della crisi economica - e il 2010, sono aumentati del 4 per cento.
Precari in protesta a Roma (Eidon)
LAZIO, RECORD NEGATIVO –Altro che scrivania fissa in
un ministero. E' la pubblica amministrazione, compresi i servizi pubblici e
sociali, sempre secondo la Cgia, il settore più «precario» di tutti. Raccoglie
un terzo (il 34%) di tutti i precari d' Italia, oltre 1 milione, mentre il
commercio si ferma a 436 mila, i servizi alle imprese a 414 mila e gli
alberghi/ristoranti a 337 mila. Ed è perciò inevitabile che il Lazio - dove si
concentrano gli impiegati pubblici (ministeri, sanità e scuola per citare solo
alcune categorie) - compaia in cima alla classifica per numero di precari:
347.806, pari al 15,4% di tutti gli occupati della regione . Un record negativo
superato solo dalla Lombardia dove lavorano 524.443 precari.
Una manifestazione della Cgil contro il precariato (Eidon)
PRECARI IN CASSA INTEGRAZIONE – Secondo la Cgil, nel Lazio
sono almeno8 mila i lavoratori del commercio divenuti precari nei soli
ultimi sei mesi, mentre 1.200 sono finiti in cassa integrazione. Negli
ultimi 18 mesi, sempre secondo il sindacato, sono andati perduti 100 mila posti
di lavoro nei servizi, la maggior parte con scarsa o nulla compensazione in
ammortizzatori sociali. Inoltre 90 mila collaboratori scomparsi in 24 mesi dal
2008 al 2010. Quasi 170 milioni di ore di cassa integrazione negli ultimi tre
anni e oltre 1,2 miliardi di euro di salari persi dai lavoratori. E ci sono 35
mila lavoratori «standard» in cassa integrazione a dicembre 2011 e quasi 65
mila coinvolti.
Riforma del lavoro: la campagna dei precari «Non ce la
beviamo»
DALL'ISPRA AI DOCENTI – Ricercatori, docenti, medici e
infermieri. Dall'inizio della crisi sono innumerevoli le proteste che hanno
agitato le piazze della Capitale. Hanno dato il là alle agitazioni i precari
dell'Ispra che tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 hanno piantato le tende
sul tetto dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.Sono scesi solo dopo 57 giorni di protesta e grazie
a un accordo che salvava i 43 contratti contratti a rischio.
DIRITTI IN PIAZZA – Diritti elementari che
dovrebbero essere di tutti: avere una pensione, un tetto sopra la testa, fare
dei figli, andare in ferie, potersi ammalare senza aver paura di essere
licenziati. Questo chiedono i precari e per ribadire le proprie istanze, alla
vigilia di un vertice che sembra determinante per la riforma del lavoro, il
comitato «Il nostro tempo è adesso» che lo
scorso 9 aprile ha portato in piazza migliaia di precariha organizzato per
lunedì 19 marzo alle ore 18 in piazza Montecitorio un'assemblea a microfono
aperto.
«Non ce la beviamo» è il titolo sotto il quale si
raduneranno associazioni, reti e coordinamenti di giovani e precari. L'obiettivo
è dire con forza che «la precarietà è causa della crisi e non la soluzione. E'
il frutto di scelte politiche precise di un'intera classe dirigente che con
incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare
l'esigenza di maggiore precarietà».
Carlotta De Leo
Nessun commento:
Posta un commento