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Movimento "LA NUOVA RESISTENZA 25 MARZO 2011". Partigiani sempre.

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lunedì 6 giugno 2011

I precari sono quattro milioni

La Cgia indaga sul preariato italiano

FTAOnline
Il precariato un fenomeno da arginare e a cui porre limiti precisi? Sicuramente un settore del mondo del lavoro cui guardare con particolare attenzione, cercando la ricetta giusta perché non diventi un baratro da cui non si riesce a uscire. Ebbene, secondo la Cgia di Mestre, in tempi di crisi economica, il lavoro precario nel nostro Paese e' aumentato, soprattutto nelle regioni centro-meridionali.

Il Sud e' in equilibrio precario

Lo studio condotto sul settore dalla Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) evidenzia come, dall'inizio della crisi economica, in Italia i lavoratori precari siano aumentati del 4%, concentrandosi in alcuni comparti particolari, quali quello della ristorazione, degli alberghi, dei servizi pubblici e sociali.

Nonostante da tempo se ne conoscano gli aspetti oscuri, il lavoro precaria - in Italia - e' dunque in crescita. Ironicamente, anzi, si potrebbe sostenere che il precariato si stia stabilizzando. In base alle stime della Cgia di Mestre, infatti, i lavoratori precari oggi sono quasi 4 milioni, il 56% dei quali residenti nelle regioni del Centro-Sud.

Analizzando i dati ancora con maggior dettaglio, si scopre che tra i lavoratori precari il 38% ha la sola licenza media e che tra quanti hanno meno di 35 anni il livello medio di retribuzione ammonta a 1.068 euro, ossia il 25,3% meno del salario medio di un lavoratore assunto a tempo indeterminato.

Alberghi e ristorazione: settori ad alto tasso di precarietà

I dati della Cgia forniscono anche una fotografia di quale sia la diffusione del precariato nei diversi comparti produttivi. Il maggior tasso di precarietà lo si e' riscontrato nel settore alberghiero e in quello della ristorazione, dove i precari sono il 33,4%. A stretto giro di posta seguono i servizi pubblici, sociali alle persone (33,4%), e l'agricoltura (28,4%).

Sconfortanti i dati relativi alla retribuzione di chi non ha un lavoro stabile, che - oltre a scontare una maggiore instabilità della propria posizione lavorativa - deve anche accontentarsi di stipendi più bassi dei lavoratori con contratto stabile. A quanto emerge dalla ricerca, infatti, i precari con un'età compresa tra i 15 e i 34 anni percepiscono una retribuzione media di 1.068 euro, 282 euro in meno (-25,3% in termini relativi) rispetto a chi e' assunto con contratto a tempo indeterminato.

Tra gli over 35 invece la retribuzione mensile media e' pari a 1.325 euro, il 38% in meno di chi ha un contratto fisso (518 euro in termini assoluti).

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